Precari, la sceneggiata continua. Che fare per non farli pagare a imprese e famiglie siciliane

BASTEREBBE ISTITUIRE IL REDDITO MINIMO GARANTITO. I SOLDI POTREBBERO ESSERE TROVATI DIMEZZANDO IL CONDONO DA 98 MILIARDI DI EURO CHE GOVERNO MONTI E GOVERNO LETTA HANNO REGALATO AI TITOLARI DELLE CASE DA GIOCO. E DIMEZZANDO LE ‘MISSIONI DI PACE’

Dopo aver strombazzato per mesi e mesi che il problema dei precari era risolto, qualcuno scopre che, forse, non c’è la copertura finanziaria. Il ‘balletto’ romano – il Ministro Giampiero D’Alia che prima dice “Basta al precariato” e poi ci ripensa, il PD che con i parlamentari nazionali, Angelo Capodicasa e Maria Iacono, propone la proroga dei contratti fino al 31 dicembre – ha finalmente ‘partorito’ il topolino. Roma dice “Sì” ai precari siciliani. Tanto non è che ci mette i soldi per pagarli: a pagarli saranno i siciliani. Per la precisione, le famiglie e le imprese siciliane con nuove tasse e con un riduzione dei servizi, a cominciare da quelli sanitari.
Lo scandalo dei precari siciliani non si ferma. I 55 mila precari e forse più di Regione, enti e società regionali (compresi quelli delle Asp) li paga la stessa Regione (anche se quest’anno non abbiamo ancora capito con quali soldi: avendo letto la ‘bozza’ non abbiamo trovato le risorse per questa categoria: c’è, semmai, un taglio del 60-66 per cento a tutti i settori dell’Amministrazione: e quindi anche un taglio alle risorse per questi precari).
Poi ci sono i precari degli enti locali. Sono 24 mila, forse 30 mila. Forse ancora di più, perché negli ultimi anni gli Ato rifiuti hanno ‘assunto’ – sempre per chiamata diretta – altri 13 mila soggetti. Assunti dai Comuni. Secondo voi – vediamo cari lettori se afferrate al volo il concetto – perché, nei primi anni del 2000 la politica ha stabilito che gli Ato rifiuti sarebbero stati società per azioni costituite tra Comuni e non consorzi di Comuni a costo zero?
Per sistemare amici nei consigli di amministrazione degli Ato rifiuti (e anche idrici, ovviamente). E per consentire l’assunzione a ruota libera di personale: perché le spa sono società di capitale, quindi private anche se costituite con soldi pubblici (dei Comuni): e quindi, da società private, assumono chi vogliono pagando con i soldi dei contribuenti!
Ecco il solito, grande equivoco giuridico che in Sicilia va in scena dai tempi della Sofis, fine anni ’50 del secolo scorso. Un ‘babbio’ che si ripresenta come i ‘Corsi e ricorsi’ di Vico, declinati in Sicilia per soddisfare clientele esose e numerose
Ora Roma ha detto: e vabbè, tenetevi pure ‘sti precari degli enti locali per un altro anno. Chi pagherà? “Manca la copertura finanziaria”, scrive qualcuno. Errato: la copertura finanziaria c’è: saranno i siciliani – famiglie e imprese – che, come tanti cornuti, oltre all’Irpef, oltre all’Imu, oltre alla Tares, oltre alle tasse e alle imposte nazionali e comunali metteranno mani al portafoglio e pagheranno lo stipendio ai questi precari.
Una manovra keynesiana a coda di topo: non saranno, infatti, soldi che si aggiungeranno al flusso di denaro che circola in Sicilia per sostenere la domanda al consumo e rilanciare l’occupazione: al contrario, saranno soldi tolti alle famiglie e alle imprese siciliane – che numericamente saranno molte di più, mille volte di più dei 30 mila precari da foraggiare – già massacrate dal Fisco. Famiglie che consumeranno ancora meno e imprese che sconteranno maggiori difficoltà.
Di fatto, la manovra sul precariato che la Regione siciliana si accinge a varare sarà ultra recessiva: per salvare il posto a 30 mila raccomandati dalla politica e dai sindacati (leggere Cgil, Cisl e Uil) si colpiranno centinaia di migliaia di famiglie e imprese siciliane riducendo i consumi e aumentando la disoccupazione.
Chi ci guadagnerà? La politica siciliana. Il PD in testa. Ma anche gli altri Partiti di Governo. Di fatto, come ci capita di scrivere spesso, si tratta di una mega operazione di voto di scambio giocata sulla pelle di famiglie e imprese siciliane che pagheranno il conto.
C’è un modo per evitarla? Certo. Basterebbe istituire il Reddito minimo garantito. Per i precari e per i disoccupati. Pagato ovviamente da Roma. In questo caso la manovra diventerebbe keynesiana a tutti gli effetti. Il flusso di soldi che arriverebbe da Roma si sommerebbe ai magri redditi di famiglie e imprese siciliane, rilanciando i consumi e l’occupazione.
Direte: e Roma da dove li prende i soldi? Semplice: dimezzando, in primo luogo, il condono di 98 miliardi di euro di multe che il Governo Monti e il Governo Letta hanno regalato ai titolari delle sale da gioco. I ‘filantropi’ che gestiscono queste sale da gioco ci rimarrebbero male? Pazienza. Se magari per una volta la legalità in Italia diventasse una cosa seria, beh, non farebbe male a nessuno.
Altri soldi potrebbero essere reperiti dimezzando le “missioni di pace”, che servono soltanto a ristretti gruppi economici e di potere che, da anni, costruiscono le fortune con la produzione di armi. Rimarrebbero scontenti anche loro? Pazienza.
Con queste due voci si potrebbero effettuare interventi per il precariato non soltanto in Sicilia, ma in tutto il Sud d’Italia. Il gruppo di Bilderberg, che da un paio di anni è a Palazzo Chigi, ci rimarrebbe male? Pazienza. Siamo ancora uno Stato sovrano che, ogni tanto, potrebbe anche fare gli interessi dei propri cittadini.
O no?


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