I bambini del quartiere sono i primi ad accorrere sul luogo in cui l'uomo, pregiudicato classe 1980, è stato raggiunto da tre colpi di pistola. È stato operato ieri sera. I carabinieri, intanto, indagano. Guarda le foto
Picanello, è giallo sull’agguato al 39enne Lo Faro Sangue nell’androne del palazzo di via Timoleone
I primi ad accorrere in via Timoleone 151 sono stati i bambini. Lo raccontano con fierezza, davanti a quel portone in cui si vedono i segni di tre proiettili. I carabinieri sono appena andati via e loro, dopo avere osservato la scena dall’altro lato della piazzetta, accanto ai cassonetti dell’immondizia, sono andati a guardare il sangue sui gradini di pietra lavica davanti all’ingresso della palazzina del quartiere di Picanello. Sono da poco passate le 18.30 e l’agguato si è verificato appena due ore prima. Erano le 16 quando Salvatore Lo Faro, pregiudicato classe 1980, stava rientrando nella sua abitazione, nel piano ammezzato dell’edificio e gli hanno sparato. Ferendolo, ma senza ucciderlo.
«Salvo è un bravo ragazzo», dicono i ragazzini, tutti residenti tra quelle traverse e poca distanza dal Campo scuola. Conoscono bene lui e le sue abitudini: sanno perfino dove è solito parcheggiare la Fiat Panda blu, che però non vedono in giro. Hanno visto arrivare l’ambulanza, hanno salutato poco prima la moglie e la figlia che correvano verso l’ospedale Cannizzaro, dove l’uomo è stato operato nella serata di ieri per le ferite d’arma da fuoco a una gamba. Non è in pericolo di vita, i colpi di pistola erano diretti verso il basso. Lui stava tornando a casa, era proprio davanti al portone. Qualcuno l’ha aspettato e ha sparato a distanza ravvicinata. Poi sembra sia riuscito a entrare nell’androne del palazzo: i segni di sangue continuano fino all’interno. Le gocce e le impronte delle dita di una mano sul marmo bianco.
Sulle strisce pedonali di fronte al palazzo ci sono i tre cerchi gialli tracciati dalle forze dell’ordine che hanno recuperato i bossoli. Il gessetto dei militari segna poi i fori sul legno azzurro del portone e l’area fino a dove è schizzato il sangue. Gli spari potrebbero essere stati più di tre. Puntata proprio sull’ingresso c’è una telecamera di videosorveglianza, installata sul motore del condizionatore in corrispondenza delle finestre di casa Lo Faro. Non è chiaro se sia in funzione e, in questo caso, se abbia ripreso chi ha sparato o, almeno, il 39enne tentare di entrare nel palazzo. I vicini di casa preferiscono non dire una parola.
A condurre le indagini sono i carabinieri di piazza Dante. Che scavano anche nel suo passato. L’uomo era stato arrestato il 18 marzo 2017, a seguito di un controllo della polizia di Stato. Sempre nel quartiere di Picanello. Gli agenti lo avevano notato e lui si era infilato in auto e aveva tentato di scappare. Un atteggiamento sospetto, secondo gli investigatori, che lo hanno inseguito e fermato: con sé aveva cocaina, contanti e un bilancino di precisione. Un fatto che gli è valso un soggiorno nel carcere di piazza Lanza. Secondo quanto si apprende, però, adesso è completamente libero.