Sono passate poche ore da quando il papa ha lasciato Piazza Armerina. Sono le 21 e Salife, 23 anni, attraversa la villa comunale Garibaldi. Ha ancora nella mente e nel cuore la giornata trascorsa. È musulmano, ma è voluto andare lo stesso ad ascoltare le parole di pace di Francesco. Sta chiacchierando al cellulare, manca poco per raggiungere i suoi amici, anche loro ospiti dello Sprar cittadino, quando in tre gli si parano davanti. Sono giovani come lui, ventenni. «Uno mi ha afferrato e mi ha spinto a terra, poi sono arrivati gli altri due e tutti insieme mi hanno preso a pugni e a calci», ha raccontato ai poliziotti del locale commissariato e agli operatori dello Sprar. Colpi in viso, alla testa, alla pancia.
I tre gli rubano soldi e cellulare e scappano via. Sono da poco passate le 21, l’aggressione è avvenuta in una parte buia della villa comunale. A qualche decina di metri la gente affolla ancora gli stand preparati in occasione della visita di papa Francesco. Nessuno vede la violenza. Ma Salife, ancora sanguinante, attraversa la villa, passa tra gli stand senza che qualcuno lo avvicini per prestargli aiuto. Cammina a fatica per mezza città fino a raggiungere il commissariato di polizia, dove sporge denuncia. Al pronto soccorso la prognosi è di dieci giorni: ha due denti rotti, le labbra spaccate, tumefazioni sul volto e sul corpo, forti dolori all’addome ma fortunatamente nessuna frattura.
«È tutto talmente paradossale, è stata una giornata bellissima, chiuderla con un gesto del genere ci fa moto riflettere e ci addolora – commenta Samanta Barresi, coordinatrice dello Sprar – in questa città c’è una componente giovanile, che soffre la disoccupazione e il degrado culturale, che se la prende con i migranti». A Piazza Armerina negli ultimi mesi si sono registrati numerosi episodi contro gli ospiti del centro di accoglienza. «Furti, insulti, aggressioni verbali solo perché vanno in giro vestiti puliti e hanno un cellulare. Molti – continua Barresi – pensano che siccome sono neri non dovrebbero averlo. Noi abbiamo sempre denunciato, ma ogni episodio passa nell’indifferenza generale e senza identificare i responsabili».
Stavolta potrebbe essere diverso. In queste ore, Salife e gli altri ospiti dello Sprar vengono sentiti in commissariato perché, anche sulla base di alcuni precedenti, potrebbero essere in grado di riconoscere almeno uno degli aggressori. Il timore tra i migranti e gli operatori del centro di accoglienza è che ci sia una gang di giovani che abbia scelto di prendere di mira gli stranieri.
Salife è arrivato a Piazza Armerina da un anno e mezzo. Chi lo conosce lo descrive come un ragazzo pacato e mingherlino. Fa il sarto e partecipa a un progetto di lavoro a Villarosa, dove, con altri migranti, realizza capi di abbigliamento e accessori etnici da vendere in una rete di negozi in Sicilia. «Ieri – racconta la coordinatrice Barresi – nonostante loro fossero musulmani, hanno voluto partecipare all’incontro con papa Francesco, hanno urlato il suo nome, perché si sentono parte della comunità cristiana che li accoglie».
«Eppure – aggiunge il presidente della cooperativa Agostino Sella – al di là delle istituzioni ecclesiastiche e di qualche associazione, quelli che vanno in chiesa non ci sono vicini. Queste continue aggressioni sono legate al clima che si vive in Italia e che peggiora sempre, ci sono alcune istituzioni e una parte della società civile che magari non possono dirlo, ma che condividono gesti come quello di ieri sera. Noi oggi siamo una minoranza, ma continueremo a combattere giorno dopo giorno».
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