Si è svolto giovedì 19 gennaio presso la sede del Centro Voltaire (a Catania in via Scuto 19), il primo incontro di una serie dal tema impegnativo e affascinante, dato che si tratta di un sondaggio su nuove iniziative o suggestioni per una rinnovata cultura urbana. La presentazione di questa serie di incontri, dal titolo “Mille idee per la città. Per una nuova cultura urbana”, è stata centrata sulla considerazione della città non solo come luogo fisico, ma anche come intreccio di elementi storici e culturali, nonché ambientali. Si intendono porre le premesse per promuovere una maggiore consapevolezza dei fatti culturali e sociali che riguardano Catania, cercando un’assonanza sia coi bisogni degli abitanti che con la vivacità intellettuale di quanti ne vivificano gli spazi.
Il primo incontro ha visto una relazione proposta dall’ing. Gaetano Randazzo. La sua “proposta per la riqualificazione della Civita” prende spunto dalla considerazione dei nuovi progetti dell’Ente Rete Ferrovie Italiane, presentati e già parzialmente approvati, per la linea di alta velocità da Messina a Siracusa. Il relatore è partito dalla considerazione che, così come prospettato, il passaggio della nuova linea attraverso Catania graverebbe ulteriormente su quella parte di città storica è stata già più volte vittima di un malinteso intento di sviluppo modernizzatore. La Civita corre insomma il rischio di essere ulteriormente penalizzata e ingiustamente privata della dignità storica che di diritto spetta ai centri urbani, attori primi delle vicende sociali e delle tradizioni culturali di una città.
Secondo Randazzo questa potrebbe essere, al contrario, l’occasione per ottimizzare la riqualificazione del corrispondente “fronte mare” (o waterfront che dir si voglia) catanese e, contestualmente, per programmare e progettare la viabilità sud in ingresso e in uscita dalla città. Randazzo ha ricordato che la realizzazione del viadotto della marina comportò nel decennio 1860 una prima separazione del quartiere della Civita dal mare, che pure continuava a toccarla attraverso gli archi. Ma nel decennio 1940, coi lavori di ampliamento dell’area portuale, il mare venne allontanato e, in corrispondenza dell’attuale piazza S. Francesco, venne demolita la chiesa quattrocentesca del Salvatorello e spianata la rupe che aveva costituito per secoli il riferimento dei naviganti che giungevano in città.
Dal 1860 nessun intervento urbanistico compensativo ha dato dignità e senso agli spazi di risulta determinati dalla costruzione del viadotto. Insomma, una “fedeltà storica” attualizzata chiederebbe senz’altro che i binari dell’alta velocità del progetto Rfi non vengano realizzati, come previsto, sul viadotto. Per di più, per ragioni di isolamento acustico, quest’ultimo verrebbe schermato, aumentando in altezza di circa sette metri, e costituendo un’ulteriore barriera fisica fra la città e il mare.
La proposta alternativa di Randazzo parte dall’idea che, in corrispondenza del viadotto, i binari siano comunque alloggiati in galleria. La scelta della galleria è stata recentemente adottata per il fronte mare a Napoli e proposta da Renzo Piano per quello di Genova. Randazzo ha esposto con ulteriori dettagli la sua idea, intesa all’attuazione di un progetto infrastrutturale che risolva anche le esigenze di transito ma che valorizzi la vivibilità delle parti urbane interessate dall’intervento.
Il prossimo incontro della serie promossa dal Centro Voltaire è previsto per martedì 24 Gennaio 2006, alle h.18. Enrico Escher e Luciano Granozzi parleranno di un tema che ci riguarda direttamente: “Step1 Magazine: un esperienza di giornalismo studentesco”.
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