Racconto di un Erasmus in cerca di avventure: Da Sud a Nord, discovering England

Sud e Nord, divisioni anche qui. E anche qui il Nord la sua indipendenza l’ha voluta e ottenuta, con lo Scotland Act del 98.
Ma se doveste avere la fortuna di fare un giro un po’ per tutta l’isola, le differenze “paesaggistiche” si notano, eccome.
Recentemente, grazie al sempre efficiente International Office (e ai fondi che evidentemente ha a disposizione) mi è capitato di andare in due città: Bath e Manchester. Entrambe England –e non Scotland- ma Sud e Nord.
Realtà e contingenze storiche diverse.

Bath, che nasce grazie ai Romani, deve proprio a loro la sua fama. Terme, architettura romana e cattedrale medievale. Tre ingredienti ed eccola patrimonio dell’UNESCO, identificata come una delle più belle città dell’Inghilterra.
E anche qui, quella santa di Elisabetta I, ha sempre dato una mano per risollevare le eventuali crisi: cattedrale ricostruita, terme di nuovo attive, aristocrazia che ne viene attratta.
E ovviamente anche i poeti e gli scrittori non mancano: Bath, Somerset, nonché Coleridge e Austen. Quest’ultima considerata la cittadina più famosa della città, a cui è dedicato un piccolo museo.

Ma più che Bath, mi ha sorpreso Manchester.
Sarà che quando una città è preceduta da una brutta fama allora è facile che ti stupisca, ma davvero, sebbene industriale e grigia, non era così brutta come dicevano.
Città dalla dubbia pronuncia, “Capital of the North”, parte dell’English Core Cities Group (http://en.wikipedia.org/wiki/English_Core_Cities_Group) e capitale della Rivoluzione Industriale, di romano (toponimo a parte latinizzato dal celtico) ormai ha ben poco (già, anche qui i nostri antenati hanno messo piede).
Ma è una città che stupisce: sequestrata per 3 ore all’Old Trafford, mi sono precipitata all’Art Gallery (antica e moderna nello stesso tempo, dove si trovavano alcuni quadri Preraffaelliti) per poi ritrovarmi a St. Peter’s Square (che a qualcuno richiamerà giustamente il massacro di Paterloo del 1819) di fronte al magnifico Town Hall. Mercato natalizio, Christmas Carrols, luci e decorazioni, gente a non finire, atmosfera prenatalizia e dolci!

Procedendo verso Nord, tempo fa (ottobre) mi sono ritrovata nel Nortumberland: Durham, Newcastle e una puntata ad Edimburgo.
E sì, più si va a Nord, più il paesaggio cambia, specie se si valica il confine con la Scozia. E se dovessi usare un aggettivo per descrivere la gente, i luoghi e l’atmosfera direi “vivace”.
E’ vivace Newcastle, vibrante, attiva. E’ vivace la vita a Durham, specie il Durham Literature Festival che c’è stato l’8 ottobre con ospite Atonia Byatt (emozionante vederla dal vivo e avere un autografo!). Vivace la gente a Edimburgo, vivaci anche i prezzi, anche troppo.
E una nota di merito va a York, piccola, vichinga e stupenda.

Tornerò nuovamente in Scozia il prossimo semestre, e spero di vedere l’estremo Nord e Inverness. Magari vi dirò se quel benedetto mostro di Loch Ness esiste (o forse dovrei dire “quella benedetta” visto che le cose brutte sono tutte donne, alla faccia del political correct).
Mi sembra giusto darvi una piccola nota sulla vita universitaria qui: il sempre attivo dipartimento di italiano ha organizzato giorno 29 novembre una Round Table per presentare dei libri (“Modern Italian Literature” e “An introduction to Twentieth-Century Italian Literature: A Difficult Modernity”). Tra i partecipanti alla discussione c’era Franco Marenco, ormai comparatista all’Università di Torino. Vedere il nonno della letteratura inglese, fa sempre piacere, specie se studi sui suoi libri!


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