Regina Catrambone, fondatrice della Ong assieme al marito Christopher, ha raccontato ieri ai microfoni di Restate scomodi, su Radio 1, i motivi che avrebbero portato alla morte del giovane - 19 anni - il cui corpo è approdato oggi nel capoluogo etneo. Il medico legale conferma una ferita d'arma da fuoco
«Ragazzo ucciso per un cappellino da baseball» Al porto nave Moas con 394 migranti e cadavere
«Ucciso a colpi di pistola perché non ha voluto dare il suo cappellino da baseball a un trafficante». Lo ha raccontato ieri al programma Restate Scomodi, su Radio 1, Regina Catrambone, fondatrice dell’organizzazione non governativa Moas che, con la sua nave Phoenix, è arrivata oggi al porto di Catania con 394 migranti. E il cadavere di un ragazzo, orientativamente di 19 anni, che avrebbe sul corpo i segni di una ferita di arma da fuoco. Sull’imbarcazione sono saliti gli agenti della squadra mobile e il medico legale, che ha effettuato una prima ispezione cadaverica.
Secondo quanto riportato dall’Ansa, i soccorritori avrebbero raccontato che il delitto sarebbe avvenuto mentre la vittima era su un gommone. A riferire questi dettagli sarebbero stati alcuni testimoni, ma spetterà agli investigatori sentire i migranti e raccogliere le direttamente i racconti, senza la mediazione del personale della Ong. Moas, fondata da Catrambone assieme al marito Christopher, è una delle organizzazioni non governative finite al centro della polemica scaturita dalle dichiarazioni del procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro a proposito dei presunti contatti tra le associazioni e i trafficanti.