«Siamo qui per esprimere la nostra solidarietà e vicinanza al sindaco di Riace, per chiedere la sua liberazione e per denunciare l’attacco pesante che ha subito da parte del governo». I sindacati scendono in piazza in segno di protesta dopo l’arresto, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, del sindaco di Riace Mimmo Lucano, ai domiciliari. Si tratta dell’ennesima manifestazione a sostegno all’operato del primo cittadino del piccolo centro calabrese. E non sarà l’ultima. Una cinquantina di manifestanti del sindacato Slai-Cobas si sono raccolti oggi pomeriggio davanti ai cancelli della prefettura, non soltanto per manifestare la propria solidarietà al primo cittadino, ma anche per contestare il decreto sicurezza del ministro dell’Interno Matteo Salvini.
«Lucano sta facendo ciò che farebbe chiunque abbia buone intenzioni nei confronti dei migranti e degli stessi cittadini di Riace – spiega Rosario Sciortino, coordinatore provinciale Slai-Cobas Palermo – come sviluppare una convivenza civile, dando l’opportunità a tutti di integrarsi nella maniera corretta». Nel corso del sit-in, i manifestanti hanno inoltre distribuito un volantino sottolineando gli aspetti più critici del decreto. Il testo del governo, infatti, viene definito come «un decreto di propaganda ideologica di concreto attacco ai diritti fondamentali mettendo insieme, in un unico documento, sia gli interventi restrittivi, repressivi, sia quelli sull’immigrazione, per alimentare di fatto la falsa idea che sono gli immigrati la causa dell’insicurezza».
Per il sindacato, l’insistenza su questo su questo punto servirebbe al governo «solo per sviare l’attenzione dai veri problemi sociali». Tra gli spetti più criticati, anche la cancellazione del permesso di soggiorno per motivi familiari che «oltre a stracciare ogni norma internazionale, diventa solo una persecuzione. L’immagine più evidente di un governo che pone la disumanità a suo principio. In questo decreto, il diritto d’asilo diventa quasi impossibile. Si tenta solo di cacciare i immigrati violando ogni norma giudiziaria».
I richiedenti asilo, ad esempio, non si possono iscrivere all’anagrafe e non possono accedere alla residenza. «È quindi il governo che li fa diventare clandestini, non esistenti per i Comuni dove risiedono». Per Sciortino, che conclude, questo decreto rappresenterebbe anche un pesante attacco ai cittadini che lottano per i propri diritti: «Che cosa, infatti, rappresentano altrimenti l’introduzione del daspo urbano, della pistola taser, del braccialetto elettronico, e della trasformazione del blocco stradale in reato penale, dell’ampliamento delle intercettazioni telefoniche contro chi occupa terreni ed edifici?».
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