Continuando l’ondata di maltempo che da qualche giorno sta colpendo la Sicilia – con “precipitazioni sparse, a prevalente carattere di rovescio o temporale, accompagnati da rovesci di forte intensità, attività elettrica e forti raffiche di vento” – la Protezione civile regionale ha diffuso un Avviso per il rischio meteo-idrogeologico (n. 22332 del 28.11.2022), disponendo per […]
Poveri sindaci, tra l’incudine e il martello!
Continuando l’ondata di maltempo che da qualche giorno sta colpendo la Sicilia – con “precipitazioni sparse, a prevalente carattere di rovescio o temporale, accompagnati da rovesci di forte intensità, attività elettrica e forti raffiche di vento” – la Protezione civile regionale ha diffuso un Avviso per il rischio meteo-idrogeologico (n. 22332 del 28.11.2022), disponendo per tutta l’isola l’allerta meteo arancione.
Si è trattato del primo passo di una procedura che vede in primo piano i Sindaci cui tocca “predisporre le azioni di prevenzione previste nei propri piani di protezione civile in attuazione dei livelli di allerta” e assumere le decisioni conseguenti e finali. Decisione non semplice, a giudicare dagli atteggiamenti che hanno visto alcuni disporre la chiusura di scuole e uffici ed altri limitarsi solo a raccomandare prudenza negli spostamenti, da evitare se non proprio necessari.
La cosa, ovviamente, non ha risparmiato critiche ai primi cittadini, accusati ora di zelo eccessivo (quelli che hanno disposto la chiusura) ora di esagerata superficialità (quelli che non l’hanno disposta). Ai numerosi commenti – non privi di ironia (“Se i Sindaci chiudono le scuole con l’allerta arancione, con l’allerta rossa che fanno? Ordinano il coprifuoco?”), di autoreferenzialità (“Ai nostri tempi si andava a scuola anche con la pioggia e le scuole non venivano chiuse.”) e di bonarie tiratine d’orecchie (“Non chiudendo le scuole, il Sindaco si è assunta una grande responsabilità. È lui il tutore della salute pubblica!”) – si sono aggiunte le rimostranze di molti genitori, risentiti o perché improvvisamente costretti a “combattere” con i figli in un orario in cui a ciò pensa la Scuola o perché, per tenere i figli, hanno dovuto prendere un giorno di ferie o hanno dovuto fare ricorso a nonni, vicini e parenti vari.
Mentre leggevamo ciò, il pensiero non poteva non andare ai Sindaci. Poveri sindaci, sempre e comunque nell’occhio del ciclone, tra l’incudine e il martello, pressati dalle emergenze meteorologiche (che li obbligano a decidere) e condizionati dalle Procure (con qualche procedimento o per omissione di atti d’ufficio o per procurato allarme, sempre dietro l’angolo). Proprio così, poveri sindaci, qualunque decisione prendano, non saranno mai esenti da critiche e da responsabilità.
Tutto ciò ci spinge a spezzare una lancia in loro favore e a sostenere che, al riguardo, meriterebbero maggiore rispetto: perché il legislatore ha scaricato su di loro, in quanto soggetto istituzionale più vicino ai cittadini, il peso di una responsabilità non indifferente e perché, spesso senza l’ausilio di mezzi che possano aiutarli nella valutazione, e con i ristretti tempi dettati dall’emergenza, sono chiamati, nella solitudine più totale, a prendere decisioni importanti, con il rischio che talvolta si rivelino esagerate, specie quando al posto del violento temporale annunciato, spunta una bella giornata di sole che suggerisce facili ironie.
E a proposito di ironie, sarebbe il caso non insistere più di tanto. Che colpa ha quel povero Sindaco se il temporale previsto per la mattinata si verifica nel pomeriggio? E ancora, se al posto del sole previsto, c’è il diluvio universale e il sindaco non ha dato alcun allarme, a chi verrebbe attribuita la colpa? Un po’ di prudenza nei giudizi, come si può intuire, non guasterebbe.
Meglio un ordinanza in più prima che qualcosa di spiacevole dopo.