Evasione fiscale, corruzione, giro d'affari delle cosche mafiose. Antonio Ingroia, leader di Rivoluzione Civile e candidato alla presidenza del Consiglio dei ministri, usa la sua esperienza e autorità di magistrato per parlare di questi temi. Ma, secondo il fact checking effettuato sulle sue dichiarazioni nel programma tv di La 7 Piazza Pulita del 7 gennaio 2013, l'ex pm è piuttosto impreciso. Come dimostra Stefano Gurciullo sul sito Pagella Politica
Piazza Pulita, il fact checking su Ingroia Per Pagella Politica è un Pinocchio andante
Qui non si parla dell’imitazione – strepitosa – fatta da Maurizio Crozza su La 7, ma di Antonio Ingroia in persona, ospite di Corrado Formigli il giorno prima sullo stesso canale. Secondo il fact checking di Pagella Politica (sito che analizza le dichiarazioni dei politici di ogni schieramento ndr) sulle sue dichiarazioni nel programma tv il vero magistrato non dice la verità.
Antonio Ingroia ha fatto tre affermazioni diverse. Analizziamo la loro veridicità una alla volta.
«Si parla di circa 120 miliardi di euro lanno di costo dellevasione fiscale…»
E vero, se nè parlato. Secondo quanto pubblicato dal Sole24ore il 4 marzo 2012, l’evasione fiscale ammonta, effettivamente, ad un costo totale di 120 miliardi annui. Questa cifra è stata diffusa dallo stesso Befera, Segretario dell’Agenzia delle Entrate e presidente di Equitalia, in occasione di un suo intervento a Che tempo che fa (minuto 4:47).
Pil, Tax Gap e raccolta erariale (anno 2009)Ma da dove proviene questo dato? La metodologia applicata non è direttamente consultabile, ma uno spunto potrebbe provenire dal sintetico rapporto Istat sul sommerso, a pagina 12. L’evasione fiscale è calcolata sul cosiddetto tax gap, ovvero la differenza tra quanto lo Stato ritiene possa essere raccolto in un anno e quanto viene effettivamente raccolto, il tutto diviso per quanto lo stato si aspetta di raccogliere. La stima viene effettuata dalla stessa Agenzia delle Entrate sulla raccolta dell’Iva, in quanto tale evasione “genera anche evasione di altri tributi”. Ebbene, secondo le ultime stime disponibili (sempre a pagina 12 del documento), il tax gap relativo all‘Iva del 2009 (ultimo aggiornamento pubblicamente disponibile) ammontava ad un totale di 15,25%. Proviamo a fare un po’ di conti di prova sulle stime Istat del Pil 2009.
Il risultato non è male, considerato che si tratta di un dato 2009 e che la stessa Agenzia delle Entrate specifica come la cifra possa variare dai 100 ai 120 miliardi di euro. E bene però specificare che tale stima è considerata universalmente poco attendibile, sia dallIstat che dallAgenzia delle Entrate, e che rappresenta un punto di partenza assolutamente migliorabile.
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«…Di 60 miliardi di euro l’anno di costo della corruzione…»
Falsissimo. Ma non ci è cascato solo Ingroia. La cifra è diventata virale nel panorama politico italiano grazie ai maggiori giornali, tutti inclusi: da Repubblica a Libero, da il Sole 24 Ore al Fatto Quotidiano, perfino allestero con Reuters e il Washington Post. Vi spieghiamo lorigine. Nel 2004 la Banca Mondiale ha pubblicato un rapporto sui costi economici della corruzione nel mondo. Lanalisi ha stimato che il valore delle tangenti pagate ammontava a 1 trilione di dollari, il 3% del Pil mondiale allepoca. Tanto è bastato a qualcuno per immaginare unanalogia: se è il 3% del Pil del mondo, sarà anche il 3% del Pil italiano: per lappunto, circa 60 miliardi di dollari (che nei giornali sono, peraltro, diventati inspiegabilmente euro). La stima è poi stata pubblicizzata come il costo totale della corruzione italiana. Lerrore è stato denunciato dallo stesso Servizio Anticorruzione italiano, nella sua relazione al parlamento 2010 (p. 6), facendo tra l’altro riferimento all’esame effettuato dalla Commissione Europea sul fenomeno, il quale stima il costo totale della corruzione a livello europeo a 120 miliardi di euro. Insomma, l’Italia sarà pure uno dei Paesi più corrotti dell’Unione Europea, almeno secondo le cifre del Corruption Perception Index, ma che metà del costo europeo generato da “attività di corruzione” possa essere attribuibile al solo stivale sembra, diciamo, abbastanza inverosimile. Un approfondimento sul tema in un post di Quattrogatti.info.
Adattando i risultati di uno studio internazionale sulleffetto della corruzione sulla produttività, lassociazione Libera Antimafia ha comunque suggerito che il costo economico del fenomeno potrebbe aggirarsi attorno ai 10 miliardi lanno. Molto meno, ma comunque estremamente significativo.
«…E ancora di più sono le stime riguardo al costo dell’economia mafiosa»
Il costo delleconomia mafiosa è costituito dai danni che la mafia comporta nelleconomia legale e nella società italiana (tramite, per esempio, la distorsione della competizione nei mercati, linfiltrazione nelle aziende e linsicurezza negli investimenti). Da non confondere con il fatturato mafioso, che invece si riferisce a quanti soldi le cosche fanno con le loro attività.
Non esistono stime dei costi del crimine organizzato nel nostro Paese. Questi è fuso con il tessuto economico italiano da troppo tempo per poter distinguere il suo effetto da altri fattori. Uno studio della Banca dItalia suggerisce che le mafie potrebbero causare una caduta di quasi il 15% del Pil pro capite nelle Regioni colpite più recentemente (quali la Puglia e la Basilicata). Mancano, tuttavia, ulteriori dati e analisi che confermino la cifra per il contesto nazionale.
Limpatto delleconomia mafiosa è sicuramente enorme e da combattere, ma dire che esistono stime a riguardo è, purtroppo, falso.
Un c’eri quasi quindi per la prima parte, ma due pinocchi andanti alla fine… Per Pagella Politica è un Pinocchio andante complessivo.
[L’articolo originale è su Pagella Politica]