«Quello che è successo è inspiegabile sia dal punto di vista personale che politico». Così Alessandro Porto è intervenuto ai microfoni di Radio Fantastica proprio mentre a Palazzo degli elefanti era in corso il giuramento del neoassessore Andrea Barresi. Un rimpasto che era nell’aria da mesi e che ha provocato forti reazioni politiche, prima tra tutte le dimissioni del collega leghista Fabio Cantarella. L’ex componente in quota Lega della giunta di Salvo Pogliese fin dal primo momento non ha nascosto «la grande amarezza» per essere stato defenestrato e per averlo saputo non dal diretto interessato.
«Sabato pomeriggio mentre stavo andando al bar alle 16.46 – ha raccontato l’ex assessore – ricevo un messaggio del sindaco: “Mi dispiace, non potevo farne a meno“. Senza una telefonata, senza un confronto, senza averlo incontrato di presenza». Porto ammette che in un primo momento non ha nemmeno capito il senso del messaggio, «anzi, ho pensato che avesse sbagliato il destinatario. Dopo cinque minuti mi chiama l’onorevole Sammartino e mi informa del fatto che c’è un comunicato del Comune di Catania che dice che non sono più assessore. Non nascondo – ammette Porto – che ho avuto qualche minuto di perplessità».
Quello di Porto era stato uno dei primi nomi a essere fatto tra quelli che sarebbero rimasti in piedi, almeno momentaneamente, nel gioco delle sedie del rimpasto di giunta. «A fine ottobre – ha ricostruito l’ormai ex assessore – il sindaco aveva posto un problema sulla posizione dei tre consiglieri comunali della Lega e avevamo concordato un incontro con tutte le forze politiche». Una prima riunione che si conclude con la promessa di un aggiornamento. E così si arriva a venerdì pomeriggio. «La mattina eravamo stati insieme per consegnare l’Elefantino d’argento all’uomo che aveva salvato la signora durante l’alluvione in via Etnea – ricostruisce Porto – Il pomeriggio mi chiama per chiedermi novità sull’incontro. Gli ho detto che stava sbagliando interlocutore e avrebbe dovuto interfacciarsi con il partito regionale nella persona dell’onorevole Nino Minardo che gli aveva già comunicato di essere disponibile tra lunedì e martedì (tra oggi o domani, ndr) per riavviare il tavolo e ridiscutere con tutte le forze politiche».
Un tavolo che non si è fatto in tempo nemmeno ad apparecchiare. Dopo avere elencato tutte le poltrone comunali che sono occupate da Fratelli d’Italia (consiglieri, assessori, presidenti di società partecipate), Porto ha attribuito a Pogliese la colpa di avere «trasformato il Comune di Catania nella sua segreteria politica». Prima di concludere, l’ex assessore ha voluto ringraziare «Cantarella e il mio partito compatto: pur essendo fuori dalla maggioranza, continueremo a lavorare per la città». La dirigenza leghista, in effetti, ha subito preso le sue parti con il segretario regionale Nino Minardo e il responsabile provinciale Anastasio Carrà che hanno criticato la scelta del sindaco etichettandola come «un atto unilaterale e inopportuno, dovuto a un genere di politica basata sulla giostra di incarichi, sedie e poltrone». Una nota il cui finale aveva già, in qualche modo, anticipato le dimissioni di Cantarella. Al fianco del Carroccio, anche in questa circostanza, si sono posizionati gli autonomisti che hanno parlato di «grave e inammissibile negazione al dialogo. Non possiamo nascondere la sorpresa – si legge in un comunicato a doppia firma del coordinatore provinciale di Mpa Pippo Reina e dell’assessore regionale Antonio Scavone – che il vero interesse del sindaco era sbrigativamente quello di trovare solidarietà per modificare equilibri di giunta e nuovi assetti di sottogoverno».
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