Quando la scuola diventa hi-tech

Microfoni accesi: la lezione comincia, il prof la registra e poi è pronta per essere scaricata da un computer e ascoltata. Ripetuta e imparata a memoria nel caso si tratti della lettura di una poesia del Leopardi, o della parafrasi a un canto dantesco. Dalla letteratura alle scienze, dalla musica alla rassegna stampa, a scuola è l’ora del podcast. E delle web radio, diventate un obiettivo di molti studenti e insegnanti.

La scoperta del podcasting come sistema utile alla didattica è abbastanza recente nelle scuole italiane: c’è chi ha cominciato a usarlo all’inizio dell’anno scolastico e chi nei mesi scorsi, ma in ogni caso i protagonisti della “svolta tecnologica” si dicono entusiasti dell’esperienza. E ci tengono a sottolineare che non si tratta di intrattenimento o di esercizio ludico, ma di un’occasione importante per rinnovare l’insegnamento.

Lo dimostrano i materiali audio e video delle varie scuole: le videolezioni e le clip realizzate dall’Istituto Tecnico Professionale Bodoni-Paravia di Torino che a settembre, nell’ambito del progetto Didanext, ha inaugurato “RadioTony”, la prima web radio scolastica; il Multiblog del Liceo Scientifico Statale “E. Fermi” di Ragusa e la sua “RadioTuttiFermi” che conta già molte rubriche seguite da 30 ragazzi e una ventina di docenti (notiziari scolastici, sondaggi, rassegne stampa). Come pure lo prova il lavoro degli studenti dell’Istituto professionale di Cupra Marittima (Ascoli Piceno) con “DreamRadioStream” e quelle delle Scuole Superiori del Piemonte e della Liguria riunite nel progetto “Radio Zainet”.

La voce dei docenti. Ora, a parte la possibilità di avere a disposizione immagini, testi, video, clip musicali e cicli di lezioni, viene da chiedere se c’è un valore specifico nell’uso del podcasting a scuola? “Il Podcast offre un contributo specifico all’insegnamento e all’apprendimento, rispetto a molte altre soluzioni digitali precedenti – spiega Alberto Pian, docente all’Istituto Bodoni-Paravia ed esperto di nuove tecnologie – perché integra strumenti digitali e non, in un ambito unico”. Pian ha organizzato una struttura particolare di lezione: realizza schede didattiche in formato pdf, e poi le trasmette ai ragazzi che le ricevono sul computer. Inoltre registra spesso i dibattiti in formato audio e video: “Lo scopo è che in classe si crei un certo clima di attenzione e un interesse rinnovato allo studio. L’obiettivo – precisa l’insegnante – non è che tanti altri ascoltino quello che facciamo ma che gli studenti possano fruire attivamente di questi strumenti. Se una web radio viene realizzata solo per diventare una vetrina della scuola o per creare una redazione di studenti non credo abbia molto senso da un punto di vista didattico. Se invece è un’occasione per avviare i ragazzi a una padronanza linguistica e per farli scrivere allora è altra cosa”.

E sbaglia chi pensa a uno svilimento dell’insegnamento, anzi: “La tecnologia va usata come strumento didatticamente utile, ma molti insegnanti – nota Pian- ancora non conoscono le potenzialità del mezzo e gli investimenti dovrebbero essere orientati a formare in tal senso i docenti”. Il problema infatti è soprattutto culturale: “Molti docenti credono ancora che si tratti di attività d’intrattenimento – osserva Carmelo Ialacqua, docente del Fermi e autore di Edublog – altri invece sono incuriositi. Ma bisogna capire che è sempre più difficile e improduttivo continuare una didattica tradizionale. Secondo l’Ocse la scuola così com’è finirà nel 2015 se non si rinnova. C’è una difficoltà enorme infatti a comunicare secondo vecchi codici e non ci si può ostinare a ritornare solo sui libri di testo o a parlare in classe. Si rischia di perdere una sfida fondamentale”.

E a non voler correre questo rischio è anche Antonella Brugnoli, insegnante di scuola elementare e coordinatrice della Rete “I ragazzi del fiume”, una realtà nata in Friuli che comprende 84 scuole e coinvolge più di seimila ragazzi: “Nel nostro territorio si parlano tre lingue italiano, sloveno, friulano – racconta Brugnoli – e abbiamo pensato di comunicare attraverso il podcast. L’esperienza è entusiasmante, lo strumento è facile da usare e piace moltissimo ai bambini. Inoltre, nel caso di ragazzi disabili, l’utilizzo del podcast si sta rivelando molto importante, dà importanti risultati nell’apprendimento”.

Il giudizio dei ragazzi. Dunque gli insegnanti promuovono il podcast. E gli studenti che ne pensano davvero? “Abbiamo colto subito con entusiasmo la proposta di creare una radio-web d’istituto, per fare un’esperienza del tutto nuova e originale – racconta Andrea Caruso che, insieme a Bruno Giummarra e Luca Gulino, frequenta il Liceo Fermi di Ragusa e cura la rassegna stampa di RadioTuttiFermi -. Ci piace l’idea di seguire una rubrica e di leggere e commentare le prime pagine delle più importanti testate nazionali. E poi questo lavoro ci impegna a seguire costantemente i giornali e le notizie. Inoltre abbiamo la possibilità di creare contributi originali per la rete”.

Si capisce allora perché “il numero di studenti che collaborano a questa iniziativa sta aumentando”, come dice Salvatore Tummino, anche lui coinvolto nell’avventura del podcast scolastico: “Mi occupo del settore motori, raccogliendo news, curiosità, aggiornamenti e immagini dal mondo delle due e quattro ruote – racconta -. Il lavoro non è semplicissimo, ma con il prof e i compagni diventa più semplice, divertente e istruttivo”.


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