Negli ultimi tre anni nel piccolo Comune, in cui agisce una delle storiche famiglie di Cosa Nostra, si susseguono episodi inquietanti contro amministratori, carabinieri e, da ultimo, il centro migranti. «Qualcuno si sente depositario di un'autorità che secondo lui non può essere toccata», spiega Bevilacqua a MeridioNews
Pietraperzia, il sindaco 5 stelle vittima di intimidazioni «Mentalità mafiosa, in corso lotta contro le istituzioni»
«Non so e non credo che in quello che è successo ultimamente a Pietraperzia c’entrino le storiche famiglie mafiose del territorio, forse è più una criminalità emergente, ma quello che emerge certamente è la mentalità mafiosa». Antonio Bevilacqua, sindaco Cinque stelle, amministra da circa tre anni il piccolo comune in provincia di Enna. Un periodo durante il quale ha assistito a numerosi episodi inquietanti: prima gli spari contro un’auto dei carabinieri, poi l’incendio al portone di casa dello stesso sindaco, poi ancora colpi di arma da fuoco sulla casa di un altro militare. E infine, dieci giorni fa, la struttura che ospita una ventina di richiedenti asilo presa a pallettoni di fucile non causando, per puro caso, il ferimento di nessun migrante.
Sindaco, che succede a Pietraperzia?
«C’è un clima pesante. Ancora più grave è che chi ha dato fuoco alla casa dei miei suoceri si è sentito libero di agire in un momento in cui, dopo tutto quello che è successo, il paese è blindato».
Lei è sicuro che l’incendio sia un avvertimento nei suoi confronti?
«Sì. L’episodio precedente, il portone bruciato, fu fatto nella casa dove vivevo prima con i miei. Dopo essermi sposato, sono andato a vivere nello stesso immobile con i miei suoceri. Adesso incendiano una casa di campagna di proprietà dei miei suoceri. È un altro episodio che si colloca nell’ambito degli avvertimenti».
Crede che i motivi vadano cercati nella azione amministrativa della sua giunta?
«Io ho più di qualche dubbio, qualcuno davvero consistente. Ma di questo ho informato i carabinieri che indagano, parlarne ora sarebbe prematuro».
L’intimidazione nei suoi confronti può essere legata in qualche modo agli spari contro il centro migranti?
«Non credo che le due cose siano legate, forse ha influito il clima. Quello che mi sembra chiaro è la mentalità che c’è dietro a tutti questi episodi».
Ci spieghi meglio.
«Questi soggetti vogliono mandare un messaggio: “Nel territorio di Pietraperzia certi ragionamenti non si possono fare, altrimenti io agisco in automatico, senza mediazioni”. Si sentono depositari di un’autorità che secondo loro non può essere toccata. Da una contravvenzione a cose più importanti, nulla la deve scalfire. Per questo è in atto una lotta contro le istituzioni».
Oggi da chi ha ricevuto solidarietà?
«C’è stato il comitato per l’ordine e la sicurezza in cui abbiamo parlato anche di questo episodio. Sono venuti a trovarmi i deputati regionale del Movimento 5 stelle, tutti i consiglieri comunali hanno espresso la loro solidarietà e ho ricevuto la gradita telefonata di Claudio Fava».