Processo Montante, un finanziere: «Il maggiore ci disse di non accanirci nelle verifiche»

«Fate questa verifica ma senza dare l’impressione di perseguitare il contribuente». Sarebbe stata questa l’indicazione data dal maggiore Ettore Orfanello, imputato nel maxi-processo sul sistema Montante, insieme ad altre 29 persone, secondo il maresciallo della guardia di finanza Gioacchino Borzellino, sentito come teste nel corso dell’udienza di oggi del processo che si celebra a Caltanissetta. «Il maggiore Orfanello – ha detto il teste rispondendo alle domande del pubblico ministero Maurizio Bonaccorso – ci chiese di fare una verifica a una nuova società di Gela che doveva ottenere la certificazione antimafia. Si doveva fare questa verifica senza dare l’impressione al contribuente di essere particolarmente accaniti». Nel processo è imputato anche l’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montantegià condannato a otto anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico.

«Così ci disse Orfanello – ha aggiunto il maresciallo Gioacchino Borzellino – Abbiamo fatto dunque la verifica e contestato l’omesso versamento di debiti tributari per diverse centinaia di migliaia di euro. Secondo il maggiore Orfanello eravamo andati troppo a fondo con la verifica. A quel punto, avocò la trattazione di questo procedimento che venne assegnato al luogotenente Sanfilippo. In un altro episodio – ha raccontato poi Borzellino – una delle società da verificare era stata tolta dalla programmazione dell’anno 2011. Seppi che in quell’azienda lavorava la figlia del maggiore Orfanello». A Borzellino è stato chiesto anche di quali fossero i rapporti tra Orfanello e l’imprenditore Massimo Romano, anche lui imputato nel processo. «Ero a conoscenza del fatto che la compagna del maggiore Orfanello lavorava in uno dei supermercati di Massimo Romano. Poi cominciò a lavorare per Confidi, il cui presidente era sempre Romano. Mi venne da fare una battuta sul fatto che a Caltanissetta c’era tanta disoccupazione ma questa donna riusciva a cambiare lavoro così facilmente», ha detto.

Intanto, oggi è arrivata la conferma del fatto che il processo, almeno per il momento, rimarrà a Caltanissetta e non sarà trasferito a Catania, ipotesi che era stata prospettata. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso del sostituto procuratore Pasquale Pacifico, attuale sostituto al tribunale di Caltanissetta, sulla nomina di Nicolò Marino, gip del tribunale di Roma, a procuratore aggiunto di Caltanissetta. A darne notizia in aula è stato il pubblico ministero Maurizio Bonaccorso. Domani il Consiglio di Stato dovrebbe dichiarare il non luogo a procedere sull’appello cautelare proposto da Nicolò Marino in considerazione del fatto che già è intervenuta la sentenza di merito. Nell’udienza dello scorso 5 gennaio, Marino, tramite il suo legale, aveva comunque comunicato di rinunciare alla sua costituzione di parte civile. Si attende ora la decisione di Marino per un eventuale appello alla decisione del Tar del Lazio. 


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