Qualche settimana prima delle elezioni politiche nazionali abbiamo dato la notizia della possibile nomina di antonio presti, il poeta della fiumara darte, ad assessore regionale i beni culturali. Quando abbiamo lanciato lindiscrezione i giochi sembravano fatti. Lattuale assessore, il fisico-peripatetico antonino zichichi, aveva già combinato un sacco di casini. E il presidente della regione, rosario crocetta, era più che convinto della nomina di presti.
Presti in Giunta? Sì, ma senza la stretta dei Partiti
Qualche settimana prima delle elezioni politiche nazionali abbiamo dato la notizia della possibile nomina di Antonio Presti, il poeta della Fiumara dArte, ad assessore regionale i Beni culturali. Quando abbiamo lanciato lindiscrezione i giochi sembravano fatti. Lattuale assessore, il fisico-peripatetico Antonino Zichichi, aveva già combinato un sacco di casini. E il presidente della Regione, Rosario Crocetta, era più che convinto della nomina di Presti.
La risposta non è semplice. Presti è un idealista. Un uomo, un intellettuale che ha sempre combattuto il potere. Affrontandolo a viso aperto. Ha cominciato nei primi anni 80 del secolo passato, quando, mentre lamministrazione regionale cementificava le fiumare della riviera tirrenica del Messinese, facendo ingrassare i mafiosi che gestivano questi lucrosi appalti, lui, Antonio Presti, iniziava la sua solitaria battaglia per laffermazione del bello e della cultura, realizzando a proprie spese, nel territorio ferito alla mafia e dal cemento abusivo, straordinarie opere darte.
Ovviamente, lamministrazione pubblica di quegli anni, che in combutta con la mafia distruggeva il territorio, intuì il messaggio profondamente antimafioso di Presti. E cercò, in tutti i modi, di neutralizzarne lazione culturale destabilizzante. Ma il poeta della Fiumara dArte è andato avanti lo stesso, pagando pressi elevatissimi, ma riuscendo a strappare ai mafiosi e ai prepotenti piccoli spazi di vita, di arte e di cultura che rivestono, però, un elevato valore simbolico.
Ancora oggi Presti combatte la sua battaglia. Il poeta della Fiumara dArte non è cambiato. Ma non è cambiata nemmeno la politica siciliana. Sempre pronta a a trafficare e a colludere con la vecchia Sicilia. E con la mafia.
Certo, il presidente della Regione, Crocetta, una svolta sta provando ad imprimerla. Non senza grandi contraddizioni. Perché il governatore, alla fine, con la politica siciliana truffaldina e ladra ci deve convivere. Ed è proprio questo che a Presti non va giù: le mediazioni, estenuanti, che il presidente Crocetta conduce con i Partiti politici della sua coalizione. Trattative, mediazioni e compromessi che, fino ad oggi, hanno bloccato buona parte della Rivoluzione annunciata da Crocetta.
Sembra, almeno così racconta, che su questo lo scontro tra i due sia forte. Sarebbero anche volate parole grosse. E qualche verità ci deve essere se, da un paio di settimane o forse più – la decisione di sostituire Zichichi con Presti il presidente Crocetta lavrebbe maturata almeno quindici giorni prima delle elezioni politiche – la nomina di Presti è bloccata.
Strana storia, quella che si sta verificando. Ai vecchi Partiti politici che sostengono la giunta Crocetta, Presti, ovviamente non va giù. A Presti non vanno giù i vecchi Partiti politici. In mezzo cè il presidente Crocetta che, forse, vorrebbe nominare Presti anche per allentare la presa dei vecchi Partiti politici che hanno già messo gli artigli sui beni culturali della Sicilia (bandi, appalti, iniziative direttamente promosse e via continuando).
Vedremo come finirà.
Antonio Presti