L'inaugurazione della Porta della Bellezza è stata per Librino un'occasione per attirare l'attenzione per motivi diversi dai soliti. E anche un modo per affermare un'idea dell'arte che solleciti all'azione e alla speranza
Quel cavalcavia è un atto di volontà
Dopo più di un anno di lavoro che ha impegnato circa duemila bambini di nove scuole elementari, coadiuvati da docenti e direttori di istituto, ma soprattutto guidati da dodici artisti di importanza internazionale, è stata inaugurata la prima opera monumentale del progetto Terzocchio-Meridiani di Luce, museo d’arte contemporanea all’aperto, ideato da Antonio Presti, artista, presidente della Fondazione Fiumara d’Arte.
È la Porta della Bellezza, prima tappa di un ambizioso progetto artistico che si propone di incidere nella storia di una zona periferica degradata e dimenticata della città: il quartiere di Librino. L’evento ha catalizzato l’attenzione e l’energia di artisti, critici d’arte, giornalisti da ogni parte del mondo e ha raggiunto momenti di intensa e autentica emozione. Parte del muro grigio che attraversa come una ferita il quartiere periferico nato circa cinquant’anni fa, progettato come una città modello e poi abbandonato a se stesso, è diventata azzurro e reca su di sé la più grande opera al mondo di terracotta: 13 sculture a basso rilievo, ispirate al tema della Grande Madre costituite da 9000 formelle realizzate una per una dai bambini delle scuole elementari di Librino.
L’idea di Presti, artista e mecenate, sostenuta da artisti e docenti, ha trasformato un luogo squallido in un punto che irraggia una bellezza che è anche etica e generosità, libertà e volontà di agire tutti insieme per soffocare tutte quelle forme di lassismo e di vittimismo alle quali i catanesi si sono quasi abbandonati e assuefatti. Catania, uscita dalla scomoda puntata di “Report” su RaiTre come modello di corruzione e di cattiva gestione della cosa pubblica, è fatta anche di cittadini che non sempre si riconoscono nei rappresentanti comunali, spesso votati nella speranza di ottenere qualche favore personale (speranza il più delle volte delusa, perché non si possono accontentare tutti!), di persone che non vogliono più chiedere e che considerano l’iniziativa individuale una delle pochissime vie d’uscita per un cambiamento che parte dalle singole coscienze le quali, se unite e coordinate, possono dare frutti che fino a ieri sembravano utopie. Antonio Presti, con la sua storia, con la sua ostinata volontà di restituire all’arte delle funzioni forse perdute, eppure semplici, intrecciandole ad istanze sociali, comunitarie e moderne, vuole dimostrare che essa, oltre alla bellezza che educa e predispone l’animo umano ad azioni positive, può essere una risorsa economica per la città. “Quando si giunge nelle zone periferiche di una città – dice Presti -, si fanno sempre delle denunce e se ne individuano le mancate responsabilità. Da artista, la mia denuncia va prima di tutto all’arte di oggi, implosa, autoreferenziale, asservita al potere di turno e per di più, in piena crisi economica, anche silente. Essa, al contrario, deve scendere nella vita e nel sociale attraverso la condivisione di un percorso utile al progresso, al futuro, deve sollecitare all’azione, ridare la speranza. La nostra sfida è quella di rendere Librino un luogo in cui, essendo a due passi dall’aeroporto di Catania, venga spontaneo recarsi per guardare le sue opere d’arte all’aperto, conoscerne la storia, mentre si entra in un bar a consumare e a scambiare quattro chiacchiere con la gente di un quartiere finalmente non più emarginato”.
Librino, insomma, per un giorno ha avuto i riflettori puntati, non per fatti di sangue, di malavita o di droga, ma perché ha elevato un grido, un atto di volontà. Volontà di capovolgere una realtà opprimente. L’inaugurazione della Porta della Bellezza è stata una festa gioiosa che ha toccato l’apice della commozione quando la cantante Rita Botto, vestita da dea della bellezza, avvolta in un vestito candido, ha cantato i versi composti per l’occasione da Giancarlo Parisi, un momento che ha avuto il sapore degli antichi riti propiziatori in cui la grande madre natura si incontrava con la coscienza di un popolo.
Quello di Antonio Presti e di Fiumara d’Arte è stato un dono disinteressato fatto ad un luogo dal quale fino ad ora hanno prevalentemente preso, si pensi alle razzie di consensi elettorali… Un dono, una lezione, resi possibili grazie al lavoro di una enorme, meravigliosa squadra, che ha fatto sentire i Librinesi carichi di entusiasmo e orgogliosi di appartenere ad una realtà oggi difficile ma certamente migliorabile nel futuro.