La norma riguarda il pagamento di Imu e Tasi da parte delle compagnie che hanno le strutture nelle acque territoriali. Il consiglio dei ministri l'ha inserita nella manovra di correzione alla finanziaria, nonostante la Cassazione abbia più volte dato ragione agli enti locali. Interessati Scicli e Gela. Critiche da Anci e Riscossione
Piattaforme petrolifere, governo verso detassazione «Colpo di spugna che minaccia bilanci dei Comuni»
«Noi quelle somme non le stiamo usando, ma se dovessimo eliminarle il bilancio traballerebbe». L’ammissione arriva da Scicli, per bocca dell’assessore Giorgio Vindigni, e riguarda il rischio che il Comune del Ragusano si troverebbe a correre nel caso in cui il parlamento dovesse approvare la norma sull’interpretazione autentica – ovvero valida anche in maniera retroattiva – sull’imponibilità delle piattaforme petrolifere. A volerla è stato il governo nazionale, che l’ha inserita nella manovrina finanziaria che, dopo l’ok in consiglio dei ministri, attende il vaglio delle Camera e senato. Nello specifico si tratta di dirimere una disputa che riguarda diversi enti locali e va avanti da anni: è legittimo pretendere dalle compagnie petrolifere il pagamento di Imu e Tasi per le piattaforme realizzate a mare?
A riguardo la Cassazione più volte – come nel caso dei ricorsi presentati dalle amministrazioni di Pineto e Termoli – si è espressa a favore dei Comuni, rimandando alla politica il compito di disciplinare la materia. Intervento che finora non c’è stato e che adesso potrebbe arrivare in senso inverso, ovvero stabilendo che le tasse non vanno pagate né tantomeno le si potrebbe pretendere per gli anni andati. In ballo, complessivamente, ci sono centinaia di milioni di euro. Di cui circa una quarantina soltanto a Scicli. «Nel nostro mare si trova la piattaforma Vega – spiega Vindigni a MeridioNews -. Il nostro calcolo parte dal 2009 ed è di circa 43 milioni di euro». Negli scorsi mesi, il Comune aveva annunciato la decisione di rivolgersi a un avvocato. «Si tratta del legale che ha seguito questi ricorsi in altri Comuni, riuscendo a far valere le ragioni delle amministrazioni – continua l’assessore -. Certo è che questa norma potrebbe creare problemi a tante realtà».
Tra di esse c’è anche Gela, nel cui mare si trovano le piattaforme Gela1, Prezioso e Perla. Anche qui l’amministrazione comunale ha fatto affidamento al legale per portare avanti i ricorsi. «C’è stato un tempo in cui per cercare di delegittimare la pretesa del pagamento si è fatto riferimento alle piattaforme come a strutture bullonate, oggi si pensa a una leggina ad hoc», commenta il primo cittadino gelese Domenico Messinese. Nel centro del Nisseno, le tasse a carico delle compagnie sono calcolate a partire dal 2003 e complessivamente ammonterebbero a oltre 20 milioni di euro. «La nostra volontà sarebbe quella di andare verso una transazione economica», aggiunge il sindaco. Che però, adesso, come tutti i colleghi dovrà attendere l’evoluzione dell’iter legislativo.
A criticare pesantemente l’ipotesi di detassare le piattaforme è stato in mattinata il presidente di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, che già l’estate scorsa aveva sollevato la questione. Il numero della partecipata che nell’Isola riscuote i tributi ha definito la norma «semplicemente scandalosa». Dura opposizione è arrivata anche da Anci. «Posizioni ormai consolidate della Cassazione a favore dell’imponibilità delle piattaforme petrolifere sarebbero cancellate da una norma che sembrerebbe abolire con un colpo di spugna le pretese riconosciute ai Comuni – si legge in una nota dell’associazione che riunisce i Comuni italiani -. La norma dichiarerebbe non imponibili le piattaforme in quanto queste non costituirebbero fabbricati iscrivibili in catasto». Anci sottolinea come l’approvazione da parte del Parlamento porterebbe molto probabilmente a un «ulteriore contenzioso» ma soprattutto metterebbe «in gravi difficoltà gli equilibri finanziari di decine di enti».