Policlinico, pronto soccorso finito e mai aperto «Risolverebbe il problema del sovraffollamento»

«Per aprire quel pronto soccorso ci sono due problemi: uno è burocratico e l’altro è che non c’è il personale». Alberto Lomeo, direttore del reparto di chirurgia vascolare dell’ospedale Cannizzaro di Catania, è uno dei membri della commissione di esperti voluta dal sindaco Enzo Bianco per migliorare l’organizzazione degli ospedali catanesi. Una sorta di consiglio dei saggi, chiamati a valutare il sistema sanitario locale e a proporre modifiche e aggiustamenti. Il primo, quello più corposo, riguarda il pronto soccorso del policlinico Vittorio Emanuele. Quindicimila e 682 metri quadrati realizzati, 18 posti letto in una nuova unità di terapia intensiva, un eliporto e nessuna porta aperta. Perché il nuovo reparto d’urgenza di via santa Sofia è stato progettato, appaltato e costruito. Ma, a quasi due anni dalla fine degli interventi, non è mai entrato in funzione. «Una città metropolitana come Catania ha bisogno di quattro strutture di pronto soccorso – prosegue Lomeo -. Quello del policlinico aiuterebbe moltissimo a risolvere il problema del sovraffollamento».

L’importanza della struttura, del resto, è evidente da anni. Nella carta dei servizi del policlinico universitario del 2008 tra i «lavori più importanti in corso d’opera» si cita l’edificio delle emergenze: «Un grande padiglione a tre piani che ospiterà il pronto soccorso, un centro emotrasfusionale, ambulatori e poliambulatori, rianimazione e terapia intensiva con 18 posti letto, un blocco operatorio con sterilizzazione, contenente tra l’altro due sale operatorie destinate al pronto soccorso, il centro unificato per le prenotazioni, un parcheggio multipiano da 303 posti auto, elisuperficie sulla terrazza». Un progetto mastodontico, pensato nel 2002, iniziato nel 2003 e concluso dieci anni dopo. «L’idea era di avere un sistema sanitario locale che guardasse alla collaborazione», spiega Calogero Coniglio, coordinatore regionale del sindacato degli infermieri Cni-Fsi. «Avrebbero dovuto esserci un pronto soccorso potenziato in centro città, il Garibaldi; poi uno sul versante ionico, il Cannizzaro; uno a Sud, il San Marco; e uno a Nord, il policlinico. Ma finché l’emergenza del policlinico non apre e il san Marco rimane fermo, i cittadini continueranno ad ammassarsi in città e saremo ogni giorno punto e a capo». 

Secondo il sindacalista «la volontà di attivare il policlinico universitario una volta c’era, poi è cambiata la politica e con quella sono cambiate anche le idee per migliorare la sanità. Nel frattempo, la gente aspetta per ore nelle sale d’attesa, si irrita e noi ci prendiamo anche le denunce, giustissime, di chi non viene visitato per troppe ore». «Più del 50 per cento dei pazienti che si presentano nei pronto soccorso catanesi sono codici bianchi e codici gialli, cioè persone che non fanno altro che intasare la struttura togliendo spazio ai casi gravi», interviene Alberto Lomeo. «E questo è un altro quesito da porre a chi di competenza: perché i presidi territoriali di assistenza, che dovrebbero essere i posti vicino casa a cui la gente si rivolge immediatamente, non funzionano?».

«Il pronto soccorso del policlinico è una struttura che sarebbe sprecata se non venisse attivata per questioni burocratiche», prosegue Lomeo. Il rischio è concreto, perché l’attuale normativa regionale prevede che una stessa azienda ospedaliera non possa avere due reparti uguali al suo interno. E il pronto soccorso dell’ospedale San Marco – ancora in costruzione – rischierebbe di entrare in conflitto con quello già costruito in via Santa Sofia, progettato ancora prima dell’unificazione con il Vittorio Emanuele. «È una cosa che l’assessore regionale potrebbe sistemare con un piccolo decreto, a mio avviso niente di così complicato», commenta il chirurgo. «Bisogna riunirsi e imparare a coordinarsi – afferma – I direttori generali devono capire che gli investimenti devono essere fatti sull’emergenza prima che su qualunque altro reparto. Perché altrimenti succedono i disastri». E gli sprechi, oltre a non aiutare l’immagine della sanità siciliana, non aiutano soprattutto i cittadini.

Sul perché il pronto soccorso del policlinico universitario sia chiuso, però, non si riesce ad avere risposte. Il direttore generale facente funzioni, Giampiero Bonaccorsi, più volte contattato da MeridioNews, ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione. «In quell’edificio sarà spostato, in tempi brevi, il centro trasfusionale che abbiamo al Vittorio Emanuele di via Plebiscito», dicono fonti interne all’azienda ospedaliera. «Sicuramente questo cambiamento avverrà prima dell’apertura del pronto soccorso, per il quale non si può prevedere né un come né un quando – spiegano – A breve sarà messo lì anche il reparto di Anestesia e rianimazione, perché quei locali sono ampi. Appena ci saranno le apparecchiature…». E se l’esistenza del pronto soccorso del San Marco dovesse impedire l’apertura di quello del policlinico, «riconvertire una struttura non è un problema». A quale prezzo, in termini di costi e tempi, non è possibile definirlo. «Il fatto è – concludono – che non sappiamo nemmeno noi come andrà a finire».


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