Primarie Pd, sarà scontro all’ultimo voto tra i big Gli sponsor politici a favore di Piccione e Faraone

Sarà una lotta all’ultimo voto e senza esclusione di colpi. Da Palermo a Messina, passando per Enna e Caltanissetta, l’unica via è apparsa quella di un rinvio dei congressi provinciali in casa dem. Molto sarà determinato dagli esiti dei gazebo, nella prova di forza che ha assunto un taglio generazionale dal momento in cui a schierarsi con Nicola Zingaretti a livello nazionale e con Teresa Piccione a livello regionale è la vecchia guardia del partito, mentre attorno al rottamatore Davide Faraone (seppur con le dovute spaccature a livello nazionale tra i supporters di Marco Minniti e quelli di Maurizio Martina) è la generazione dei quarantenni che rivendicano (o consolidano) spazi all’interno del partito.

È così che le uniche due province in cui si sia giunti a un accordo unitario sono quelle di Catania, attorno al nome di Pippo Glorioso, e Ragusa, attorno all’uscente Lino Giaquinta. Su tutto il resto, bisognerà discuterne dopo. A Palermo a sfidare la candidata di Antonello Cracolici, la sindaca di Pollina Magda Culotta, sarà un profilo espressione dei Partigiani dem. Tanti i nomi che circolano in questi giorni, dal presidente della V circoscrizione di Palermo, Fabio Teresi, a quello del vicesindaco di Cerda, Salvo Altadonna, fino a Ninni Terminelli.

Guardando invece alle prossime elezioni europee, un’eventuale vittoria del congresso da parte dei renziani porterebbe alla candidatura per il parlamento di Bruxelles di Valeria Sudano, vicinissima a Luca Sammartino e attualmente senatrice, che lascerebbe il suo scranno a palazzo Madama al primo dei non eletti nella stessa lista dem alle Politiche, Beppe Picciolo.

Il puzzle degli interessi incrociati in casa Pd è pieno di tasselli, ma prima di immaginare gli scenari possibili alle Europee, bisognerà fare i conti con le primarie. I big schierati, con qualche incognita, sono già tanti. Nel capoluogo la sfida vedrà contrapposto l’asse Lupo-Cracolici a quello Faraone-Rubino. Con possibili aiutini esterni al partito: a sponsorizzare Teresa Piccione potrebbe essere, per esempio, Salvo Lo Giudice, a cui non ha fatto piacere essere finito nella lista dem del comprensorio di Monreale alle scorse Politiche. Sul versante renziano, invece, il Miccishow del presidente dell’Ars alla Leopolda sicula di Faraone potrebbe lasciar presagire un sostegno del commissario forzista alla scalata del luogotenente di Renzi nell’Isola. Resta ancora in bilico la posizione ben più complessa del primo cittadino, Leoluca Orlando, che tante battaglie politiche ha affrontato con Giuseppe Lupo (big sponsor della Piccione), ma che è entrato nel partito su invito di Faraone. Suggellando il nuovo percorso in casa dem con la candidatura del suo braccio destro, Fabio Giambrone, alle Politiche.

Dalle parti di Orlando filtra al momento una certa perplessità sulle modalità con cui si sta svolgendo questa fase congressuale. In molti si aspettavano nomi e percorsi diversi per la segreteria regionale. Ma a questo punto Orlando e i suoi dovranno decidere da che parte stare. Anche se tra i ben informati si sussurra anche della possibilità di scegliere di andare ciascuno per la sua strada, senza indicare una linea ufficiale.

Non va meglio all’ombra dell’Etna, dove i big schierati sono Luca Sammartino (quasi 33mila preferenze alle ultime regionali) e Valeria Sudano, con il contributo esterno di Nicola D’Agostino. E c’è anche chi ricorda che Pino Firrarello alle primarie Renzi-Orlando sostenne l’ex premier. Più debole il fronte degli zingarettiani, che può comunque contare sul sostegno di Anthony Barbagallo e Concetta Raia.

E se le due grandi città dell’Isola, di fatto riporteranno la situazione in pareggio (a Palermo è più forte l’area Zingaretti, a Catania quella Renzi), è sulle altre province che si gioca il congresso regionale del Pd.

A Messina Faraone può contare sul sostegno dell’ex rettore e deputato alla Camera Pietro Navarra, sul parlamentare regionale Francesco De Domenico e sull’ex presidente della commissione Attività produttive all’Ars, Giuseppe Laccoto, mentre appare meno consolidato il fronte zingarettiano, che però farà leva sugli amministratori locali. Ma a dare una mano al senatore renziano potrebbe essere anche l’ex ministro Giampiero D’Alia, recentemente eletto nel Consiglio di giustizia tributaria, proprio col sostegno di Pd e Forza Italia. Ad Agrigento a sostegno della partita renziana ci sarà il deputato Michele Catanzaro, mentre a sostegno di Piccione scenderà in campo Giovanni Panepinto. Lì, come altrove, molto giocheranno gli scontenti, che per ripicca potrebbero votare la parte avversa, determinando nuovi equilibri, soprattutto nei piccoli Comuni.

Nell’Ennese molto sarà determinato dalla scelta di Mirello Crisafulli, ufficialmente dalla parte di Piccione. Ma non è escluso che l’amicizia che lo lega a Sammartino potrebbe convincerlo a puntare su Faraone, nonostante tra i due non corra buon sangue. Intanto Faraone incassa l’endorsement di Luisa Lantieri Mario Alloro. Starà dalla parte zingarettiana, invece, Concetto Arancio nel Nisseno, mentre la famiglia Cardinale sosterrà la scalata renziana. Una scalata che sarà particolarmente ripida nel Trapanese, dove sia Baldo Gucciardi che il sindaco del capoluogo, Giacomo Tranchida, hanno sposato la causa di Piccione, mentre l’ala renziana è decisamente più scoperta. A Ragusa la caccia all’ultimo voto si consumerà tra il gruppo di Nello Dipasquale e quello di Giuseppe Digiacomo, mentre a Siracusa, infine, sarà scontro tra Giovanni Cafeo e Giancarlo Garozzo (con Faraone) e Bruno Marziano (area Zingaretti).


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