La guardia di finanza di Enna ha bloccato due lotti di merce, uno dei quali acquistato da un'azienda emiliana. Secondo l'Arpa, conterrebbero metalli tossici in grandi quantità. I pezzi erano stati già rivenduti a diversi commercianti siciliani. Guarda il video
Piastrelle per interni realizzate con rifiuti pericolosi Ditta catanese importava le mattonelle dalla Cina
Rifiuti pericolosi inseriti nelle mattonelle. La minaccia per la salute arrivava dalla Cina, sotto forma di piastrelle di colore nero lucido, usate per rivestire gli interni. Il materiale di cui sono fatte, però, sarebbe altamente pericoloso con elevati livelli di metalli tossici come arsenico, nichel, piombo e cromo.
A occuparsi della vicenda è stata la guardia di finanza di Enna che ha rintracciato due lotti venduti in tutta Europa. L’indagine, dopo le analisi effettuate da Arpa e dall’Istituto superiore di sanità, hanno portato al sequestro di migliaia di pezzi. A importare il primo lotto è stata una società di Mascalucia, in provincia di Catania, che ha rivenduto le mattonelle anche a diversi commercianti siciliani. Nella stessa cittadina del Catanese, è stato rintracciato il secondo lotto, che era arrivato dalla provincia di Modena. La ditta che ha prodotto la merce, invece, opererebbe nella regione del Guangdong.
Le piastrelle, chiamate Pureblack, sarebbero portate a degradarsi facilmente, producendo polveri pericolose. «L’esposizione delle persone alle polveri generate dal calpestio dei pavimenti coperti con tale tipologia di mattonelle, sia causa di danno, nel lungo periodo, alla salute delle persone che risiedono nei relativi ambienti indoor», si legge in una relazione di Arpa Sicilia.
Secondo gli esperti, inoltre, è plausibile «che nel ciclo produttivo che ha generato la mattonella siano stati inseriti rifiuti pericolosi». A mettere in guardia dal prodotto è stato anche l’Iss, che su disposizione del ministero della Salute, ha analizzato alcuni campioni. «Si ritiene che l’uso dell’articolo oggetto del presente parere, possa essere associato a possibili rischi per la salute dei consumatori», dichiara l’istituto.