«Gli occhi di mio padre erano lo specchio di chi non capiva». È un estratto del racconto col quale il 17enne Samuele Carcagnolo, rappresentante d'istituto del Vaccarini, ha vinto la sezione narrativa del concorso bandito dall'Unione donne italiane. E che aveva per tema Oltre gli stereotipi: un altro genere di amore
Premio Stereotipa, gli studenti raccontano l’amore «Genitori non riescono a uscire dai vecchi schemi»
«Gli occhi di mio padre erano lo specchio di chi non capiva, di chi non era pronto […] Pensavo: cos’ho di diverso? Ero davvero diverso? […] Sapevo che quell’amore mi stava distruggendo, l’amore verso un uomo, per una persona del mio stesso sesso. Così, ad un tratto, ho capito che quell’amore non poteva essere segreto ma doveva andare oltre, oltre gli altri, oltre le paure, le gabbie. […]Ma l’amore esiste, il mio amore esiste, e, se esiste, il mondo deve accettare che viva in me e che mi faccia vivere».
Sono alcuni frammenti del racconto scritto dal 17enne Samuele Carcagnolo, che ha vinto il primo posto nella sezione narrativa del premio Stereotipa. All’evento – organizzato da Udi Catania e giunto quest’anno alla seconda edizione – hanno partecipato diverse scuole della provincia che con poesie, disegni e video hanno raccontato l’amore. Un sentimento inteso non solo come legame tra uomo e donna ma in tutte le sue sfaccettature.
Obiettivo del concorso Oltre gli stereotipi: un altro genere di amore era proprio quello di superare i preconcetti legati all’amore non violento e non possessivo e quello omosessuale, alla violenza sulle donne e a quella esercitata da chi non riconosce e rispetta le diversità. È questo tipo di violenza che emerge dalle parole scritte da Carcagnolo, che frequenta l’istituto Vaccarini etneo ed è stato ispirato «da qualche storia vicina». Per lo studente catanese le difficoltà dei ragazzi omosessuali a confrontarsi con gli amici di sempre sono ormai superate, ma restano le «differenza di pensiero» con i genitori, colpa «dello sbalzo generazionale e del fatto che vogliono farci vivere la vita come dicono loro, non capendo il nostro bisogno di uscire dagli schemi».
Ma per Samuele, che è anche rappresentante d’istituto, il mondo può e deve cambiare, diventando un posto «dove l’amore come sentimento universale sia accettato e l’immigrato non sia un problema, dove uomini e donne diverse possano credere in se stessi e in un cambiamento». Un rinnovamento che è fortemente auspicato anche da Giovanna Crivelli (Udi). Lei racconta come le donne di del gruppo si muovano «insieme a livello nazionale, combattendo ogni tipo di stereotipo, come le pubblicità che offendono l’immagine femminile». Stesso sentimento espresso da Pina Arena, coordinatrice didattica del progetto, rimasta particolarmente colpita da L’amore è, una somma di immagini e parole realizzata da una bambina della scuola XX Settembre di Catania che «ha espresso il suo concetto di amore uguale e giusto con una sapienza di cui solo i bambini consapevoli sono capaci».
Tra le scuole premiate al Palazzo della Cultura, oltre quelle già citate, ci sono Carducci e istituto Cannizzaro di Catania, Benedetto Radice di Bronte, Rocco Chinnici di Nicolosi e Gioacchino Russo di Paternò, di cui ha partecipato la classe che frequenta le lezioni serali. Classe a cui appartiene la poetessa paternese Antonella Paparo, classe 1962, figlia di un cantastorie che affronta nelle sue poesie – scritte tutte in dialetto siciliano – amore, violenza, politica. «Il dialetto siciliano mi permette di esternare il mio essere», spiega la poetessa che ha ricevuto un premio speciale dall’Udi per Gestu vili, scritta in occasione dell’8 marzo e in cui denuncia il problema della violenza sulle donne. «Ogni donna deve pretendere il rispetto – dice la Paparo riferendosi ai frequenti casi di femminicidio che invadono le pagine di cronaca – Noi donne non consideriamo violenza già il fatto di dare rispetto senza riceverne in cambio».