Come vivono gli adolescenti nelle periferie delle tre città metropolitane della Sicilia? La risposta può sembrare scontata, anche se non si è soliti frequentare Catania, Palermo e Messina. Tre città con diversi quartieri ai margini, servizi carenti, spazi di aggregazione ridotti al minimo e un senso diffuso di precarietà che accompagna la crescita. Un contesto […]
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Povertà educativa e abbandono scolastico in numeri: la Sicilia maglia nera nelle grandi città
Come vivono gli adolescenti nelle periferie delle tre città metropolitane della Sicilia? La risposta può sembrare scontata, anche se non si è soliti frequentare Catania, Palermo e Messina. Tre città con diversi quartieri ai margini, servizi carenti, spazi di aggregazione ridotti al minimo e un senso diffuso di precarietà che accompagna la crescita. Un contesto in cui l’adolescenza si consuma spesso tra disagio sociale e dispersione scolastica, assenza di opportunità, fragilità sociali e un rapporto complesso con le istituzioni, mentre la città resta distante, quasi irraggiungibile. Per capire meglio la portata di tutto questo bisogna partire dai numeri e dall’ultimo report della fondazione Openpolis che, da alcuni anni, porta avanti l’osservatorio #conibambini. Sotto la lente d’ingrandimento, le realtà delle 14 città metropolitane d’Italia.
Catania, Capitale italiana della questione minorile
Catania, da circa 40 anni, è la Capitale italiana della questione minorile. I tratti distintivi li aveva denunciati un magistrato illuminato: l’ex presidente del tribunale dei minori Giambattista Scidà. Del legame tra condizione economica e uscite precoci dal sistema di istruzione e formazione si continua a parlare oggi. Nel capoluogo etneo oltre un quarto dei giovani tra i 18 e i 24 anni (26,5 per cento) ha lasciato gli studi prima del diploma o di una qualifica. Una situazione più frequente – salendo al 36,5 per cento – tra i figli delle persone senza diploma. «Percentuali più alte rispetto agli altri capoluoghi metropolitani», si legge nel report. Che segnala l’importanza di leggere il dato considerando l’incidenza delle famiglie con potenziale disagio economico.
Ossia nuclei dove la persona di riferimento ha fino a 64 anni e non ci sono occupati o pensionati. Il dato complessivo di Catania si attesta sul 6,2 per cento: «La quota più elevata tra i 14 Comuni capoluogo di città metropolitana». Nel dettaglio, la percentuale sale fino al 9,3 per cento nei quartieri San Giorgio, Librino, San Giuseppe La Rena e Villaggio Sant’Agata. Tuttavia, in Italia, il valore più alto in assoluto si registra nel quartiere palermitano di Brancaccio-Ciaculli (9,9 per cento). Per i giovani che hanno lasciato la scuola precocemente è più alto il rischio di esclusione sociale. Come la condizione di Neet, ovvero ragazze e ragazzi che non studiano né lavorano. Situazione che, a Catania, riguarda il 35,4 per cento dei giovani tra 15 e 29 anni. Seguono Palermo (32,4 per cento) e Napoli (29,7 per cento). Con percentuali più contenute nelle città del centro-nord.
Palermo e il record della zona Brancaccio-Ciaculli

Se i dati di Catania confermano un allarme ormai radicato, la situazione a Palermo non offre certo prospettive migliori. Come già accennato, la zona dove si registra una maggiore difficoltà potenziale per le famiglie con figli è Brancaccio–Ciaculli. In questo quartiere, l’incidenza dei nuclei con figli dove la persona di riferimento ha fino a 64 anni e nessun componente è occupato o pensionato raggiunge il 9,9 per cento. Molto più della media comunale del 5,8 per cento e dato più elevato in assoluto tra le aree oggetto di analisi. Al contrario nel quartiere Malaspina-Palagonia, dove le famiglie in questa condizione sono il 2,2 per cento.
Nel territorio del Comune di Palermo gli abbandoni precoci della scuola riguardano il 19,8 per cento dei giovani tra 18 e 24 anni. Tra i figli delle persone senza diploma la quota sale al 29,1 per cento. Si tratta, rispettivamente, della seconda e terza quota più significativa nel confronto con gli altri capoluoghi di città metropolitana.
Povertà educativa in Sicilia: Messina e la terza circoscrizione
A Messina, gli abbandoni precoci della scuola riguardano il 14,6 per cento dei giovani tra 18 e 24 anni. Si tratta di persone che hanno lasciato la scuola con al massimo la licenza media, prima del diploma o di una qualifica. Una situazione generalmente più frequente nelle famiglie svantaggiate in termini educativi e sociali. Tra i figli delle persone senza diploma la quota comunale sale al 24,8 per cento. La situazione più complessa è quella della terza circoscrizione, che ingloba diversi rioni tra i quali Gazzi, Bisconte, Camaro e Cannamele. A livello complessivo, la quota di abbandono scolastico raggiunge il 20 per cento nella terza circoscrizione; mentre risulta molto più contenuta nella quarta (8,4 per cento). Tra i figli delle persone senza diploma, l’abbandono scolastico precoce si conferma più frequente nella circoscrizione tre con una percentuale del 28,2 per cento.