Addestrati in modo precario nei piccoli porti libici e poi fatti partire alla guida di quattro gommoni. Tutti dalla stessa spiaggia, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. È il racconto che i presunti scafisti arrestati oggi dalla polizia di Ragusa hanno fatto. Le loro ammissioni e le numerose testimonianze dei migranti sbarcati ieri a Pozzallo hanno permesso di fare luce sull’organizzazione della traversata.
Nel porto ragusano sono arrivate 447 persone. Salvate dalla nave Dattilo della capitaneria di porto nelle ore precedenti a largo della Libia. si trovavano a bordo di quattro diversi gommoni, partiti però quasi contemporaneamente. Una piccola flotta alla cui guida ci sarebbero stati Rashid Abdul, 22enne del Ghana, il coetaneo Iebrim Jammeh, del Gambia, Sidi Djuf, senegalese di 35 anni e Dennis Tutu Osei, 34enne del Ghana. Sono loro i quattro fermati dalla squadra mobile. Accusati di aver condotto i natanti fino a quando non sono arrivati i soccorsi: dovranno rispondere dei reati di ingresso clandestino di cittadini extracomunitari in Italia, aggravato dall’aver esposto queste persone al pericolo per la loro vita e per averle sottoposto a trattamento inumano e degradante.
Secondo le confessioni di due dei quattro presunti scafisti, si sarebbero conosciuti sulla spiaggia da cui sono partiti i gommoni. Ma prima avrebbero ricevuto una breve e lacunosa formazione da parte dell’organizzazione libica che ha organizzato la traversata. I quattro avrebbero accettato di guidare le imbarcazioni in cambio di pochi dollari, seguendo le indicazioni date loro dai libici, sia per la conduzione dei gommoni che per la rotta da seguire. Così come per il momento in cui chiamare i soccorsi. Mentre i trafficanti che sono rimasti nel Paese africano avrebbero guadagnato 90mila euro a gommone, in totale 360mila euro.
I migranti tratti in salvo sono stati trasferiti nel centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo. Alle procedure hanno partecipato venti agenti della polizia di Stato, altri operatori delle forze dell’ordine, la protezione civile, la Croce Rossa e i medici dell’Asp per le visite mediche. La polizia scientifica si è occupata del fotosegnalamento. Dopo essere stati identificati molti sono stati trasferiti in altri centri di accoglienza, per cominciare a svuotare quello di Pozzallo. I quattro fermati sono stati portati nel carcere di Ragusa a disposizione dell’autorità giudiziaria. Dall’inizio del 2015 sono 60 gli scafisti identificati soltanto nella provincia iblea.
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