Pubblicato il 19 giugno 2012 alle ore 22:14
Piera Maggio, il dolore di una madre
Pubblicato il 19 giugno 2012 alle ore 22:14
sul sito (vedi sotto) di CHI AMA LA SICILIA
da Piera Maggio
Provo sdegno e delusione, al dolore si aggiunge tanta rabbia per ciò che non si è fatto per riportare a casa mia figlia.
Nonostante siano passati quasi 8 anni, la mia sofferenza aumenta, sapere che ci sono dei responsabili che hanno contribuito a non fare ritrovare Denise, non mia da pace. Dovrebbero vivere un solo giorno, di quello che da anni vivo io, per capire cosa si prova. Spero che la giustizia non si faccia attendere ancora per anni. Chi ha colpa deve pagare, ma soprattutto devono parlare e dire dove si trova la mia bimba.
Mi viene chiesto spesso di parlare della storia di Denise.
Ho ritenuto opportuno specificare quale è il contesto nel quale hanno avuto luogo gli avvenimenti che hanno interessato mia figlia, una bambina che giocava e sorrideva come tante altre e che amava la sua famiglia, e che un giorno è stata sequestrata davanti a casa, da una mano ignobile. Esiste un tessuto sociale che genera, mantiene e protegge l’illegalità.
L’opinione comune in merito al sequestro di minorenni è naturalmente una ferma condanna. Tutti ci dichiariamo colpevolisti quando viene arrestato chi ha violato l’innocenza di un bambino o chi lo ha ucciso. Questo però solo a parole. Nei fatti la paura di essere coinvolti in problemi che non ci riguardano contribuisce ad alimentare le possibilità di azione dei criminali; il nostro silenzio colpevole nasconde e mistifica la realtà di un mostro che sfrutta l’omertà per colpire innocenti; in alcuni casi la mentalità retrograda e ignorante giustifica le azioni di chi commette il male perché pensa di essersi vendicato di un presunto torto subito.
E’ così che nascono i delinquenti: nascono dalla gente che li circonda, che li fa crescere, che li tollera e che li affianca. Da soli nulla sono e nulla rimangono, invece traggono nella loro forma mentale il pieno supporto da coloro con cui hanno contatti, compresi quelli che pensano di non aver contribuito al male perché hanno voltato la faccia dalla parte opposta.
Il non fare è agire a favore, perché questa è una partita che si vince solo con una presa di posizione netta e in controtendenza, non con la piacevole tranquillità delle proprie mura domestiche, che franano senza rimedio quando poi il criminale prende di mira anche noi. L’abbiamo lasciato crescere, e non ci ha “risparmiato” solo perché non ci siamo opposti alla sua esistenza.
C’è chi, come me, tutti i giorni, combatte non solo con chi mi ha rubato la vita portando via mia figlia, che per me era tutto. Lotto anche e soprattutto con la mentalità che in modo complice e subdolo giustifica ciò che è successo e con un perbenismo fatto solo di parole sterili e vuote.
E’ inutile fare bei discorsi e poi far finta di non vedere e di non sentire. Bisogna innanzi tutto chiedersi se esiste un torto così grande che sia pagabile con la vita di una bambina. Ma quale danno mai può richiedere questo prezzo per essere “risarcito”? E così tra l’indifferenza prudente dei molti, chi ha fatto il male cammina tranquillo per strada e si sente autorizzato anche a ridere dei problemi che ha causato, circondato da persone povere di ogni grado di umanità e socialità.
Invece di isolare il criminale, egli trova anche la compagnia dei deboli, che si fanno plagiare da questa apparente sicurezza e diventano essi stessi emissari del male. Io non ho paura di guardare in faccia chi mi ha fatto atti di questa efferatezza, ma mi ripugna l’idea di associare il concetto di “essere umano” all’indifferenza di queste persone.
A distanza di anni il loro silenzio è sempre più colpevole e la presunta innocenza non può giustificare chi non ha fatto nulla per aiutare una bambina. Sono tanti i bambini del mondo che mancano da casa per colpa di criminali senza scrupoli che non si sono fermati di fronte alla loro innocenza.
I bambini scomparsi non hanno la possibilità di chiedere aiuto e quindi dobbiamo essere noi a diventare la loro voce; lo nostre azioni devono restituire loro la speranza di tornare a casa.
Foto tratta da cerchiamodenise.it