Nel giorno del 24esimo anniversario della strage di via D’Amelio, i pupi antimafia di Angelo Sicilia raccontano al Mittlefest festival di Cividale del Friuli la Storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Una rappresentazione che ripercorre le tappe della vita dei giudici, che si intreccia inevitabilmente con la storia d’Italia, partendo dalla dimensione umana di due persone che hanno lasciato un segno indelebile nel nostro Paese.
«Si tratta di un festival di teatro, animazione, musica e danza che si tiene ogni anno. – racconta Sicilia – Siamo stati invitati per andare in scena oggi, proprio nel giorno dell’anniversario della strage in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino. Ormai da qualche anno veniamo chiamati molto più spesso fuori dalla Sicilia per spettacoli di questo tipo». A questo dato di fatto Sicilia ha provato a dare una risposta: «Ce lo spieghiamo con il fatto che probabilmente la nostra storia è diventata storia nazionale per cui la sensibilità che ormai c’è fuori dalla Sicilia su queste tematiche è la stessa o addirittura superiore a quella che viviamo noi ogni giorno con il nostro impegno e con la nostra attività antimafia».
«Come in tutte le nostre storie – dice Sicilia – raccontiamo i grandi personaggi che hanno combattuto contro la mafia, cercando di renderli vicini al pubblico che ci segue, ovvero cercando di umanizzarli piuttosto che mitizzarli. Quando mettiamo in scena questo tipo di trasposizione – e utilizzare le marionette facilita il nostro compito – li rendiamo più simili a noi. Per cui prediligiamo questo punto di vista intimo piuttosto che la fredda cronaca». Questo non vuol dire che non vengano rappresentate tutte le vicende salienti legate alla loro storia. «Affrontiamo le loro inchieste, l’idea di istituire il pool antimafia, l’idea il maxi-processo – ripercorre Sicilia – le indagini contro le famiglie mafiose ma ci sono soprattutto dei momenti e degli spazi all’interno dello spettacolo riservati ai dubbi e alle incertezze che appartengono appunto al lato umano di questi personaggi». Nella parte finale di Storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino c’è, per esempio,una lunga scena dedicata alla solitudine del giudice Borsellino dopo la morte di Falcone, a cominciare dalla famosa serata di giugno a Casa Professa, durante la quale il giudice ucciso racconta le sue sensazioni e lascia il suo testamento spirituale a tutti i palermitani.
«Noi siamo qua da una settimana perché abbiamo fatto una piccola tournée in Veneto. La gente che vive da queste parti è molto diversa da noi, eppure l’accoglienza è sempre molto positiva e festosa, rispetto alla nostra attività e soprattutto di grande riflessioni in merito a queste tematiche. Più gli spettacoli che proponiamo sono di impegno civile, più vengono apprezzati. C’è la consapevolezza del fatto che le mafie ormai facciano parte di una geografia che non è più soltanto del Meridione d’Italia ma che si sono insinuate anche al Nord. Questo viene vissuto con grande pathos da loro, con grande timore. Vedere questo tipo di rappresentazioni, partecipare a momenti di riflessione insieme a chi la mafia l’ha vissuta è una cosa che, secondo me, anche al Nord cominciano a cercare con grande attenzione».
I pupi antimafia sono anche un forte richiamo per tantissimi siciliani che vivono al Nord, che riempiono le sale dei teatri e le piazze, andando alla ricerca delle proprie radici: «Molti si prenotano con grande anticipo per vedere questo spettacolo», racconta ancora Sicilia. Con la data simbolica del 19 luglio, si conclude questo tour che ha portato la compagnia teatrale in varie città, in Veneto e in Friuli. «Ancora una volta non siamo in Sicilia a fare questo spettacolo ma ad almeno 1.500 chilometri se non di più. Il 23 maggio siamo stati invece al Giardino della Memoria di Capaci, in occasione della commemorazione della strage in cui morì Falcone. Un’emozione veramente grandissima. Raccontare le vicende dove queste cose sono accadute ha comunque un altro effetto: mi ha veramente toccato tantissimo».
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