Chiunque sia stato in viaggio, in Europa, nel Nord America, ma non solo, avrà notato di sicuro la diffusione delle bandiere nazionali.
Non soltanto davanti agli uffici pubblici: municipi, sedi di Provincia, Regioni, Ministeri o altro, ma davanti alle case private, soprattutto in campagna, dove lalzabandiera è motivo di orgoglio e vanto.
Il paradosso italiano stabilisce che loffesa alla bandiera nazionale sia punibile con una forte ammenda (art. 292 c.p.) ma al contempo nulla prevede se gli stessi uffici che per obbligo di legge devono esporla (art. 12 Cost., legge n.22 del 5 febbraio 1998, il D.P.R.M. 121 del 7 aprile 2000 ed il D.P.C.M. del 14 Aprile 2006) lasciano che si riduca a brandelli, lacera e sporca, quasi simbolo di un paese in decadenza, sfiduciato e provato.
Negli Stati Uniti dove in onore alla libertà individuale può essere bruciata senza subire sanzioni, la bandiera gode di un rispetto sacrale ed è esposta davanti le abitazioni private con una diffusione tale che lo sguardo passa da un pennone a un altro senza soluzione di continuità per migliaia di chilometri.
Ma gli Stati Uniti non sono soli nel coltivare questo amore per i colori della loro nazione. La Norvegia, la Turchia, la Francia, la Gran Bretagna e tanti altri paesi, a est come a ovest, a nord come a sud, sono piene di orgogliosi e ben tenuti drappi che si offrono al vento.
Che il disamore sia il frutto avvelenato del ventennio fascista, con i suoi obblighi e vanagloriosi omaggi al tricolore, non basta. La Spagna, dove il nero ha dominato per un quarantennio, sventola orgogliosamente la sua bandiera in ogni angolo del paese. LItalia si pavesa del tricolore spinta solo dalle vittorie calcistiche. Appena le luci degli stadi si spengono e leuforia della vittoria si dissolve, le bandiere spariscono e quelle che per obbligo restano, spesso sono ridotte a stracci.
Si dirà che un paese in crisi ha altro cui pensare, ma forse è vero il contrario. Forse il tricolore aiuterebbe a sentirci maggiormente parte di una comunità, forse il tricolore ci spingerebbe a esigere dalla nuova aristocrazia elettiva, così occupata a riempirsi di privilegi da ignorare le grida di dolore che si levano da ogni città, che ogni parlamentare rappresenta la nazione e non gli interessi di chi li ha inseriti nelle liste bloccate del Porcellum.
Aldo Penna
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