Pogliese, l’incontro con la giunta e il nodo dimissioni «Ci ha confessato di sentirsi defraudato di un diritto»

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Pubblica e diffondere urbi et orbi la notizia della nuova sospensione in applicazione della legge Severino dalla sua pagina ufficiale su Facebook, il primo cittadino Salvo Pogliese ha riunito tutta la giunta. Una riunione che dagli stessi partecipanti è stata definita più che altro come «un incontro» di presenza e fuori da palazzo degli Elefanti durante il quale nel pomeriggio di ieri, dopo essere uscito dalla stanza in cui si era chiuso con la segretaria comunale Rossana Manno e con i suoi avvocati, il sindaco «ci ha comunicato in anticipo la nota ricevuta dalla prefettura. E ci ha confessato di sentirsi defraudato di un suo diritto – rivela a MeridioNews uno degli assessori presenti all’incontro – Dopo di che ci siamo concentrati più sul lato umano e non su aspetti tecnici o procedurali». Del resto, su quelli c’è poco da discutere. 

Tra qualche assessore che da ieri 
non risponde quando vede lampeggiare sullo schermo del proprio cellulare il numero di qualche giornalista, qualche altro che da ieri pomeriggio ha la segreteria telefonica e chi rifiuta ogni chiamata in entrata, c’è anche chi nega non solo di avere partecipato alla riunione ma anche che ci sia proprio stata. «Non c’è stato nessun incontro o io non sono stato invitato – dice a MeridioNews un componente della giunta che, però, è stato visto uscire dal portone in cui quell’incontro si è tenuto – Ho sentito il sindaco solo con qualche messaggio su WhatsApp e solo per cose pratiche di gestione della città». E, invece, quell’incontro c’è stato. Esattamente alle 19 di ieri pomeriggio, con la convocazione arrivata per messaggio un’ora prima dell’appuntamento. Ma, chissà perché, pare che quasi nessuno abbia voglia di parlarne. L’assessore Pippo Arcidiacono, dopo qualche ritrosia iniziale e la voglia di trincerarsi nel silenzio, dichiara solo che: «Vogliamo bene a Salvo Pogliese in tutto e per tutto e il nostro augurio è che possa essere fatta giustizia». 

Intanto, pare che l’argomento più scottante – quello delle
dimissioni – non sia stato toccato, o almeno non in maniera esplicita. «Ci ha detto che questo è un aspetto che valuterà con serenità perché – afferma il vicesindaco al nostro giornale – qualsiasi scelta fatta adesso sarebbe affrettata. Mi preoccupo più di Salvo Pogliese come uomo che non del sindaco di Catania. Mi immedesimo e lo capisco ed è per questo che mi sono messo subito a disposizione nonostante per me sarà un sacrificio enorme», continua Bonaccorsi a cui stamattina è già stato notificato il provvedimento con cui entra in carica, esattamente come già accaduto quando Pogliese era stato sospeso per la prima volta dal prefetto nel luglio del 2020. Un passaggio previsto dalla legge che porta il nome della ex ministra del governo Monti per il sindaco che è stato condannato in primo grado per peculato a quattro anni e tre mesi nella vicenda delle spese pazze all’Ars quando era deputato. 

Adesso, esattamente come durante i quattro mesi di due anni fa,
l’attività amministrativa non dovrebbe subire nessuna battuta d’arresto. «La porteremo avanti al massimo della sua efficacia», assicura Bonaccorsi che però deve già affrontare le reazioni politiche che si susseguono da ogni parte. I più vicini – ma non solo – gli hanno già espresso vicinanza e solidarietà, chi sta dalla parte opposta invece ne chiede a gran voce le dimissioni. «Credo che siano solo dichiarazioni strumenti e che non si possa essere davvero così sciacalli – lamenta il vicesindaco – anche perché questa richiesta è arrivata anche da chi a Reggio Calabria chiede invece che il primo cittadino resti al proprio posto». Oltre lo Stretto, infatti, è il sindaco del Pd Giuseppe Falcomatà a dovere fare i conti sempre con l’applicazione della legge Severino. Condannato per 14 mesi, lui è stato sospeso per 18. «La legge nasce in un momento in cui era importante intervenire per frenare la corruzione e i reati contro la pubblica amministrazione – ha detto Francesco Manganaro, docente dell’Università di Reggio Calabria e presidente dell’associazione italiana professori di Diritto amministrativo, durante la trasmissione Direttora d’aria – Adesso, però, credo sia evidente che vanno ripensati alcuni aspetti, come si sta già provando a fare in parlamento. Innanzitutto perché non si comprende come possa valere solo per le istituzioni regionali e comunali e non per i deputati nazionali ed europei; e poi perché la sospensione fissa, a prescindere dall’entità del reato, porta a delle storture». 

Intanto, al momento Pogliese è a Roma per incontrare la leader del di Fratelli d’Italia
Giorgia Meloni e anche il presidente della Regione Nello Musumeci, nella capitale per eleggere il presidente della Repubblica. Un appuntamento già in agenda che, però, adesso vede modificati i punti all’ordine del giorno dopo la notizia che il sindaco ha definito «inaspettata», nonostante la si aspettasse da mesi. Dal suo entourage c’è chi dice che Pogliese avrebbe ricevuto eccessive garanzie da parte dei suoi legali che, adesso, sono di nuovo a lavoro per capire come procedere.  


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