Autore: Marco Rossari
Casa editrice: Fernandel
Pagine: 157
Costo: 12 euro
Perso l’amore non resta che bere, un endecasillabo perfetto su cui Rossari costruisce la sua storia, una storia che comincia da un rientro e finisce con una partenza. Il rientro è quello londinese del protagonista, partito da solo, in un periodo di crisi con la ragazza. E proprio l’ultima notte di quel viaggio di cui sappiamo pochissimo, Marco tradirà la ragazza con un’australiana ciclo fornita e senza precauzioni. E’ l’inizio delle sue paranoie ipocondriache, una macchia sul re di Spagna (un modo elegante per dire “il cazzo”) getterà il protagonista in una situazione di sconforto dovuta a una sieropositività presunta.
Marco ha due amici: Leo, cameriere in una discoteca fighetta, rincasa esausto verso le cinque della mattina, mangia un barattolo di mozarella di bufala, vomita, dorme fino alle quattro del pomeriggio, si alza depresso per fare qualche telefonata, esce per andare a bere l’aperitivo e da lì va a lavorare già sbronzo, e non smette più finché non rincasa verso le cinque, mangia un barattolo di mozzarella di bufala, vomita, eccetera eccetera. Tommaso invece è uno studente di medicina, 22 anni e mai una ragaza. Al momento dell’arrivo di Marco all’aeroporto di Linate i 2 amici sono fradici di tequila. Hanno estorto all’Alitalia i nomi dei passeggeri sul volo e hanno bevuto uno shot sale e limone per ogni bar da viale Tibaldi a Linate.
La storia d’amore di Marco finirà poco dopo il suo rientro, come previsto. Non funzionava più. Allora sarà un crescendo di sbronze. Fino alla svolta decisiva: la notte tra il 28 e il 29 Dicembre, dopo un paio di giorni di febbre, Marco si sveglia con uno strano dolore al petto. Finirà in clinica dove trascorrerà il capodanno insieme al Doktor Strunz che gli diagnosticherà una pericardite che non farà altro che alimentare i suoi deliri ipocondriaci (paura di allontanarsi dal raggio d’azione degli ospedali “in ospedale ce la fai sempre, a meno che non sia un attacco davvero fulminante“, mano sul collo per controllarsi le pulsazioni cardiache). L’ospedale sembra più un punto di partenza che un punto d’arrivo, perché Marco riesce, grazie anche ad una serie di dialoghi allucinati con immaginarie infermiere, in un processo introspettivo.
Sempre in clinica, il Giovane Infartuato (così si definirà Marco), incontrerà Giulia . “Chi è, dove l’ho già vista? Ma certo! Giulia! L’amica di Sergio che ho conosciuto a Londra. Quella che ha fatto saltare il tappo della fedeltà, passandomi sotto il naso l’elisir dell’invaghimento“. Una volta uscito dalla clinica Marco scoprirà nuove droghe (l’aspirina) e tornerà ai vecchi piaceri (l’acol).
Voglio gridare e pestare i piedi e diventare paonazzo come un bambino, fermare l’aereo, virare e tornare indietro. Bere per tutta la vita birre tall e collezionare le lattine in un angolo della cucina. E ogni volta che qualcuno mi chiede come sto indicare il mucchio.
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