Processo Angelo Lombardo, le repliche. «Patto con la mafia? Non sappiamo chi l’ha fatto ma c’è stato»

Con le repliche si arriva agli ultimi scampoli per il processo in cui è imputato Angelo Lombardo. L’ex parlamentare nazionale ed ex deputato regionale autonomista è accusato dai magistrati della procura di Catania di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. Una vicenda giudiziaria nata dall’inchiesta Iblis del 2010 sull’intreccio tra mafia, politica e imprenditoria. E per molti versi parallela a quella del fratello, l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo. Quest’ultimo nel 2023 ha incassato l’assoluzione definitiva con la parola fine messa dai giudici ermellini della corte di Cassazione. Più lungo e articolato il processo ad Angelo Lombardo che ha scelto il rito ordinario. Insieme a quest’ultimo sono imputati l’ex referente provinciale di Cosa nostra Vincenzo Aiello, il presunto boss Rosario Di Dio, il pentito del clan Cappello Gaetano D’Aquino e il geologo Giovanni Barbagallo.

Le repliche dell’accusa nel processo ad Angelo Lombardo

Angelo Lombardo in una vecchia foto

Per Angelo Lombardo nelle scorse udienze la procura aveva chiesto una condanna a dieci anni di reclusione. La difesa, rappresentata dagli avvocati Calogero Licata e Pietro Granata, spinge invece per l’assoluzione. Con la formula «per non avere commesso il fatto» per il reato di voto di scambio e «perché il fatto non sussiste» per il concorso esterno. Nell’udienza di oggi, cominciata poco dopo le 11.30 davanti alla presidente della corte Anna Grazia Caserta, era presente anche l’ex deputato autonomista. Lombardo si è trattenuto per circa 20 minuti salvo poi lasciare l’aula della prima sezione penale del palazzo di giustizia di piazza Giovanni Verga. A parlare in aula, per le repliche, la magistrata Agata Santonocito. Desiderosa, come lei stessa ha ribadito, di chiarire davanti alla corte alcuni punti dopo le arringhe della difesa che si sono svolte lo scorso 22 settembre.

Tra i nodi salienti alcuni aspetti del capo d’imputazione e l’assoluzione dell’ex presidente della Regione. Un esito che, per la difesa, dovrebbe di fatto indirizzare anche la vicenda del fratello Angelo. «Lui però risponde del reato di concorso esterno come singolo individuo e non in concorso con Raffaele Lombardo – spiega Santonocito – L’unico elemento di contaminazione è dato dal fatto che nel capo d’imputazione si faccia riferimento al fatto che Raffaele Lombardo mantenesse i rapporti con l’associazione mafiosa tramite il fratello e il geologo Giovanni Barbagallo», sottolinea la magistrata.

Secondo l’accusa non ci sarebbero dubbi sul fatto che mafia e politica autonomista a marchio Mpa siano scesi a patti. «In questa vicenda andiamo a cogliere una porzione limitata di un rapporto che, oserei dire, si perde nel tempo… almeno dalla fine degli anni ’70. Non sappiamo chi ha fatto questo patto ma sappiamo che c’è stato». A sostegno di questa tesi la magistrata cita diversi collaboratori di giustizia e le storie che hanno snocciolato in questi anni, ma anche alcuni personaggi del panorama mafioso che in più occasioni hanno fatto riferimento ai loro presunti rapporti con il mondo autonomista, tra voti da procacciare e promesse non mantenute. I nomi sono quelli di Rosario Di Dio, ma anche quello di Santo La Causa, l’ex reggente operativo dei Santapaola. C’è poi Raffaele Bevilacqua, lo storico boss mafioso di Enna deceduto nel 2023.


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