Presidente Crocetta, dottoressa Corsello: che fine hanno fatto i militari dell’Arma chiamati a verificare la legalità nei cantieri siciliani?

NEL SILENZIO GENERALE I CIRCA 100 CARABINIERI CHE DOVREBBERO OPERARE INSIEME AGLI ISPETTORI DEL DIPARTIMENTO REGIONALE LAVORO SONO STATI POSTI NELLE CONDIZIONI DI NON POTERE PIU’ OPERARE. CON BUONA PACE DELLA LEGALITA’ DECLAMATA A PAROLE DAL GOVERNATORE. UN TRIONFO DELL’ILLEGALITA’ (LAVORO NERO E RISCHI PER LA SICUREZZA E LA SALUTE DEI LAVORATORI). LE MANCATE ENTRATE

A parole si parla di legalità, di tutela del lavoro e, soprattutto, di lotta al lavoro nero. Nei fatti, però, la pubblica Amministrazione regionale facilita la vita a chi non rispetta la Legge, sfruttando i più deboli. 

Parliamo del Nil, Nucleo ispettorato al lavoro dei Carabinieri. Sono circa 100 militari dell’Arma che lavorano, fianco a fianco, con gli ispettori del dipartimento Lavoro della Regione siciliana. Il dipartimento retto dalla dottoressa Anna Rosa Corsello. Sono gli operatori – civili e militari – chiamati a verificare che nelle aziende si rispettino i contratti di lavoro e, di conseguenza, la dignità dei lavoratori e, soprattutto, la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Gli ispettori sono dipendenti del dipartimento regionale Lavoro. I circa 100 militari dell’Arma, come già ricordato, affiancano gli ispettori regionali durante le ispezioni.

Che cosa sta succedendo? Semplice: di fatto questo servizio – nel silenzio generale – è stato prima ridotto e poi praticamente smantellato. La dottoressa Corsello non sa nulla di tutto ciò? E il nuovo assessore regionale, Giuseppe Bruno, è informato? 

Passiamo ad analizzare come è stato ‘organizzato’ questo incredibile disservizio.

Il servizio svolto da questi circa 100 militari dell’Arma dei Carabinieri viene pagato dalla Regione. I fondi vengono stanziati in un apposito capitolo del Bilancio regionale: il n. 312517.

Questo servizio, per la durata di un anno, costa circa 5 milioni di euro. E infatti nel Bilancio regionale 2011 lo stanziamenti di quest capitolo era pari, appunto, a 5 milioni di euro.

Nel 2012 lo stanziamento scende a 3,3 milioni di euro. Già questo è strano, perché un servizio così importante non dovrebbe subire tagli, visto che di mezzo – e i tanti casi denunciati dalle organizzazioni sindacali ne sono drammatica testimonianza – non c’è soltanto la legalità dei contratti di lavoro, ma anche la sicurezza nei luoghi di lavoro!

Nel Bilancio del 2013 – il primo Bilancio del Governo di Rosario Crocetta – lo stanziamento viene portato a 1,3 milioni di euro! E’ un taglio di risorse incredibile, che mal si addice a un Governo regionale che sbandiera la ‘legalità’ un giorno sì e l’altro pure.

Ma il capolavoro arriva quest’anno, quando, sulla carta, il capitolo viene portato a 2,1 milioni di euro. Solo che questi soldi il Governo li prende dal fondo rischi, cioè da quel particolare fondo che dovrebbe servire per fronteggiare i cosiddetti residui attivi, ovvero le entrate fittizie iscritte in Bilancio che non si concretizzeranno mai e che dovranno essere cancellate.

Cosa, questa, che ha determinato la sacrosanta impugnativa della Finanziaria da parte dell’Ufficio del Commissario dello Stato. 

Qui va fatta una precisazione. Ad ogni più sospinto il governatore Crocetta dice e ripete che certi pagamenti – per esempio le attività culturali – non possono essere effettuati perché “c’è stata l’impugnativa”.

Peccato che il presidente della Regione omette di precisare due cose.

In primo luogo, che i soldi del fondo rischi non possono essere toccati: cosa che i magistrati della Corte dei Conti hanno sottolineato non quest’anno, ma l’anno scorso. Particolare, questo, che Crocetta e l’Ars conoscevano benissimo, ma hanno fatto finta di aver dimenticato, sempre nel nome del ‘rispetto della legge’ (a parole, ovviamente).

In secondo luogo, nel Bilancio 2014 i soldi ‘buoni’ – cioè quelli spendibili – c’erano e ci sono: ma vengono utilizzati per far funzionare la ‘macchina’ regionale (stipendi e altro) e per pagare – per esempio – i consulenti esterni all’Amministrazione regionale!

Morale: al di là delle cose che raccontano, le clientele le hanno finanziate con i soldi ‘buoni’; le cose serie con i soldi del fondo rischi, ben sapendo che questa parte della manovra sarebbe stata impugnata! Farisei a tutti gli effetti.

Di fatto, quest’anno, per i circa 100 militari dell’Arma che lavorano con gli ispettori regionali del dipartimento Lavoro ci sono circa 88 mila euro: cioè nulla. E infatti i controlli nei cantieri o non si fanno, o si fanno senza l’ausilio dei militari dell’Arma.

Fine delle disfunzioni? Non esattamente. Perché in questa storia c’è il risvolto della medaglia che lascerebbe intravedere l’ombra del ‘dolo’. Non stiamo esagerando. E proveremo anche a illustrare che la parola ‘dolo’ non la utilizziamo a caso.

Abbiamo detto che questo servizio, a regime, costa alla Regione siciliana 5 milioni di euro all’anno. Ma come il governatore Crocetta dovrebbe sapere – e come la dottoressa Corsello sa benissimo, perché è una dirigente troppo brava per non sapere queste cose – questo lavoro svolto dagli ispettori regionali e dai circa 100 militari dell’Arma produce, ogni anno, entrate ben superiori al costo di 5 milioni.

Si tratta delle sanzioni comminate a chi viola la Legge. Sanzioni che, fino al 2011, portavano nelle ‘casse’ della Regione 10-12 milioni di euro all’anno ‘cash’ più altri 30-40 milioni di entrate per gli anni successivi (non tutti i soggetti che violano la legge pagano subito).

Certo, dal 2011 ad oggi, in Sicilia, l’economia è peggiorata. La caduta del Pil (Prodotto interno lordo), nel 2013, è stata del 6,5 per cento. Le entrate non sarebbero state 10-12 milioni. Ammettiamo – e stiamo largheggiando in negativo – che si sarebbero ridotte del 50 per cento. Ma già avrebbero ripagato il servizio con qualche utile.

Perché allora azzerare un servizio che, nella peggiore delle ipotesi, si sarebbe sostenuto finanziariamente da solo? Per agevolare chi, in materia di lavoro, si mette sotto i piedi la Legge?

Il dubbio è legittimo. Così com’è legittimo affermare che, al di là delle chiacchiere e dell’antimafia di facciata, in Sicilia – almeno in materia di lavoro – l’unica forma di ‘legalità’ che si è affermata dal novembre del 2012 ad oggi è quelle delle ‘minchie bollite’…

p.s.

potremmo aggiungere che tutto questo succede, guarda caso, proprio quando, in certi settori della vita pubblica siciliana, proprio nel settore dei lavori pubblici, si va avanti con affidamenti diretti, senza gare…

Cosa, questa, che lascerebbe pensare a un’associazione…

 


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