Il post Cuffaro: le rovine del crollo della Dc e i fedelissimi a rischio

L’affaire Cuffaro continua mietere le sue vittime. Il nuovo mood di governo regionale sembra essere basato sui vertici di maggioranza. Credibili o meno, questo sembra essere l’unico strumento nelle mani del presidente Renato Schifani per evitare la rottura definitiva con gli alleati e le elezioni anticipate.

L’affaire Cuffaro continua mietere le sue vittime

Dopo i dirigenti regionali indagati e gli assessori della Nuova democrazia cristiana Nuccia Albano e Andrea Messina fuori dalla giunta, ora inizia la terza fase. Quella degli incarichi di sottogoverno. È evidente che tutto si potrà muovere solo sulle ceneri di un partito, la Democrazia cristiana, che tutti vogliono ora estromettere dalla geografia politica regionale. Adesso sono gli incarichi di sottogoverno a essere a rischio. Quelli regionali ma anche quelli nei Comuni più grossi, come Palermo e Catania. Ma che fine faranno? Per quanto riguarda l’assessore alle Attività produttive Giuliano Forzinetti – unico democristiano presente nella giunta palermitana – nonostante le pressioni, non sarebbe disposto a fare passi indietro. E, d’altro canto, il sindaco Roberto Lagalla sembra, al momento, non intenzionato a togliergli le deleghe.

A rischio i fedelissimi di Cuffaro

Ma l’annunciato vertice di maggioranza previsto per oggi, è stato rimandato sia per problemi organizzativi e anche, soprattutto, per l’assenza di Grande Sicilia. Che potrebbe diventare il nuovo contenitore centrista. Con la soddisfazione del triumvirato Lagalla-Lombardo-Miccichè. Nei corridoi del Palazzo gira la voce che Schifani preferirebbe confrontarsi singolarmente con i vari partiti della coalizione. E, solo dopo, riunire il consesso. Dal canto suo, la Dc ha già dichiarato la sua posizione: continuare a sostenere l’attuale governo.

Ma a rischio, oggi, ci sarebbe la posizione dei fedelissimi di Cuffaro. A rischio le poltrone dei presidenti della Sas e del Parco delle Madonie, ovvero Mauro Pantò e Giuseppe Ferrarello, attuale sindaco di Gangi (nel Palermitano). Ma non sono i soli. Uno dei revisori dei conti all’Irfis è in quota Dc. Nel settore sanità, sarebbero poi a rischio i direttori generali di Villa Sofia-Cervello – Alessandro Mazzara – e dell’Asp di Enna Mario Zappia. A Villa Sofia, inoltre, il direttore del trauma center, Antonio Iacono, è direttamente coinvolto nell’inchiesta della procura che ne ha chiesto l’arresto.

Le rovine del crollo della Dc

Le rovine del crollo della Dc siciliana potrebbero, poi, coinvolgere diversi Comuni dell’isola. A Palermo, oltre a Forzinetti, potrebbe essere in bilico la posizione di un’altra manager in quota Dc. Si tratta di Giovanna Gaballo, attuale presidente di Sispi, la società che gestisce il sistema informatico del Comune di Palermo. A Catania, la Democrazia cristiana ha in giunta un solo assessore, Giuseppe Marletta, alla guida degli uffici del Patrimonio e anche per lui si prospetta un futuro incerto. Che dire poi dei deputati e consiglieri dell’isola in quota Dc? Parliamo di Ignazio Abbate, Domenico Bonanno, Salvatore Di Maggio, Salvatore Imperiale, Viviana Raja, Giovanni Rappa e Natale Puma. Si profila la possibilità della creazione di nuovi gruppi consiliari. L’alternativa è approfittare del predellino offerto da Grande Sicilia, che potrebbe diventare il traghetto giusto, in attesa che la burrasca si calmi.


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