Pesca, il Governo regionale promuove un incontro, ma i pescatori non ci vanno

L’ASSISE CHE SI E’ TENUTA OGGI PER CONOSCERE I MOTIVI DELLA CRISI DEL SETTORE AD UN ANNO DALL’INSEDIAMENTO DEL GOVERNO REGIONALE APPARE INUTILE ED E’ SEGNALE DI 12 MESI BUTTATI – E’ IL CASO DI DIRLO – A MARE….

La pesca siciliana, a qualche giorno dalla fine del 2013, si ritrova affogata dalla carte di una burocrazia sempre più opprimente e dalle chiacchiere di un Governo regionale incapace di gestire la bussola e di intraprendere la direzione corretta.

La giornata di oggi sarebbe dovuta servire, a detta dell’assessorato regionale delle Risorse agricole e alimentari, all’ascolto degli operatori non solo della pesca. E soprattutto dei rappresentanti delle istituzioni, come si può evincere dalla lettura del depliant della Conferenza regionale degli operatori della pesca dal titolo: “La pesca in Sicilia Innovazione e sviluppo sostenibile per superare la crisi”. Invece di pescatori ve n’erano pochi, si contavano facilmente, e di soggetti a vario titolo interessati, tanti. L’assessore regionale Dario Cartabellotta sembra aver perso l’ennesimo treno verso l’unico obiettivo condivisibile con il mondo delle imprese di pesca e dei pescatori, e cioè trovare una soluzione che salvaguardi la possibilità di garantire l’attività di prelievo della pesca. La centralità del pescatore nella strategia di sviluppo del settore non si è ancora vista, è stata mortificata ed ha allontanato ancora una volta il Governo Crocetta dai veri protagonisti dell’economia ittica siciliana, i pescatori.
Che bisogno c’era di organizzare in pompa magna una Conferenza degli operati se gli stessi ripetono da mesi, in tutte le salse, quali sono le criticità che vanno affrontate? A cosa serve saperne di più se i problemi sono sempre gli stessi? Che sia invece un ulteriore esempio di come l’esecutivo Crocetta sperperi il tempo vendendo fumo e nulla più?
La quasi assenza dei pescatori alla Conferenza sancirebbe proprio questo, il disinteresse per un esecutivo che poco o nulla ha fatto per conquistarsi la fiducia degli “inquilini del mare”. Non è che questa iniziativa inutile magari servisse a qualcuno per timbrare il tesserino e sperare di essere riconfermato alle prossime scadenze di fine anno dei contratti apicali alla Regione siciliana?
Tutto legittimo, per carità, ma cosa c’entra con la pesca ed i pescatori che penano per un pezzo di pane tra divieti, controlli, multe e confische? Ciò che serve da subito è una chiara politica di accesso alle pesche speciali, sostegno reale ai redditi dei pescatori della pesca artigianale all’interno di una visione che punti sulla gestione dei Consorzi di gestione della pesca artigianale (Cogeca).
Se ne contano dieci, in Sicilia, alcuni dei quali hanno difficoltà gestionali dovute all’accesso al credito. Quali iniziative intende assumere il Governo su questa vicenda che rischia di far saltare alcuni piani di gestione? È un problema che da circa un anno le associazioni datoriali di categoria hanno esposto, ma senza risposta.
Sulla pesca speciale l’assessore Cartabellotta aveva assunto, lo scorso gennaio, in occasione di una seduta della Commissione consultiva regionale della pesca alla presenza dei pescatori, quelli “veri”, l’impegno a finanziare la ricerca scientifica per raccogliere informazioni essenziali a monitorare e governare le risorse ittiche interessate. Nulla di fatto, il dietro front sulla spesa significa una sola cosa, disinteresse verso il settore e verso una prospettiva futura di fonte reddituale.
Altro strumento comunitario sul quale puntare sono i gruppi si azione costiera (Gac) fermi al palo per una procedura, amplificata dall’appesantimento della burocrazia, che ne ha ritardato di quasi un anno l’avvio. Strumenti necessari alla pesca artigianale per sopravvivere ma di cui il Governo non ha saputo assumere una regia capace e incisiva per superare tutte le difficoltà.
Sono 11 i Gac in Sicilia, con l’esclusione purtroppo della marineria più importante dell’Isola, Mazara del Vallo, incapace di programmare e progettare il rilancio del territorio. Una rete di Gac che coinvolge circa 80 Comuni, una ventina di associazioni di categoria, tantissimi operatori della pesca ed organismi scientifici, un mondo radicato nel territorio che aspetta la “manna dal cielo” e che si scontra con un’amministrazione che non riesce ad accelerare per far decollare queste realtà. È paradossale che il ritardo nell’avvio dei Gac debba essere attribuito al difficile dialogo tra il Servizio programmazione del dipartimento degli interventi della pesca e del Servizio gestione. Un dipartimento che così come funziona se ne può fare a meno così come può essere soppressa la Commissione consultiva regionale della pesca. Il settore della pesca non se ne fa nulla di un organo consultivo che si riunisce solamente un paio di volte l’anno e non discute i veri e quotidiani punti di debolezza del sistema pesca regionale. Intanto nelle marinerie siciliane cresce lo sgomento per una situazione assurda che non è più tollerabile. Se da un lato viene imposto il divieto di pesca e di uso di alcuni attrezzi ai pescatori siciliani dall’altro lo stesso pesce, pescato da altre marinerie den Mediterraneo, giunge sulle tavole delle famiglie siciliane. Un fallimento quello del Governo, almeno ad oggi, su tutta la linea, anche quella della difesa della produzione locale artigianale.
La pesca siciliana, in questa maniera, mortificata dal disinteresse del parlamento siciliano distratto da altre faccende, difficilmente potrà sollevarsi ed è semmai destinata alla lenta e agonizzante morte e con questa quella di migliaia di posti di lavoro.


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