Il fratello di Andrea, capomafia al 41bis, è stato condannato a 18 anni e 2 mesi. Alla sbarra anche il figlio Dario, considerato il coordinatore della piazza di spaccio. Tutto sarebbe avvenuto all'ombra della famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano
Processo Polaris, stangata in appello per Salvatore Nizza Da Librino al supermercato della droga a San Cristoforo
La condanna più pesante – 18 anni e 2 mesi – è toccata a Salvatore Nizza, conosciuto da tutti con l’appellativo di Mpapocchia, l’imbroglione in dialetto. Ritenuto il capo della grossa piazza di spaccio di via Stella Polare, nel quartiere San Cristoforo. A leggere il dispositivo è stato il giudice Riccardo Pivetti, della prima sezione della corte d’appello di Catania. Insieme a Nizza, alla sbarra c’erano altre 23 persone. Tutte finite nei guai a novembre 2016 nell’ambito dell’inchiesta Polaris, condotta dai carabinieri del comando provinciale etneo su delega della procura.
Con Salvatore Nizza è stato condannato – a 8 anni e 10 mesi, in primo grado erano stati 12 – anche il figlio Natale Dario, considerato il suo braccio operativo. Una figura di primo piano che però, almeno stando alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, non è formalmente affiliato a Cosa nostra con il riturale della pungiuta. Con lui avrebbe lavorato in strada Girolamo Dario Marsiglione – condannato a 9 anni e 11 mesi – a cui era affidato il compito di coordinare vedette e pusher. Manovalanza organizzata secondo il classico schema dei turni di lavoro e che fruttava alla cosca ingenti guadagni. Marsiglione avrebbe custodito anche una sorta di libro mastro dello spaccio, dove annotare incassi e spese durante le giornate, comprese le uscite per la benzina degli scooter.
Quando scatta l’operazione Polaris era ancora latitante Andrea Nizza. Il più giovane di cinque fratelli che hanno dedicato la loro vita al narcotraffico sotto l’effige di Cosa nostra. Il boss viene catturato dopo due anni e un mese da introvabile dentro una casa nel territorio di Viagrande. Il fratello Salvatore avrebbe seguito le sue orme riuscendo a organizzare un business dello spaccio che fruttava circa 40mila euro al giorno. Soldi utili per mantenere i detenuti e per consolidare le forniture di marijuana – prediligendo gli accordi con i narcotrafficanti albanesi – e di cocaina, quest’ultimo canale attivo con le cosche della ‘ndrangheta calabrese.
Prima di Andrea Nizza a reggere la cosca era l’altro fratello, Fabrizio. Diventato collaboratore di giustizia alla fine del 2014. Noto nella mappa criminale della città per essere riuscito, insieme agli altri componenti della famiglia, a spodestare il potente clan di Giovanni Arena. Boss finito in manette nel 2011 dopo 18 anni di latitanza, legato agli Sciuto-Tigna e al gruppo del capomafia Salvatore Cappello.
Le condanne:
Salvatore Stagno: 7 anni e 8 mesi, 60mila euro di multa;
Kevin Bonfiglio: 7 anni e 10 mesi, 40mila euro di multa;
Andrea Rubera: 2 anni e 6 mesi, 24mila euro di multa;
Antonino Castelli: 10 anni e 5 mesi;
Francesco Conte: 11 anni e 10 mesi;
Francesco D’Agata: 10 anni e 5 mesi;
Luigi Orazio Di Bella: 9 anni e 1 mese;
Rosario Grillo: 11 anni e 10 mesi;
Gaetano Litrico: 9 anni e 1 mese;
Girolamo Dario Marsiglione: 9 anni e 11 mesi;
Giuseppe Napoli: 3 anni e 8 mesi e 18mila euro di multa;
Salvatore Nizza: 18 anni 2 mesi;
Natale Dario Nizza: 8 anni e 10 mesi;
Giuseppe Davide Pastura: 9 anni e 8 mesi;
Antonio Raineri: 10 anni e 1 mese;
Claudio Rapisarda: 10 anni e 9 mesi;
Bernardo Russo: 10 anni e 1 mese;
Salvatore Mario Saitta: 10 anni e 1 mese;
Domenico Walter Sorrentino: 11 anni e 5 mesi;
Salvatore Stabile: 9 anni e 1 mese;
Giovanni Tomaselli: 10 anni e 5 mesi;
Marco Verona: 11 anni e 2 mesi;
Giuseppe Vinciguerra: 12 anni e 10 mesi.