Roberto Nigrelli è il titolare dell'azienda AffarinOro, finita al centro delle polemiche per una campagna pubblicitaria incentrata su un fondoschiena. «È stata una mia idea, abbiamo sempre puntato su manifesti e spot ironici, stavolta il messaggio è stato frainteso». Dice che non lo rifarà, ma promette sorprese. Intanto potrebbe essere sanzionato
Pubblicità compro oro, la versione dell’ideatore «Sessismo? C’è più violenza in certe critiche»
Roberto Nigrelli è nel suo ufficio. Mentre parla scorre la pagina del suo canale Youtube, ogni tanto clicca e fa partire il video di uno degli spot andati in onda sulle tv locali di AffarinOro. Sono filmati lunghi, veri e propri cortometraggi pieni di sketch di comici palermitani. Guardandoli sorride, anticipa le battute che conosce a memoria. È lui che idea gran parte delle campagne della propria azienda, perché «le solite pubblicità che ti dicono quanto è buono il prodotto non mi sanno di niente, non mi piacciono, per questo puntiamo sull’ironia». Quell’ironia che lo ha reso, suo malgrado, il protagonista delle cronache degli ultimi giorni a causa dei cartelloni di sei metri per quattro apparsi in giro per Palermo su cui campeggia il primo piano di un fondoschiena femminile. Una polemica, quella su una pubblicità definita da più voci sessista, che ha valicato i confini dello Stretto, causando reazioni e sdegno dalla Sicilia al Veneto.
«Sessista? Assolutamente no». Lo ripete più volte Nigrelli, che racconta come è arrivato all’idea del cartellone. «Pagare e sorridere e vado in vacanza. È questo lo slogan della campagna – spiega – Inizialmente avevo in testa un soggetto diverso, il messaggio doveva essere invitare a vendere l’oro prima di partire, perché i ladri potevano anche entrarti in casa e derubarti. Qualcosa del tipo “vai in vacanza e il resto lo tieni in banca”. Ma il messaggio era troppo lungo da tradurre in immagini». Da qui, allora, l’idea della donna. «È il disegno di una ragazza che va verso il mare al tramonto, come per dire “venditi l’oro e te ne vai in spiaggia”».
E pensare che il risultato finale, una volta trasposta l’idea sul cartellone, non aveva neanche convinto più di tanto Nigrelli. «I colori non sono neanche i miei a dirla tutta, perché nelle mie pubblicità sono sempre stato attento a usare colori che richiamano quelli dei nostri loghi, con il rosso sopra, il blu e il nostro simbolo del dollaro, in modo tale che anche da lontano non ci fosse nemmeno bisogno di leggere per capire che si tratta di AffarinOro – racconta ancora il titolare – Qui i colori sono più caldi, infatti non ero neanche troppo contento di come era venuto e il soggetto in primo piano, la sagoma, non avrebbe dovuto essere così preponderante». Non è comunque la prima volta che una delle campagne ironiche di AffarinOro suscita qualche mugugno, anche se mai come in questo caso. «Se sono sorpreso? Sì, molto, ma non offeso, anche se devo dire che la violenza di certi commenti che sono giunti, in particolare sul mio sito, è disarmante».
Adesso sulla parte incriminata delle pubblicità campeggiano delle toppe, la campagna è stata censurata all’indomani delle polemiche più accese, ma Nigrelli ha deciso di cavalcare l’onda mediatica e promette sorprese, anche perché comunque l’affissione è stata pagata e restano ancora diversi giorni. Intanto, spiega ancora, «so che la mia pratica è al Suap, credo debbano decidere se sanzionarmi o meno». Ripete con convinzione di non avere fatto una pubblicità volgare. «La polemica a me ha fatto comodo – continua – ma non era questa la mia intenzione. Sarebbero bastati pochi cartelloni mirati, nei punti giusti, come piazza Politeama, per fare polemica. Invece ho preferito farla in posti strategici, in particolare nei pressi dei nostri negozi». Negozi in cui abbonda il personale femminile, che si schiera dalla parte del datore di lavoro. «Mi sono trattenuta a stento dallo scrivere su Facebook qualcosa contro tutto questo moralismo», dice una delle dipendenti. Ma se Nigrelli avesse la possibilità di tornare indietro rifarebbe la stessa scelta? «Non so – conclude l’imprenditore – probabilmente sì, di certo non lo rifarò in futuro, perché altrimenti significherebbe che non ho imparato niente».