Nel Regno Unito una donna viene eletta a poet laureate (poeta ufficiale della monarchia britannica) e unaltra conquista una prestigiosa cattedra nella stessa materia allUniversità di Oxford, ma è costretta a dimettersi per aver giocato sporco. Da noi, per fortuna, non corriamo nessuno di questi rischi
Poetry is all around, quanto dista Londra dallItalia
In questi giorni arrivano dal Regno Unito numerose notizie che, in filigrana, fanno riflettere sul nostro Paese. La notizia più eclatante è quella che anche i parlamentari inglesi, a quanto pare, approfittano del loro status per ottenere agevolazioni di vario tipo – e non tutti proprio facili da comprendere, come il caso del parlamentare che ha chiesto un rimborso per aver costruito una casetta per le anatre nel suo giardino. Quello che stupisce non è la notizia in sé, ma piuttosto lo sdegno con cui l’hanno presa i britannici: a noi italiani sembra che alcuni di questi sconti e trattamenti di favore non siano onte così grandi; che non si tratti proprio di ‘rubare’, insomma. Il che la dice lunga sullo stato della democrazia in Italia e sull’assuefazione al malaffare parlamentare alla quale siamo giunti.
Lasciando queste amare considerazioni, veniamo a due altre notizie arrivate in momenti diversi, ma accomunate dall’avere come protagoniste le donne e la poesia. Anche queste, come l’indignazione per i rimborsi spese dei parlamentari, sono notizie che ci permettono di misurare la nostra distanza da ciò che avviene nel Regno Unito.
Il primo maggio scorso il governo britannico per la prima volta nella storia ha eletto al prestigioso rango di poet laureate (poeta ufficiale della monarchia britannica) una donna. A ricoprire il ruolo che fu, tra gli altri, di Wordsworth, Tennyson e Ted Hughes, è adesso Carol Ann Duffy, la quale con questa elezione raggiunge più di un primato: non solo è la prima donna, ma anche la prima persona di nazionalità scozzese e la prima omosessuale ad ottenere il prestigioso riconoscimento. Autrice di collezioni poetiche quali Rapture e The World’s Wife (nella quale grandi eventi storici sono visti attraverso gli occhi di figure minori di donne), Carol Ann Duffy ha accettato l’oneroso titolo come “un riconoscimento delle grandi poetesse che abbiamo adesso” e spera di “contribuire a far capire alla gente cosa può fare la poesia e dove può essere trovata”.
La Duffy aveva per poco mancato l’elezione a poet laureate nel 1999, quando le fu preferito Andrew Motion: secondo alcuni, proprio a causa della sua dichiarata omosessualità. E’ stata proprio la reazione di molte donne a quella notizia a spingerla ad accettare l’incarico questa volta. Ci allerta tuttavia che se è giusto vedere la sua elezione come un riconoscimento del ruolo e del lavoro delle donne e delle lesbiche, non accetterebbe mai l’etichetta di “poetessa lesbica” in quanto “priva di senso”.
La seconda notizia mette di nuovo sotto i riflettori la poesia e una donna. La scorsa settimana l’università di Oxford ha eletto la prima donna alla cattedra di professore di poesia: la poetessa e classicista Ruth Padel, autrice di raccolte poetiche quali Summer Snow e Fusewire, e di saggi su argomenti diversi quali la preservazione della tigre, l’influsso del mito greco sul rock e come leggere la poesia. Il suo ultimo lavoro, Darwin – A Life in Poems, è una biografia in versi del grande evoluzionista (un suo antenato).
Ruth Padel è giunta alla prestigiosa cattedra dopo che il suo immediato avversario, il poeta di origini caraibiche Derek Walcott (già vincitore del Nobel nel 1992), si è ritirato in seguito alla divulgazione di notizie su uno scandalo a sfondo sessuale che lo coinvolse negli anni Ottanta. Si è trattato di un’elezione con retrogusto amaro per la Padel: non solo è stata eletta dopo che il suo avversario ha dato forfait, ma si è in seguito scoperto che la discussione sulla moralità di Walcott è stata istigata dalla Padel stessa – un’accusa che la poetessa aveva in un primo momento negato. La notizia delle sue dimissioni, chieste a gran voce anche da molti dei suoi sostenitori, è arrivata proprio ieri pomeriggio.
Chi ha torto, chi ha ragione? Consiglio di leggere il commento di Yasmin Alibhai-Brown sull’Independent: se da un lato l’attuale campagna contro la Padel può in parte essere letta come il colpo di coda dell’establishment maschilista che non vede l’ora di rimandare a casa la prima donna professore di poesia a Oxford, dall’altro lato è possibile vedere nella campagna contro Walcott, sotterraneamente sostenuta dalla stessa Padel, un fondo di razzismo. Non trovando niente di meglio da obiettare al grande poeta nero, lo si sarebbe eliminato usando come pretesto la sua antica promiscuità con le studentesse – un comportamento che, conclude la Alibhai-Brown, che ci piaccia o no era assolutamente diffuso negli anni Ottanta e non considerato illegale come adesso, vent’anni di battaglie per i diritti delle donne dopo.
Al di là del gossip, vorrei notare tre punti di sostanza. Primo, la condotta sessuale non propriamente corretta di un uomo – a prescindere dalla sua grandezza intellettuale – è motivo abbastanza importante da convincere un’istituzione a negargli un posto prestigioso. Secondo, nel momento in cui si scopre che la sua avversaria ha un ruolo nell’emergere dello scandalo, larghe fette dell’opinione pubblica ne chiedono le dimissioni: Walcott avrà sbagliato, ma la Padel non ha agito correttamente e dunque non merita la cattedra. La Padel infatti si è dimessa. Terzo, molto di questo rumore viene amplificato proprio dal fatto che uno dei protagonisti della vicenda è una donna: come nota la Alibhai-Brown sull’Independent, siamo abituati all’idea che gli uomini giochino sporco, ma se lo fa una donna, per giunta poetessa e intellettuale, la cosa suscita riprovazione e viene giudicata con parametri più duri
Ci sono abbastanza punti per misurare la distanza dell’Italia di questi giorni – con le sue veline e i suoi scandali di basso livello – dal Regno Unito. Eppure, su un piano più universale, abbiamo ancora a che fare con la difficoltà che affrontano le donne per raggiungere posti di prestigio e riconoscimenti per la loro intelligenza, creatività, e duro lavoro. Rivelava Carol Ann Duffy al Guardian qualche settimana fa che quando ha iniziato a scrivere, per il mondo di poeti uomini lei era sempre the poetess Duffy (la poetessa), non the poet Duffy. Questi stessi poeti uomini, quando non le davano paternalistici scappellotti sulla testa, le toccavano il sedere. Negli anni Settanta Silvio Berlusconi avrebbe trovato buoni compagni di ‘mano morta’ anche tra i più impassibili intellettuali britannici; adesso in Inghilterra lo costringerebbero a dimettersi se chiedesse a una donna se può palparla.
Per saperne di più:
Carol Ann Duffy online: http://www.sheerpoetry.co.uk/
Intervista di C.A.D. al Guardian: http://www.guardian.co.uk/books/2009/may/01/carol-ann-duffy-poet-laureate
Traduzioni italiane:
Poesia:
Estasi, trad. di B. Nera e F. Marinzuli, Del Vecchio Editore (2008)
La moglie del mondo, trad. di G. Sensi e A. Sirotti, editore Le Lettere (2002)
Letteratura per ragazzi:
L’infanzia rubata e altre fiabe oscure, trad. di A. Donato, Fabbri Editore (2006)
La giovane piu’ vecchia del mondo, trad. di G. Campanella, Einaudi Ragazzi (2001)
Ruth Padel online: http://www.ruthpadel.com/. Ruth Padel non e’ ancora stata tradotta in italiano.