Quando in Sicilia scoppiò il Quarantotto!

da Giuseppe Scianò e Corrado Mirto
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Nella ricorrenza del 164° anniversario, gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu ricordano che il 12 gennaio del 1848 esplose a Palermo (e dilagò immediatamente in tutta quanta la Sicilia) la prima ed anche la più importante delle rivoluzioni che caratterizzarono, appunto, l’anno 1848 in EUROPA.
I Siciliani iniziarono, infatti, una lunga lotta grazie alla quale la Sicilia riconquistò la INDIPENDENZA ed il riconoscimento della identità nazionale del proprio Popolo. IDENTITA’ che, per la verità, a quell’epoca nessuno metteva in dubbio. Neppure i “Risorgimentalisti unitari” e neppure il Regno delle Due Sicilie; neppure i vari nemici “liberali unitari”.
Semmai, questi ultimi, volevano CONCULCARNE lo spirito e la stessa esistenza. In quell’occasione fu convocato il Parlamento Siciliano (ricostituitosi sulla base dell’antica legislazione siciliana) e fu, opportunamente rimodernata, richiamata in vita la Costituzione del 1812. E’ appena il caso di ricordare che la Costituzione Siciliana era la più moderna, la più democratica e la più “liberale” Costituzione d’Europa. Ed anche la più “rappresentativa” (sempre per i canoni della rappresentatività popolare vigenti nel secolo XIX).
Ci sia consentito di sottolineare che la Costituzione Siciliana riaffermava, oltre che il principio della rappresentatività popolare del Parlamento, anche la “superiorità” della volontà del Parlamento stesso rispetto al Potere Esecutivo e alle prerogative dello stesso Re di Sicilia. La Costituzione dichiarava, altresì, IMMODIFICABILE la ‘scelta’ INDIPENDENTISTA.
A tal proposito abbiamo il dovere di recuperare qualche altro “pezzo” di verità “negata”. Lo Stato di Sicilia (il Regno di Sicilia “risorto”) avrebbe potuto accettare soltanto proposte CONFEDERALISTE dagli altri Stati preunitari italiani e/o europei e non certamente proposte unioniste. E il Governo Siciliano dimostrò in tal senso la propria disponibilità, puntualizzando sempre, – soprattutto nei confronti del Regno Sabaudo-Piemontese – che, innanzitutto, i delegati Siciliani avevano l’OBBLIGO di rispettare il dettato della Costituzione Siciliana sull’Indipendenza della Sicilia (con alla testa il RE COSTITUZIONALE).
Nella Costituzione Siciliana erano riaffermati, altresì, tutti i Diritti dell’Uomo e quelli dei Popoli. Non crediamo di esagerare se confermiamo ancora una volta che tutto quello che abbiamo detto e ripetuto (… ma REPETITA IUVANT) dimostra pure quanto la Costituzione Siciliana fosse più avanzata e più completa del tanto decantato STATUTO ALBERTINO, che Carlo Alberto impose nello stesso anno al REGNO SABAUDO e che – nel febbraio del 1861 – avrebbe imposto anche al neonato REGNO d’ITALIA.
Ci permettiamo di ricordare che la Rivoluzione e lo Stato Siciliano che ne scaturirono furono guidati da RUGGERO SETTIMO, che – com’è noto – fu proclamato PADRE DELLA PATRIA (SICILIANA) e Presidente del CONSIGLIO DEL REGNO DI SICILIA. Questi si comportò da vero Capo di Stato, in attesa che il Parlamento potesse scegliere con oculatezza un candidato al Trono di Sicilia che avesse i requisiti adeguati e che fosse fedele in toto alla Costituzione Siciliana, ad iniziare dall’interruzione definitiva e drastica di ogni legame con la famiglia e con la Dinastia d’origine.
In questa sede non possiamo parlare d’altro; neppure dei mille episodi di valore che caratterizzarono la guerra vera e propria che ne seguì. Con la Città di Messina in prima linea e con la partecipazione di tutto il Popolo Siciliano.
Arriviamo alla conclusione. Con la resa di Palermo, il 15 maggio del 1849, lo Stato Siciliano, dopo una resistenza eroica, veniva sconfitto militarmente e politicamente. Le ostilità, però, ebbero fine soltanto per l’intervento dell’INGHILTERRA e della FRANCIA.
Moralmente e giuridicamente, però, restava in vita. Era avvenuto infatti che i Liberali e gli Unitari di tutti gli Stati preunitari – pur mantenendo differenze ed ostilità talvolta insanabili al proprio interno, – avevano visto come pericolo pubblico e bestia nera l’indipendenza e la sovranità della Sicilia ed avevano salutato come un SALVATORE DELLA PATRIA (ITALIANA) il Re FERDINANDO SECONDO DI BORBONE, incitandolo ad occupare nuovamente la Sicilia. Questa iniziativa aveva ricevuto il PLACET (se non un vero e proprio INPUT) dal GOVERNO DI SUA MAESTA’ BRITANNICA, il quale ormai nutriva, a sua volta, diffidenza verso una Sicilia Indipendente, in quanto in contrasto con il progetto già definito di uno Stato Monolitico e Centralista che andasse dalle Alpi al centro del Mediterraneo e che fosse affidato al più spregiudicato dei Regnanti d’Italia: VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA. Uno Stato (il futuro REGNO d’ITALIA) ‘vassallo’ e destinato a garantire gli interessi inglesi in Europa e nel Mediterraneo. E programmato per distruggere la Sicilia e la parte continentale (la NAPOLITANIA) del Regno delle Due Sicilie.
Ruggero Settimo, dopo il 15 maggio 1849, per evitare di cadere nelle mani del nemico, si recò a MALTA (territorio sotto sovranità britannica) con la nave da guerra inglese BULLDOG. Nel porto della VALLETTA venne accolto con tutti gli onori di un CAPO DI STATO. Lo Statista Siciliano morì poi a MALTA nel 1864, dopo avere rifiutato la nomina a Presidente del Senato del Regno d’Italia che gli era stata offerta nel 1861 anche per fargli dimenticare il proprio passato e quello della Sicilia
L’FNS ritiene che sia molto importante il recupero di questa parte fondamentale della storia del Popolo Siciliano, anche per comprendere e per fare comprendere meglio le ragioni storiche, politiche e giuridiche della specialità dello Statuto Siciliano di Autonomia. Ragioni che diventano ancora più valide ed attuali nella crisi che attanaglia gli Stati centralisti sorti nel secolo XIX e che attanaglia anche l’Europa dei banchieri. Una crisi che finirà quando alle NAZIONI, oggi abrogate, ed ai Popoli del Mediterraneo e dell’Europa saranno aperti spazi di libertà, di progresso, di benessere, di collaborazione e di partecipazione, oggi proibiti dagli STATI DOMINANTI.
I quali Stati dominanti pensano erroneamente di poter far fronte ai nuovi fenomeni dellaglobalizzazione selvaggia mantenendo in vita un “IMPERIALISMO INTERNO” anacronistico e destinato comunque al fallimento.
L’FNS ritiene infine che la CRISI in corso offrirà la possibilità di riaprire un CONTENZIOSO, chiuso a suo tempo con troppa fretta e con troppa violenza.

 

 

Redazione

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