La polizia ha identificato i responsabili del viaggio della fatiscente imbarcazione salvata due giorni fa su cui viaggiavano 276 migranti. Ognuno avrebbe pagato circa 2mila dollari. «Ho visto un libico che puntava il coltello alla gola di un siriano che voleva mettersi accanto alla sua famiglia», racconta uno di loro. Guarda foto e video
Pozzallo: fermati 7 scafisti, per la prima volta libici Mezzo milione di euro nelle casse dei trafficanti
Hanno provato a nascondersi, a spacciarsi per cittadini marocchini, ma alla fine la squadra mobile di Ragusa ha individuato i presunti sette scafisti della fatiscente imbarcazione salvata due giorni fa nel Canale di Sicilia. I 276 migranti – 267 uomini e nove donne – sono arrivati ieri nel porto di Pozzallo. Per la prima volta, sottolineano gli investigatori, gli scafisti sono di nazionalità libica, più alcuni originari della Tunisia. Dopo numerosi interrogatori, il capo del gruppo ha confessato ricostruendo alcuni dettagli dell’accordo stipulato con gli organizzatori del viaggio: avrebbe ricevuto 3mila dollari, ma soltanto una volta giunto in Italia e nel caso in cui non venisse arrestato. Al momento della partenza gli sarebbe stata dato solo un piccolo acconto. Ma il vero business lo fa chi resta in Libia: ogni passeggero avrebbe pagato 2mila dollari. In totale la traversata sull’imbarcazione da 16 metri ha portato nelle casse dell’organizzazione quasi mezzo milione di euro.
Sono sette gli scafisti arrestati dalla polizia, di età compresa tra i 22 e i 30 anni. Si tratta di Montasar Mourabit, classe 1993, Mohamed Ben Ramdan,1992, Said Mansour, 1988, Ahmed Makhzoum, 1992, Taoufik Khalis, 1986, Said Maatawi, 1985 e Amine Belace,1987. Per loro l’accusa è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato dall’aver esposto i migranti a pericolo di vita e di averli sottoposti a trattamenti inumani e degradanti. I 267 passeggeri sono stati costretti a viaggiare sotto la continua minaccia delle armi, coltelli e cacciaviti. È quanto emerge dalle testimonianze di alcuni di loro. «Quando qualcuno di noi si alzava per provare a trovare una posizione più comoda – ha raccontato un uomo agli investigatori – veniva subito minacciato con il coltello; ho visto un libico che puntava il coltello alla gola di un siriano che voleva mettersi accanto alla sua famiglia; erano tutti armati e ci dicevano di non muoverci per non fare affondare la barca fatiscente sulla quale viaggiavamo; quando è passato un elicottero sopra noi, hanno costretto un pakistano e mettersi al timone ma lui non c’entra nulla».
L’imbarcazione è stata soccorsa alle 18 di giovedì 9 luglio dalla nave Chimera della marina militare italiana. Il barcone era in precarie condizioni e i migranti non avevano strumenti di salvataggio. Visti i rischi sono state messe in mare le scialuppe per avvicinarsi e verificare le condizioni dei passeggeri. Che sono giunti, tutti in buone condizioni di salute, al porto di Pozzallo ieri mattina. Successivamente sono stati trasferiti nel centro di primo soccorso e accoglienza del Comune del Ragusano. Nel frattempo altri migranti ospiti del Cpsa sono stati trasferiti verso altri siti, per liberare spazi ai nuovi arrivati. «La polizia scientifica – si legge nella nota della squadra mobile – ha lavorato senza sosta per le operazioni di preidentificazione e fotosegnalamento. In tempi record sono stati identificati centinaia di migranti approdati».
Nel 2015 in provincia di Ragusa sono stati fermati 75 scafisti. Lo scorso anno in totale sono stati 200 gli arresti. Inoltre, sono in corso numerose attività in collaborazione con le altre Squadre Mobili siciliane della Polizia di Stato (coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine) al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste straniere a quelle Italiane.