Il caso di Cosimo Indaco, a ottobre dello scorso anno nominato commissario straordinario dell’autorità portuale di Catania, sbarca al Senato. E lo fa con un’interrogazione firmata dal MoVimento 5 Stelle, secondo il quale «considerando i notevoli interessi personali di natura commerciale presenti all’interno dello stesso porto, la nomina di Cosimo Indaco susciterebbe un evidente conflitto di interessi, poiché lui è il più grande operatore del settore delle spedizioni». In altri termini, giacché l’azienda di Indaco si occupa di import/export all’interno del porto catanese non sarebbe opportuno che lui stesso gestisse l’organizzazione proprio dell’autorità portuale. Del resto, riportano i pentastellati, il commissario «era già stato presidente del porto dal 1995 al 2004 e nel 1999 la procura etnea “ha accertato l’effettiva sussistenza di profili di incompatibilità” che potrebbero minarne l’autonomia e l’imparzialità». La società di cui si parlava all’epoca, però, nel frattempo è stata chiusa. A questi elementi, comunque, i cittadini a cinque stelle aggiungono il compenso: «Il sindaco Enzo Bianco ha dichiarato più volte che il suo incarico è a titolo gratuito, ma risulta che gli sarebbe stata versata dal 3 ottobre al 31 dicembre 2014 un’indennità lorda di 36.213,54 euro».
La storia, in realtà, è venuta fuori mesi fa. Era stata Sinistra ecologia libertà per bocca di Marcello Failla a esprimere i primi dubbi sulla nomina di Indaco. Era agosto e ancora si trattava solo di voci: «È a causa sua che la commissione antimafia ha definito il porto etneo “il porto delle nebbie”», aveva denunciato l’esponente di Sel. E aveva aggiunto, dopo la spiegazione del succitato conflitto d’interessi: «È lui il fautore del piano regolatore portuale noto per le lunghe e costanti polemiche sulle previsioni speculative, con oltre un milione di metri cubi di cemento e immobili alti fino a 20 metri destinati a diventare, sostanzialmente, dei centri commerciali».
A questi temi, adesso il M5s aggiunge quello del compenso. Perché l’incarico di Cosimo Indaco, lo ha dichiarato il primo cittadino etneo più volte ed emerge dai verbali dell’autorità portuale e dai resoconti del ministero delle Infrastrutture, avrebbe dovuto essere a titolo gratuito. «Non si trattava di una scelta, bensì di un obbligo di legge», puntualizza il commissario straordinario. «Visto che ho svolto per lungo tempo un’attività da libero professionista, adesso percepisco una pensione. Al momento della mia nomina, la legge Madia imponeva che io, in quanto pensionato, potessi svolgere l’incarico solo a titolo gratuito. E ho accettato lo stesso», afferma. La legge in questione è la numero 90 del 24 giugno 2014, contenente le «misure urgenti per l’efficienza della pubblica amministrazione e per il sostegno dell’occupazione», firmata dal ministro Marianna Madia.
L’idea era di favorire una «staffetta generazionale» disincentivando l’assunzione di pensionati, obbligando questi ultimi a prestazioni di lavoro gratuite e per periodi di tempo non superiori a un anno. A novembre, però, una circolare dello stesso ministro ha precisato alcuni punti: per esempio che la gratuità dell’incarico non doveva applicarsi anche ai commissari straordinari. Cosimo Indaco incluso, il cui compenso annuale è fissato in 144.852,00 euro. «Non faccio niente di illecito o che non sia consentito», spiega lui. Dell’incompatibilità della sua attività professionale col suo ruolo istituzionale preferisce non parlare: «Non posso rispondere sul nulla», dice.
«Ho parlato della questione decine di volte – precisa – Se ci fosse stato un conflitto di interessi il ministro non mi avrebbe mai nominato». E continua: «Abbiamo riportato in città compagnie crocieristiche che latitavano, abbiamo salvato dei posti di lavoro, ma per qualcuno, evidentemente, queste cose non contano». Lui, dal canto suo, si impegna «quotidianamente per migliorare l’andamento del porto e della città, le storie vecchie, però, fanno più clamore». Ma «la soddisfazione professionale arriva dai complimenti della direzione ministeriale dei Trasporti i quali mi hanno telefonato per farmi gli auguri perché, mi hanno detto, a Catania si sta facendo un ottimo lavoro».
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