Progettare la rinascita delle città senza pensare solo ai costi e ai tempi

di Gabriella Pantalena

In Italia, i nuovi quadri normativi in materia di architettura e ingegneria vedono sempre più come unica priorità, nelle scelte progettuali, la sola esclusiva libertà di impresa a scapito della libertà di professione e, soprattutto, di pensiero. Viviamo infatti in un contesto storico-politico-economico in cui la libera professione “Intelllettuale” dell’architetto rischia seriamente di scomparire.

Tutto ciò a causa delle recenti normative di liberalizzazione che contemplano sempre più, come unica priorità, parametri che vedono “in primo luogo il costo della prestazione e il ridotto tempo di esecuzione” come esclusivi parametri economici. Un’impostazione che fa perdere di vista la qualità della progettazione. Il tutto in un contesto in cui le normative in ambito di professioni tecniche sono sempre più restrittive e penalizzanti e il libero pensiero sempre più mortificato e lontano da poter produrre qualità nella progettazione.

Tutto ciò non avviene nel resto d’Europa dove, negli ultimi decenni, è stato ampiamente dimostrato come, mediante il progetto di qualità, si possa cambiare il destino delle città. Gli esempi di Bilbao, Barcellona, Berlino sono noti . Attraverso operazioni di riqualificazione, recupero e nuove realizzazioni, queste città (ma ciò è avvenuto anche in altre realtà meno note) sono divenute molto più vivibili per cittadini residenti, diventando, anche, meta di turismo internazionale di qualità. Turismo colto che vede masse di viaggiatori spostarsi per visitare non più solo siti archeologici o mussali, ma per conoscere e vivere l’architettura contemporanea. (a sinistra, un’immagine di Berlino: foto tratta da idesignme.eu) 

L’Italia, che avrebbe potuto unire alle notevoli ricchezze del passato una nuova linfa vitale ottenuta da nuovi contesti architettonici, purtroppo non rientra in questo quadro. E qui si inserisce la rassegna di progetti esposti in “ARCHITETTURE 2010-2012” mostra che testimonia, come afferma l’ architetto Mario Chiavetta, curatore dell’evento e consigliere dell’Ordine di Palermo, “una resistenza al progetto quasi eroica” e che traduce le “Linee di tendenza della produzione architettonica per il III Millennio degli architetti iscritti all’Ordine degli APPC di Palermo”.

Attraverso le opere esposte si vuole presentare il “potenziale operativo e professionale” degli architetti palermitani, energia viva che potrebbe contribuire alla rinascita della nostra città tramite, appunto, l’architettura di qualità, oggi – come anche nel passato – indispensabile risorsa culturale e sociale. Risorsa necessaria per innescare la riqualificazione e la conseguente trasformazione dei luoghi urbani, rendendoli fruibili e poli di attrazione culturale.

 

Redazione

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