Qalqilya 2 Aprile 2006 : Domenica di Intifada

E’ semplicemente indescrivibile la sensazione che si prova ad entrare in una casa poco dopo che le forze speciali israeliane la hanno assaltata per catturare un ricercato, e’ forse stata questa l’esperienza piu’ significante vissuta in questa citta’ della West Bank Domenica scorsa. La folla di gente che comincia ad accalcarsi davanti all’ingresso, mentre i fumi dei lacrimogeni si innalzano sulle case intorno ricoprendo il quartiere, e i fuochi dell’intifada bruciano agli angoli delle strade : cassonetti dati a fuoco per creare delle barricate contro le jeep blindate israeliane, che emanano una insopportabile puzza di plastica bruciata. La casa dell’ex ricercato e’ una umile casa araba su piu’ piani, davanti al portone principale prima delle scale, i resti di due bombe sonore esplose. L’esercito e le forze speciali le usano questo tipo di bombe, che provocano un forte stordimento per il botto e lo spostamento d’aria, in caso di manifestazioni per disperdere la folla, ma a quanto pare le trovano utili anche quando devono prendere un ricercato a casa sua, usandole la maggior parte di volte inevitabilmente, anche contro i familiari del prescelto “terrorista”, che sono pur sempre civili. Una altra bomba del genere stava all’ingresso della abitazione al primo piano, sulle scale. La casa benche’ l’arredamento fosse povero e scarso, presentava i chiari segni della violenza dei militari. In camera da letto, il materrasso alzato e le tende strappate, i vestiti sparsi a terra, la cucina, devastata, una pentola di riso ancora sul tavolo, altro riso e piatti per terra, e le ante dei mobili rotte. Nella veranda fuori dalla cucina varie suppellettili rotte e sparpagliate sul pavimento. Ma il segno piu’ evidente della violenza si percepiva dai volti ancora terrorizzati degli abitanti di questa casa, i familiari del “ricercato”. Il primo che incontriamo, e’ un fratello che tenta di spiegarci che prima di portare via l’uomo., lo hanno ripetutamente picchiato con il calcio del fucile, e stesso trattamento hanno riservato a lui. Altra gente li presente ci conferma il racconto ma dice che questo uomo soffre di disturbi mentali e tuttavia cio che spiega e’ chiaro dai suoi gesti. Mentre ascoltiamo lo stesso racconto, da parte del padre si respira ancora l’odore acre della polvere da sparo delle bombe sonore, e comincia a salire piu’ gente. In un angolo mi accorgo di un bambino, avra’ circa sette o otto anni, il volto ancora impaurito e confuso, e cominciano ad udirsi salire dalle scale i pianti delle donne della casa, che nel frattempo sono arrivate, sul posto e stanno salendo al primo piano. Capiamo che e’ il momento di andare, e di lasciare nell’intimita’ del loro dolore questa gente, colpevole di non so cosa. Fuori per le strade del centro di Qalqilya i segni della battaglia che si e’ svolta durante tutto il pomeriggio tra i cittadini ( per la maggior parte ragazzi ) e le forze israeliane. Domenica (2 aprile) pomeriggio a Qalqiliya, le forze speciali israeliane, con il massiccio aiuto dell’esercito e della polizia, sono entrati nella citta’ per catturare due ricercati, entrambi appartenenti alle brigate dei martiri di a-Aqsa, braccio armato di Fatah. Alcuni agenti in borghese confusi fra la poplazione civile, hanno agito nel primo pomeriggio catturando verso le due il primo ricercato mentre questo si apprestava a salire in macchina. Circa un ora dopo hanno fatto incursione a casa del secondo. Numerose jeep e blindati israeliani sono entrati nel centro della citta’ coprendo l’azione delle forze speciali, e provocando diversi scontri nella zona del mercato della frutta, in quel momento affollato, e che si trova proprio alle spalle della casa del’’uomo catturato. La lotta, cioe’ la sassaiola dei palestinesi contro i blindati e le jeep dell’esercito e’ continuata per tutto il tempo che l’esercito era dentro la citta’, e si estesa in diversi punti del cui centro che era stato completamente circondato. Al passaggio delle jeep militari e quelle della polizia, che facevano avanti e indietro inspiegabilmente per alcune vie del centro partiva la sassaiola, allora le jeep si fermavano e sparavano qualche lacrimogeno o qualche bomba sonora, e la folla si disperdeva. A quanto pare attorno alla casa del ricercato, prima che le forze speciali facessero irruzione ci sono stati degli spari. Nei vari punti degli scontri ci sono stati diversi feriti, otto in tutto, colpiti dalle pallottole di gomma. Uno dei feriti, un ragazzo di circa ventisette anni, e’ stato colpito da tre pallottole alla schiena, che gli hanno provocato delle gravi contusioni, mentre un altro ancora al al braccio .

Inizialmente a causa degli spari si era sparsa la voce che tra i feriti vi era anche un morto, perche’ uno dei ragazzi non si alzava da terra. Fortunatamente era solo stordito dai gas e immobilizzato dal dolore delle pallottole di gomma. Gli scontri sono stati molto violenti nella zona vicina alla casa del ricercato, circondata da jeep e blindati. I ragazzi palestinesi avevano appiccato il fuoco ai cassonetti e dietro di questi tiravano pietre alle vetture dell’esercito, un gruppo di loro tuttavia dal tetto di una scuola, ad angolo con la casa sotto attacco, e’ riuscito ad infiammare il parabrezza di un blindato con il lancio di una molotov. Il blindato ha continuato a bruciare per un po’ ma si era nascosto dietro l’angolo, forse per individuare i tiratori, cosi’ per alcuni minuti dal vicolo della casa veniva la luce gialla delle fiamme, del blindato nascosto. Il mezzo e’ stato in seguito evacuato e rimpiazzato dai numerosi altri presenti in citta’. Questo scontro, a cui ho assistito dal tetto di una casa antistante la piazza dove inizia il mercato a poca distanza dalla casa, e’ stato l’ultimo. Sono finito su quel tetto assieme a due amici un irlandese e un norvegese, guidati da dei giornalisti di Qalqilya Television, con cui abbiamo girato la citta’ durante gli scontri. La nostra guida, Basim, e’ un ragazzo flemmatico e gentile di ventitre anni, studente a Nablus, ma originario di Qalqilya, che lavora per la televione locale e che era li per filmare gli scontri. Ma dopo circa mezzora, la polizia si e’ avvicinata , lo ha fermato e due agenti dalla jeep gli hanno sequestrato la videocassetta del girato , minacciandolo di scendere dalla jeep e di prendere anche la telecamera se non la avesse consegnata. Basim non e’ stato l’unico a cui e’ stata presa la videocassetta con le immagini degli scontri, la polizia ha fermato anche un altro giornalista di Qalqilya, un ragazzo robusto con l’elmetto della Associated Press, e il giubbotto antiproiettili . Dopo circa tre ore di scontri, l’ esercito ha lasciato la citta’ semi devastata, le strade piene di pietre e calcinacci e vetri frantumati, e incendi ovunque.

Qalqilya conta 43.000 abitanti circa, ed e’ una delle citta’ della West Bank piu’ colpite dalla costruzione del muro. La citta’ e’ completamente circondata; ad ovest un muro di 8 metri di cemento armato, come quello di Abu Dis a sud di Gerusalemme, mentre i restanti lati sono chiusi da barriere elettriche, trincee, filospinato e controllati da una strada militare. I movimenti dei suoi abitantisono stati ristretti dalla creazione di queste barriere, molti di loro prima lavoravano in Israele, ma ora hanno perso quasi tutti il lavoro. Molte terre sono state espropriate per la costruzione, o lasciate fuori dalle barriere, e la difficolta’ di comunicazione tra i villaggi vicini ha causato l’isolmento di numerose famiglie dai propri parenti. Qalqilya si trova ai confini nord occidentali della West Bank ed e’ molto vicina alla linea verde, dalle colline circostanti e dai tetti delle case piu’ alte della citta’ si vedono i grattacieli e le luci della frenetica vita notturna di Tel Aviv, e quando e’ bel tempo anche il mare. Al di qua’ del muro una citta’ impoverita dalla chiusura e dalla disoccupazione, mentre dall’altro lato il volto piu’ gioioso e spensierato di Israele, la capitale, con i suoi pubs, bordelli, e spiagge affollate. Ma questa vista, per gli abitanti della citta’ e’ come il paesaggio al di fuori delle sbarre di una prigione, e per il visitatore, e’ la paradossale, e sconvolgente realta’ di questo paese.

Roberto Castronovo

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