Associazioni e partiti non lasciano per un attimo il Palazzo di Giustizia di Catania, distribuendo esposti e organizzando sit-in. Tra il caso Gari e la nomina del nuovo Procuratore Capo, il clima in piazza Verga rimane caldo
Polemiche al Tribunale Riflettori puntati sulla Procura
Il clima al Tribunale di Catania è caldo. Tra sit-in, esposti e picchetti, da quasi una settimana in piazza Verga il movimento non si ferma.
Le associazioni e i partiti ai quali non è andata giù la scarcerazione dei 16 presunti mafiosi sono tante. Da Primo consumo a Sinistra ecologia libertà, passando per AddioPizzo e le altre che la scorsa settimana avevano chiesto e ottenuto l’intervento del ministro della Giustizia Nitto Palma. Questo avrebbe dovuto inviare degli ispettori che al Palazzo di Giustizia etneo non si sono ancora visti. Il lavoro da monitorare è quello del giudice Alfredo Gari, che non ha depositato entro il limite previsto le motivazioni di una sentenza di primo grado. Consentendo la liberazione dei possibili affiliati al clan degli Scalisi, attivi ad Adrano, nel Catanese.
«Chiediamo che vengano presi i provvedimenti disciplinari più opportuni», scrive Primo consumo nell’esposto inviato al Csm, al presidente della Repubblica e al ministero della Giustizia. Le azioni del giudice Gari si dice nel testo avrebbero «arrecato danno al reale sistema della Giustizia e alla credibilità di cui deve godere».
Giolì Vindigni, coordinatore provinciale di Sel, ammette «le mancanze di organico e di mezzi di cui è vittima chi tenta di amministrare la giustizia», ma aggiunge: «Sui reati di mafia non dovrebbe essere concesso alcun lassismo, né ammesso alcun ritardo».
In più, c’è l’attesa per la nomina del nuovo Procuratore Capo, rinviata a data da destinarsi stamattina, durante la seduta del Consiglio superiore della magistratura. Così Libera e Città Insieme chiedono, contemporaneamente, «un procuratore estraneo alla città, ai giochi di palazzo e all’intreccio delle poco chiare vicende catanesi».
L’avvocato Giuseppe Arnone, esponente di Legambiente e del Pd, ha distribuito lunedì un foglio di denuncia. «Toghe rosse di vergogna», dice nel titolo, prendendosela con chi caldeggia l’elezione di Giuseppe Gennaro per il posto che fu di Vincenzo D’Agata. «Devono vergognarsi coloro che insistono perché diventi Procuratore Capo», scrive e pubblica la foto che ritrae Gennaro in compagnia, tra gli altri, di Carmelo Rizzo, legato al clan dei Laudani.
Vista la presa di tempo del Csm, c’è da aspettarsi che le polemiche non siano ancora finite.
[Foto di Felipe Bachomo]