Picchiati e insultati. Cosa succedeva al Ben Haukal «Me ne fotto delle telecamere. Ti riempio di botte»

Le telecamere non sarebbero state un problema per Salvatore Omezzoli, lo diceva chiaramente utilizzando un linguaggio colorito. L’assistente socio-sanitario del centro per diversamente abili Ben Haukal di Brancaccio è tra i principali indagati dell’inchiesta Mani a posto dei carabinieri di Palermo. Il blitz, che ha fatto scattare gli arresti domiciliari per tre persone con l’ipotesi di maltrattamenti e che vede cinque indagati, è scattato ieri. Le riprese delle telecamere nascoste mostrano un quadro di vessazioni e violenza con gli ospiti presi di mira e picchiati da chi, almeno sulla carta, era incaricato di occuparsene. I militari, su delega della procura, hanno impiegato appena quindici giorni per mettere insieme i pezzi di questa storia. A partire da quanto sarebbe accaduto il 7 gennaio scorso. Giorno in cui uno degli ospiti, affetto da una grave disabilità psico-fisica, sarebbe stato picchiato e vessato. Ma l’aspetto più grave, secondo quanto emerge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Giuliano Castiglia, sarebbe quello omissivo. Una condotta «crudele» basata sul mancato intervento davanti a un atto di autolesionismo dell’ospite, consistente nel colpire «ripetutamente e con forza» il pavimento con la testa. 

L’indomani i segni sul corpo dell’uomo sarebbero stati notati da due psicologi. Informati i vertici dell’Associazione italiana assistenza spastici di Palermo sul tavolo della procura è arrivata la denuncia firmata dal presidente Salvatore Nicitra. Dal 15 al 29 gennaio scorso sei telecamere nascoste, istallate dai carabinieri, iniziano a filmare 24 ore su 24 tutto ciò che accade all’interno del Ben Haukal. Ed è proprio l’ultima sera in cui vengono effettuate le registrazioni che viene immortalato un altro fatto particolarmente grave. Uno degli ospiti, intorno alle 22.30, viene sollevato di peso mentre si trova a letto. «Omezzoli – si legge nell’ordinanza – gli afferra violentemente il capo, spingendolo violentemente, compire il collo dell’uomo a mo’ di tentativo di soffocamento contro la più alta delle barre laterali del letto. Poi aiutandosi anche con l’altra mano per dare maggiore forza». Ad assistere, a quanto pare senza intervenire, è un altro operatore indagato: Salvatore D’Anna

Il resto dei giorni all’interno della struttura è paragonabile a un festival dell’orrore, almeno secondo quanto ricostruito dagli inquirenti. L’11 gennaio le telecamere immortalano l’assistente socio sanitaria Viviana Lombardo, finita indagata, che impone a un paziente di accudire un ospite. Il primo però non riesce a vestirlo e come conseguenza viene colpito con un calcio. Il 15 gennaio alle azioni si aggiungono i commenti. A pronunciarli, secondo la ricostruzione degli investigatori, era l’assistente Salvatore D’Anna. «Sei un porco» e ancora «sei un vastaso maleducato». Poco dopo, come già avvenuto il 7 gennaio, uno degli ospiti comincia a sbattere la testa sul pavimento, provocandosi ferite e la fuoriuscita di sangue. Nessuno però interviene per fermalo. 

Dentro l’immobile, nel quartiere Brancaccio, sarebbero volate sedie e tavoli, scaraventati contro i pazienti. Tra i casi indicati c’è quello che avrebbe avuto come protagonista Francesco Restivo, nei cui confronti è stato disposto l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria così come per l’altra indagata Anna Zora. L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe lanciato una sedia a rotelle, colpendo alle gambe uno degli ospiti. Sempre Restivo avrebbe utilizzato un mazzo di chiavi per colpire un diversamente abile. 


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