«Siccome ho 70 anni, non ho diritto alle cure di uno psicologo. Per alcune persone, questo potrebbe diventare istigazione al suicidio». È a un video pubblicato sulla sua pagina Facebook che l’attrice catanese Guia Jelo ha affidato uno sfogo sulla sua salute mentale in seguito alla morte della madre e sulla porta in faccia che si sarebbe vista chiudere dal centro per l’igiene mentale di Catania a cui si era rivolta. Con la voce rotta dall’emozione e dalla rabbia, l’attrice – che è stata scoperta da Turi Ferro, formata da Giorgio Strehler e che ha lavorato con grandi attori come , che ha lavorato con Pasquale Squitieri, Roberto Benigni, Vincenzo Salemme e i fratelli Vanzina – affronta un tema delicato. «Mi sento dire che me ne devo fare una ragione perché mia madre aveva 92 anni – continua Jelo che porta al collo i gioielli della madre e addosso una maglia con un quadro disegnato dalla stessa – e che la vita va avanti». Consolazioni magre che non bastano alla donna che si è rivolta a dei professionisti per affrontare «una sofferenza che è arrivata in una maniera che non avevo previsto. Sapevo che avrei sofferto per la morte di mia madre – ammette la donna con consapevolezza – ma non immaginavo mi devastasse in questo modo». Un malessere che la spaventa al punto di decidere di chiedere l’aiuto di uno psicologo.
«Sono andata al consultorio pubblico del centro di igiene mentale – ricostruisce Guia Jelo – con tanto di ricetta del mio medico. Ma mi viene risposto che, siccome ho 70 anni, non ne ho diritto». Così viene indirizzata a un altro ufficio dove, dopo una lunga conversazione, all’attrice avrebbero risposto che prendono in cura solo persone affette da Alzheimer e per cui la patologia sia già stata diagnosticata. «Forse, almeno all’inizio, gli ho fatto simpatia al punto – riporta la donna – mi hanno detto che, in via del tutto eccezionale, avrei potuto fare vedere qualche squilibrio legato all’Alzherimer». Stando al racconto di Jelo, in quel modo, sarebbe stato possibile prenderla in cura «ma, comunque – aggiunge l’attrice – avrei dovuto aspettare otto mesi per avere fissato il primo colloquio». Un ripiego che, in ogni caso, la donna non avrebbe accettato di buon grado convinta che «ho pieno diritto ad avere delle cure psicologiche anche se sono vecchia decrepita. A loro ho risposto anche che – conclude la donna, non è il mio caso ma un atteggiamento del genere nei confronti di alcune persone, anche di settant’anni, potrebbe essere considerato come una istigazione al suicidio».
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