Quel che resta del giorno

 

 

 
Era circa mezzogiorno quando un nutrito gruppo di studenti bloccava la via Vittorio Emanuele per raggiungere la Facoltà di Scienze Politiche, con partenza dai Benedettini.
Lì, infatti, davanti a Scienze Politiche, era previsto il concentramento con gli studenti di questa facoltà e quelli provenienti dalla Cittadella per un grande corteo. “Dobbiamo bloccare tutto, dobbiamo farci sentire”, ripetevano i ragazzi in continuazione e al grido di “Noi la crisi non la paghiamo”, e “Le nostre facoltà non sono aziende, l’università non si vende”, verso le 12.45 sono partiti.
Il percorso comprende via Vittorio Emanuele, Piazza dei Martiri, via VI Aprile, stazione, e viale Africa fino al piazzale delle “Ciminiere”, dove si stava svolgendo la VI giornata della giustizia civile a cui sono attesi tra gli altri il Presidente della Regione Raffaele Lombardo, il Rettore dell’Università di Catania Antonino Recca, il Sindaco di Catania Raffaele Stancanelli e il Ministro della Giustizia Angelino Alfano. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, invece, non si è presentata.
 
C’è chi parla di 2 mila e 500, c’è chi è un po’ più cauto e riduce questo numero a circa mille e 500, in ogni caso erano tanti i ragazzi del Movimento studentesco catanese che manifestavano il loro dissenso.
Tutto si è svolto pacificamente, anzi: per dimostrare la loro volontà di voler solo manifestare senza nessun problema, i ragazzi hanno creato un cordone di ragazze (d’ugola agguerrita) in prima fila prima del grande striscione.  
Certo, qualche disagio l’hanno creato, soprattutto agli automobilisti che sono rimasti letteralmente bloccati senza poter andare né avanti né indietro. Suonavano ripetutamente il clacson, inveivano contro i ragazzi… “Non è giusto bloccare tutto così” ci ha detto uno dei venditori ambulanti della zona che ha ammesso di non conoscere né il motivo della protesta, né la sostanza del decreto di cui si discute. “Sono a favore dei giovani, ma le cose vanno fatte bene. – ha affermato il signor Giancarlo, che bloccato anche lui, ha preferito scendere dalla macchina e aspettare il passaggio del corteo. “Chi va o torna da lavoro ha dei grossi disagi – ha continuato – non so se questa manifestazione sia costruttiva o no”.

 

 

Tra chi non condivide la protesta non ci sono solo automobilisti, ma anche qualche studente.
Giusi Scalia, ad esempio, iscritta a Scienze Ambientali, dice: “Sono pienamente d’accordo nel protestare contro il tentativo di riforma della scuola che è in atto, ma non capisco perché si debbano occupare le strade creando disagi agli altri, invece di usare i passaggi pedonali come ad esempio il ‘Passiatore’”.
All’arrivo nel piazzale delle “Ciminiere” ci sono già poliziotti e carabinieri (che col passar del tempo aumenteranno di numero) con tanto di camionette, ma per fortuna gli animi sono sereni. Il piazzale viene occupato per un sit-in, poco dopo qualcuno se ne va per tornare nel pomeriggio e continuare la protesta, qualcun altro si accontenta del bar della zona per pranzare (l’orario è quello) pur di non andarsene. Verso le 15 la situazione si anima di nuovo. Mentre i ragazzi si dispongono in un cordone di fronte all’ingresso principale del centro fieristico, con tutti i loro cartelli e striscioni, i poliziotti presidiano il cancello d’ingresso.
Slogan, cori, “bu”, così erano accolti i partecipanti al convegno, anche se non tutti si sono fatti vedere dai manifestanti, preferendo entrare da un ingresso secondario. (Lombardo e Stancanelli, ad esempio). Il Rettore Antonino Recca, invece, ha parlato ai ragazzi, ha detto la sua, declinando, sembra, l’invito del capo della Digos ad entrare non visto.
 
Verso le 17 e 30, dopo una lunga giornata di urla, cori e canti e tutto quello che potesse essere utile per farsi notare, il movimento si scioglie. I ragazzi tornano a casa, ma non Step1.
Poco dopo, infatti, arriva la conferma che il Ministro Alfano arriverà per le 18 e 40, quindi tocca aspettare. Dobbiamo almeno tentare di fargli una domanda su questo tema così caldo. D’altra parte è uno dei più autorevoli esponenti del Governo in carica.
Dopo un’attesa estenuante il Ministro arriva alle 19 e 15: qualche risposta di rito ai giornalisti venuti per intervistarlo e via dentro alla sala del convegno.
Cerchiamo di fargli la nostra domanda mentre camminiamo, anche se non è facile avvicinarlo. Nessuna risposta, però. Uno dei suoi collaboratori ci liquida con un “Niente domande, per favore” e veniamo allontanati. Stesso discorso al termine del suo intervento. Eppure la domanda era semplice: cosa ne pensa il ministro della Giustizia di una riforma della scuola che la maggioranza degli studenti giudica ingiusta? Sarà per la prossima volta…
 
 

 

 


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