«Non ricordo o non ci ho fatto caso». La stessa risposta a molte domande. Sono le parole dell’ultima testimone chiamata dagli avvocati della difesa durante l’udienza del processo 12 apostoli. Imputato con l’accusa di avere abusato sessualmente di molte ragazze, anche minorenni, è il santone Pietro Capuana. L’80enne, ex bancario, leader della comunità della chiesa Lavina di Aci Bonaccorsi (in provincia di Catania) che si era autoproclamato la reincarnazione dell’arcangelo Gabriele e sosteneva di compiere atti purificatori. Insieme a lui sono a processo anche le tre donne ritenute sue ancelle Rosaria Giuffrida, Fabiola Raciti e Katia Concetta Scarpignato.
A testimoniare è stata una ragazza, oggi 23enne, che nella comunità dell’associazione cattolica Cultura e ambiente (Acca) ci è nata e cresciuta. I genitori ne facevano parte da più di trent’anni e il padre è stato anche presidente e responsabile dei rapporti con la Chiesa. Prima di lei, erano state sentite nell’aula del tribunale di Catania anche la madre e la sorella. Le due donne, come molti altri testi, hanno ammesso la pratica dei baci a stampo in bocca dati dal santone. «Io non ci ho mai fatto caso, non me ne sono mai accorta», ha risposto invece la giovane, che ha dichiarato di non avere mai ricevuto da Capuana nemmeno un bacio in decenni di frequentazione della comunità e di non avere nemmeno mai avuto la curiosità di chiedere alle altre due donne della famiglia se fossero state baciate.
Tra le donne che si sarebbero alternate nei turni di notte a casa del santone, ci sarebbe stata anche lei, allora adolescente. «Ricordo che, qualche volta, mi addormentavo sul divano e mi risvegliavo sul letto», ha dichiarato la testimone che all’epoca dei fatti aveva tra i 12 e i 13 anni. Nel corso della scorsa udienza, era venuto fuori il racconto di serate organizzate in comunità, in occasione delle festività di alcuni santi ma con pratiche del tutto profane, sia per sole donne (San Valentino) che per soli uomini (San Giuseppe). Unica presenza costante quella di Capuana: un «uomo speciale, particolarmente vicino a Dio» a dire delle sue più strette collaboratrici che ora sono a processo con lui. Per la procura, invece, l’anziano ex bancario avrebbe «soddisfatto le sue pulsioni sessuali definendosi “pervaso dallo spirito santo“».
Una vicenda venuta fuori dalle mura della comunità nel 2016, con la prima denuncia di una madre a cui la figlia aveva raccontato di avere subito degli abusi sessuali da parte di Capuana già da quando aveva undici anni. Subito dopo la denuncia, la vittima era stata avvicinata da una delle componenti del gruppo che avrebbe provato a convincerla che quelle violenze fossero «un’esperienza mistica fatta di amore dall’alto», sottolineando come lei stessa l’avesse sperimentata da giovane. Dopo la prima, altre denunce si sono susseguite da parte di numerose ragazze. Una vicenda che gli inquirenti hanno definito «un plagio di massa, fondato su argomenti di carattere religioso». Per la prossima udienza si dovrà attendere la fine dell’estate e sarà l’occasione per le difese per fare altre richieste istruttorie: compresi i confronti all’americana, già annunciati. La sentenza è prevista prima di Natale.
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