All'ultima seduta del senato cittadino l'aula ha presentato quasi cento emendamenti. Tra questi uno a firma dell'esponente del Pd Nino Vullo, che ha raccolto il sostegno di altri tre consiglieri comunali. La motivazione, legata alla tradizione popolare, sarebbe un modo per frenare il voto della delibera Aro
Piano rifiuti, un emendamento «per scaramanzia» Consiglieri chiedono di sostituire i punti 13 e 17
«Per
motivi scaramantici sostituire i punti numero 13 e 17 con 14 e 18». È questo il contenuto di uno dei quasi cento emendamenti presentati dal Consiglio comunale di Palazzo degli elefanti all’amministrazione riguardo al Piano di intervento per il servizio di gestione integrata dei rifiuti dell’ambito di raccolta ottimale (Aro). A proporlo come primo firmatario l’esponente del Partito democratico Nino Vullo.
L’emendamento in questione – che ha ottenuto parere di regolarità tecnica – è firmato anche dai consiglieri di Articolo 4 Giuseppe Catalano e Giuseppe Musumeci, e dal componente di Grande Catania Andrea Barresi. La richiesta di modifica si riferisce alla numerazione di un elenco di punti inseriti a pagina 29 del Piano. Obiettivo dei politici sarebbe quindi quello di depennare i numeri 13 e 17, che fanno riferimento ai dettagli sulle modalità organizzative del servizio di raccolta, e sostituirli.
Ma la paura popolare e la superstizione legate alle cifre nulla c’entrerebbero con le ragioni che hanno portato i tre esponenti di maggioranza e quello di opposizione a presentare il singolare emendamento. Perché se Catalano dice a Meridionews: «Non ricordo perché ne ho firmati moltissimi», a sbottonarsi è Barresi. «Rientra in un principio chiaramente ostruzionista», afferma sorridendo. «Il consiglio sembrerebbe avere bisogno di più tempo, e il fatto che il primo firmatario sia un componente della maggioranza è la riprova che da quella parte ci sono profili di squilibri». Nino Vullo è lo stesso che era stato indicato dai colleghi di partito Niccolò Notarbartolo ed Ersilia Saverino come nuovo capogruppo del Pd al posto di Giovanni D’Avola, all’interno di una riunione dichiarata poi illegittima.
Motivi di stanchezza nei confronti dell’amministrazione comunale sarebbero stati registrati anche da Catalano. Il consigliere da diverse riunioni è molto critico nei confronti della giunta che a più riprese ha definito «sorda e cieca». Esternazioni per le quali è stato spesso rimproverato dalla presidenza del consiglio avendo portato in dono agli assessori occhiali da vista, sveglie e fotografie sullo «stato di degrado della città». Doni simbolici accolti con un sorriso dai componenti della giunta del sindaco Enzo Bianco.
E se a soffrire di triscaidecafobia ed eptacaidecafobia (la paura del 13 e del 17, ndr) sono, oltre a comuni cittadini, anche compagnie aeree e hotel di lusso sparsi in giro per il mondo, lo stesso non si può dire per Palazzo degli elefanti. La richiesta di sostituzione non è collegata alla disgrazia attribuita dalla smorfia napoletana ai numeri 13 e 17. In questo caso leggende, miti popolari e simbologie non hanno valore davanti all’unica volontà del Consiglio di rallentare l’incardinamento della delibera sui rifiuti. Che «per motivi scaramantici» i politici preferiscono fare decantare un po’.