Quando Giorgio Napolitano era contro la moneta unica europea

ALLORA ERA UNO DEI PARLAMENTARI PIU’ BRAVI DEL GRANDE PCI. RIFORMISTA E CON UNA GRANDE PREPARAZIONE ECONOMICA. CHE GLI CONSENTIVA DI INTUIRE, ANCOR PRIMA DI MARGARET THATCHER, I DANNI CHE L’EURO AVREBBE PRODOTTO IN EUROPA, IN ITALIA E NEL SUD DEL NOSTRO PAESE

Nei giorni scorsi abbiamo ricordato il discorso di Enrico Berlinguer del 1977 sul tema dell’Austerità per il motivo che quel discorso era stato pronunciato come se allora il leader comunista avesse lucidamente previsto quel che sarebbe avvenuto nell’evoluzione dell’economia nazionale ed europea quarant’anni dopo.

Questa volta vogliamo ricordare quello che pensava circa venticinque anni fa Giorgio Napolitano della moneta unica europea. In questo ci aiuta un contributo fornito da “Altri tempi-Reset Italia libere voci della società civile”, che ha recuperato e pubblicato il discorso tenuto alla Camera dei Deputati il 13 dicembre del 1978 dall’allora deputato comunista Napolitano, in occasione della discussione parlamentare sull’adesione italiana allo Sme, il ‘Serpentone’ monetario europeo che sarebbe entrato in vigore pochi mesi dopo.
Il discorso, recuperato dalla pagina 24992 del resoconto stenografico, appare oggi come una lucida profezia ancor prima che fosse stipulato il Trattato di Maastricht. Sembra incredibile, ma Napolitano aveva intuito i danni che avrebbe provocato l’euro ancor prima di Margaret Thatcher! 
Ricordiamo, per inciso, che Napolitano, nel grande Pci, oltre che per le sue posizioni riformiste, era noto per la sua grande competenza nelle materie economiche.

“All’Unione economica si è fatta precedere l’unione monetaria a vantaggio delle economie più forti – diceva Napolitano – costringendo alla deflazione le economie più deboli. L’abbraccio tedesco costringerà i Paesi del continente europeo, presto o tardi, a una nuova morsa letale”.
Ancora: “Questa costruzione monetaria filo-tedesca finirà per intaccare le nostre riserve auree, portandoci a perdere competitività, costringendoci a svalutare la moneta (cosa a quel tempo puntualmente avvenuta, ndr). Se vi sarà svalutazione monetaria è possibile che l’Italia sia costretta ad adottare drastiche manovre restrittive”.
Napolitano avvertiva un altro rischio: “Il rischio è di vedere ristagnare la produzione, gli investimenti e l’occupazione invece di conseguire un più alto tasso di crescita e di vedere allontanarsi la soluzione dei problemi del Mezzogiorno”. Quindi concludeva con un monito molto netto: “Si cambi rotta, poiché l’Europa a guida tedesca rischierà di farci sbattere contro gli iceberg: o ci salviamo tutti o affonderemo insieme”.

Erano i tempi nei quali i partiti riflettevano sulle portate strategiche delle decisioni che si assumevano e, segnatamente, lo facevano i dirigenti del Partito comunista italiano. A differenza di oggi, con i partiti che, forse, riescono a valutare a malapena le misure contingentali con l’ottica miope dei vantaggi che possono trarre in termini di prospettiva elettorale e di potere immediato.
Si pensi per un solo minuto ai disastri che questi partiti hanno provocato votando tutte le leggi che il malaugurato Governo dei tecnici di Mario Monti ha propinato al Paese, esponendolo a rischi di instabilità democratica per i prossimi decenni. Ricordiamoci, in particolare, del Fiscal Compact e della demenziale modifica dell’articolo 81 della Costituzione, che ha introdotto il pareggio di bilancio obbligatorio.
Il tutto per ingraziarsi la benevolenza del Partito Popolare Europeo della cancelliera tedesca, Angela Merkel, che lo aveva prescelto quale leader centrista della prospettiva politica italiana per i decenni futuri. Per fortuna che il popolo italiano ne ha fortemente dimensionato la figura politica e le sue prospettive di governo del Paese.

Non va omesso che questi guasti sono stati conseguenti alla scelta del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha affidato al professore Mario Monti l’incarico di Presidente del Consiglio dei ministri, avendolo pure nominato senatore a vita. Alla fine, se riflettiamo, Napolitano ha dato l’incarico a un personaggio – Monti – che ha fatto l’esatto di quanto l’attuale Presidente della Repubblica, con straordinaria lungimiranza, aveva previsto venticinque anni prima!

Lo stesso Presidente della Repubblica dopo Monti, ci ha propinano Letta, sempre per fare le cose opposte a quelle che Napolitano intuiva un quarto di secolo prima.
Si offende qualcuno se diciamo che il Napolitano di venticinque anni fa era molto meglio dell’attuale?


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