Porto Gioia Tauro valuterà chiusura. Si profila scontro istituzionale su armi chimiche

di Gabriele Bonafede

“No secco alle armi chimiche in Calabria”. In una nota diffusa sul sito istituzionale della Provincia di Reggio Calabria, Il presidente Giuseppe Raffa, ribadisce quanto ha sostenuto durante l’assemblea pubblica di San Ferdinando indetta dall’Associazione dei sindaci “Città degli Ulivi” e in quella di ieri a Gioia Tauro, alla quale hanno partecipato i 33 Sindaci dell’area di Gioia Tauro.

Giuseppe Raffa

Raffa rappresenta una Provincia di 97 Comuni con una popolazione di 550.000 abitanti. Si profila uno scontro istituzionale anche perché i sindaci in rivolta stanno tentando di attuare una serie di azioni di protesta compresa la chiusura del porto all’arrivo della nave Ark Futura con il carico di sostanze non identificate.

La nave non si sa dov’è e non si sa cosa realmente porta: un vero e proprio UFO, ormai, proveniente dall’inferno siriano.

La possibilità di chiusura sarà valutata nella prossima riunione della direzione dell’autorità portuale, della quale Raffa fa parte.

I seguito, pubblichiamo integralmente la nota leggibile nel sito ufficiale della Provincia di Reggio Calabria:

“No al baratto tra l’uso del porto di Gioia Tauro per il trasbordo delle armi chimiche siriane e la concessione della Zes. Lo scambio appartiene ai popoli medievali. E noi che siamo una classe politica evoluta, abbiamo il dovere di non tacere su una situazione di grande rischio per le nostre popolazioni e resistere cosi a promesse e false lusinghe. Il Governo ha deciso e la classe politica regionale ha obbedito senza battere ciglio. La riunione di questa mattina (quella di due giorni fa a Roma, n.d.r), purtroppo, ha confermato la subalternità della Calabria alle logiche partito centriche romane”.

“La capacità d’indignarsi di un popolo – dice Raffa – è una forma di democrazia alla quale le istituzioni e la politica hanno il dovere di non sottrarsi. Indignarsi è sinonimo di partecipazione, di condivisione, di manifestazione di volontà da parte dello stesso popolo. Questo sentimento deve riguardare anche tanti altri fatti negativi che, purtroppo, avvengono in questa terra: penso al bambino ucciso barbaramente in provincia di Cosenza. Indignarsi, come nel caso della nave siriana, vuol dire non condividere quello che viene “calato dall’alto”, e sul fronte dell’antistato, respingere con forza la violenza mafiosa che caratterizza il nostro territorio”.

“La partecipazione popolare alla manifestazione di San Ferdinando è l’espressione plastica di come vorremmo che si riproducessero gli anticorpi sociali del nostro territorio: partecipazione, protesta, condivisione con le istituzioni quando queste rappresentano e difendono gli interessi della comunità. Il nostro no all’uso del porto di Gioia Tauro per l’operazione decisa dal Governo Letta è tanto categorico quanto responsabile e convinto. Cosa che ribadiremo nel corso di un prossimo Consiglio provinciale.”

Gli stessi concetti sono ribaditi, con ulteriori dettagli sulla riunione di  Roma di due giorni fa, in una intervista rilasciata alla TV-web “PIanainforma”:

http://www.pianainforma.it/tg-della-piana/armi-chimiche-intervista-a-raffa-siamo-contro-le-ipocrisie-del-tavolo-romano

Raffa, all’inizio dell’intervista, informa anche del no alla nuova legge elettorale che Berlusconi e Renzi vorrebbero imporre con le stessa logica “dall’alto”. Infatti, i parlamentari eletti senza preferenza dai cittadini locali sono rimasti assenti nella vicenda delle armi chimiche a Gioia Tauro.

“La popolazione vuole essere informata”, ricorda, e finora non lo è stata nemmeno con la riunione di Roma definita, da Raffa “ipocrita”.

Al momento è in corso una manifestazione con “catena umana” a san Ferdinando, Comune di 4.000 abitanti immediatamente adiacente al porto di Gioia Tauro.


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