Si avvale ancora una volta del legittimo impedimento il magistrato ed ex assessore alla Sanità della giunta di Raffaele Lombardo. A sfilare in aula come testimone è il suo ex consulente per i presidi sanitari in Sicilia. Il suo lavoro sarebbe contenuto in alcuni documenti di cui però non si ha al momento traccia
Pta Giarre, ancora assente Massimo Russo Sentito ex consulente, mistero sulle relazioni
Assente perché impegnato nel suo lavoro di magistrato di sorveglianza a Napoli. Per la seconda volta consecutiva salta l’audizione di Massimo Russo. Togato, ma soprattutto ex assessore alla Sanità di Raffaele Lombardo e testimone chiave nel processo sull’affidamento senza gara d’appalto del servizio d’informatizzazione del Pta di Giarre (Presidio territoriale d’assistenza, ndr). Russo era stato chiamato a deporre all’inizio di luglio, successivamente il nuovo invito a comparire davanti alla terza sezione penale del tribunale di Catania con il conseguente rifiuto per legittimo impedimento. «Ha inviato un fax in cancelleria indicando anche alcune date in cui sarebbe disponibile», spiega al collegio l’avvocato Pietro Granata. Un documento però mai pervenuto negli uffici giudiziari a causa dell’attivazione del servizio di posta certificata e la conseguente disabilitazione dell’utenza.
Saltato l’ex assessore regionale è toccato a Carmelo Mandarà. Ex direttore ormai in pensione del dipartimento Territorio dell’azienda provinciale sanitaria di Ragusa, con un passato da consulente esterno alle dipendenze di Russo. L’incarico, ricevuto a metà del 2010, «consisteva in una ricognizione in tutta la Sicilia per l’attivazione dei Pta che in quell’epoca erano molto importanti». Il lavoro di Mandarà proseguiva con la stesura di alcune relazioni da inoltrare agli uffici regionali. «Ha mai ricevuto una risposta in merito o parlato con l’assessore di quanto scriveva?», chiede il pm Alessandro La Rosa. «No, io spedivo a Russo ma lui non replicava per iscritto. Abbiamo avuto delle discussioni, ma di portata generale», replica Mandarà.
Le relazioni in questione, secondo quanto riferito in aula successivamente, in realtà sarebbero state consegnate dal consulente direttamente all’ufficio protocollo dell’assessorato. Acquisizioni di cui però al momento pare non sia rimasta nessuna traccia. Mandarà si presenta in aula con alcune copie. Documenti non ufficiali su cui più volte sottolinea la disponibilità «a metterci una firma adesso, se volete». La caccia al tesoro negli archivi regionali proseguirà anche per quanto riguarda la lettera d’incarico con cui Russo affida nel 2010 la consulenza esterna all’ex manager sciclitano. Una richiesta avanzata da più parti per chiarire i termini dell’incarico. «Dovrei averne una copia a casa», precisa il diretto interessato. Pur non ricordandosi il mese in cui gli viene conferita la mansione.
Un capitolo specifico merita la vicenda oggetto del processo. Nel 2009, circa sei mesi prima di quando Mandarà riceve l’incarico, vengono finanziati quattro presidi tra cui quello di Giarre. Un particolare fondamentale che però il consulente chiamato a fare il punto sulla gestione a livello regionale non conosceva. «Non ricordo questi finanziamenti – si giustifica davanti ai giudici il testimone – ma in realtà non mi interessava, non lo reputavo importante». Le notizie sul progetto nella cittadina in provincia di Catania sarebbero emerse soltanto dopo alcune riunioni. «In questi incontri c’erano il direttore amministrativo e quello sanitario. Siamo andati più volte a pranzo ma non ricordo i loro nomi. Uno di questi iniziava con la lettera g».
Sul banco degli imputati, a vario titolo accusati di abuso d’ufficio e truffa, oltre al senatore Antonio Scavone e Melchiorre Fidelbo, marito della senatrice del partito democratico Anna Finocchiaro, ci sono anche Giuseppe Calaciura e Giovanni Puglisi, entrambi in passato direttori dell’azienda sanitaria provinciale di Catania.