L'operazione della polizia è stata ribattezzata Bokluk, spazzatura in lingua bulgara. Così venivano considerate le giovani donne portate in Sicilia dal paese dell'Est. In un caso le vessazioni hanno riguardato anche una disabile
Prostituzione, dalla Bulgaria finivano schiave a Catania Vittime private dei documenti e ridotte alla fame in città
Otto arresti e un obbligo di dimora. Sono le misure disposte dal gip di Catania, su richiesta della procura, nei confronti di un gruppo accusato di avere organizzato un’associazione a delinquere dedita alla tratta e alla gestione di un giro di prostituzione. I provvedimenti sono stati eseguiti dalla polizia e riguardano il 42enne Emil Milanov, la 31enne Milena Milanova, detta Miriam; Maria Kozarova, 27enne detta Zina e la 43enne Elena Angelova.
Oltre loro – tutti di nazionalità bulgara – sono stati arrestati anche Massimo Corrado, 43 anni; Francesco Barbera, 50 anni; Giuseppe Caruso, 45 anni e Alessandro Santo Coco, di 31 anni. Obbligo di dimora per il 73enne A.M. Per Caruso, Coco e Angelova sono stati disposti i domiciliari.
L’indagine è partita a giugno del 2020, dopo che due donne ne hanno denunciato una terza in merito a una vicenda legata al pagamento di una sorta di canone per stare su strada a prostituirsi. Gli investigatori hanno scoperto che le giovani venivano reclutate in Bulgaria al costo di oltre seimila euro, per poi essere portate a Catania a vivere in locali fatiscenti nel quartiere San Cocimo. Qui venivano private dei documenti e sostanzialmente della libertà. Anche il cibo scarseggiava.
L’associazione criminale avrebbe avuto un introito settimanale di circa 1400 euro. Importo derivante da un’attività quotidiana di prostituzione che andava dalle 19 alle 4.30 della notte. I fatti si sono svolti anche durante il lockdown. Le vittime – definite bokluk, spazzatura in lingua bulgara – venivano costantemente vessate. Tra loro anche una giovane affetta da un grave handicap. Un altro indagato, destinatario di custodia cautelare in carcere, è ancora ricercato.