Perché gl’italiani verranno massacrati dalle tasse

Forse alcuni dei lettori, dopo aver letto le precedenti puntate, visto come vengono utilizzati i soldi che regaliamo ogni anno all’Unione Europea e sentito parlare di problemi di bilancio dell’Unione, di parcelle e pensioni esagerate e di presunte strategie per influenzare l’opinione pubblica circa l’utilità dell’Unione, avranno pensato che quanto detto (nonostante le fonti ufficiali sempre riportate e facilmente verificabili) potrebbe essere al massimo futuribile.

 

Purtroppo, invece, quanto detto è già mera realtà. Per sincerarsene basta consultare la pubblicazione con la quale l’Unione Europea ha sentito la necessità di spiegare ai cittadini europei che, in realtà, non ci sarebbero problemi di alcun tipo nella spesa delle risorse comunitarie. Se è tutto limpido e trasparente perché fare un’azione di marketing per convincere la gente che è tutto a posto? (a sinistra, foto tratta blog.japigia.it) (http://ec.europa.eu/budget/library/biblio/publications/myths/pub_eu_spending_it.pdf ).

A conferma di tale volontà dell’Unione Europea (o, meglio, di alcuni di quelli che la gestiscono) basta quanto è accaduto in Grecia non più tardi di due anni fa. Nell’agosto del 2010 sono stati arrestati la giornalista di Bloomberg Finance, Gabi Thesing, e Spiros Karazaferris, accusati di aver danneggiato l‘”interesse pubblico”. Qual è stato il loro crimine? Aver chiesto di poter visionare dei documenti che, secondo i giornalisti, contenevano un nutrito elenco degli evasori ellenici che, negli ultimi anni, avevano portato all’estero svariati miliardi di euro, frutto di guadagni in nero e, si sospetta, anche di tangenti, ma che non si voleva venissero resi noti. In molti sospettano che la lista fosse già stata ripulita di nomi ben più scottanti e legati alla classe dirigente del Paese ellenico e che fosse stata inviata dall’allora ministro delle finanze francese Christine Lagarde (guarda di chi si riparla!) ai colleghi greci (fonte Il Fatto Quotidiano). E mentre i giornalisti venivano convinti, più con le cattive che con le buone, a tacere, un Paese come la Grecia, che pure aveva, fino a pochi lustri fa, un’economia solida, oggi è stato colonizzato e costretto a sottomettersi alle decisioni di altri Paesi.

Perché di questo si tratta, in ultima analisi: di pura e semplice conquista economica che una volta avveniva in Paesi lontani (le colonie, appunto) e ora avviene a scapito di Paesi vicini, costretti a sottomettersi per meri scopi commerciali camuffati sotto il velo di un’Unione che di politico non ha e non ha mai avuto niente. E, per far ciò, non potendo utilizzare (ma non è detta l’ultima parola, visto quello che è accaduto in Grecia) la forza, si utilizza uno strumento molto più potente: la sottomissione economica.

Sennò, la Grecia, nonostante la crisi mostruosa che la affliggeva, perché avrebbe dovuto accollarsi una spesa superiore ai 7 miliardi di euro, il 18,2 per cento in più rispetto all’anno precedente, per l’acquisto di armamenti? Negli ultimi due anni, prima Papandreou, e, dopo, Papademos (che, tra l’altro, alcuni dicono faccia parte della Commissione Trilaterale….), hanno “dovuto” acquistare armamenti (sottomarini, carri armati, fregate, elicotteri militari, motovedette) per cifre da capogiro (circa sette miliardi di euro)? Armamenti per lo più prodotti in Francia e Germania (e allora la stranezza scompare) (fonte Corriere della Sera e Wall Street Journal).

Anche in Italia sta avvenendo qualcosa di simile. Il caso emblematico (riportato anche da Il Giornale) è quello della Falck Renewables, impresa italiana quotata che opera nel settore delle energie rinnovabili . L’azienda ha scelto di avviare un nuovo parco eolico in Francia, ma per farlo, visto che si tratta di un progetto da decine di milioni di euro, ha bisogno di un prestito bancario in Francia o in Italia. Oppure di una banca di un altro Paese europeo, ad esempio, la Germania. Ma in Germania, grazie a quanto è successo negli ultimi mesi nell’Unione Europea, i tassi sono molto più bassi e, quindi, l’azienda italiana sceglie la banca tedesca la quale, “in via eccezionale”, propone un tasso ancora più basso di quello ufficiale tedesco (già vantaggioso), a patto, però, che l’azienda italiana acquisti e utilizzi macchinari tedeschi…

Ovviamente la scelta dell’azienda italiana (che non può rifiutare e pagare interessi molto maggiori per ovvie ragioni di mercato) è scontata (in tutti i sensi) e la Germania finisce per averne non uno, ma due benefici: la vendita dei propri prodotti, che, per di più, hanno un alto valore aggiunto che resta nel Paese e il fatto che le proprie banche, anche quelle statali, prosperano grazie allo spread basso.

Così, mentre le banche di alcuni Paesi europei godono di un “momento di prosperità” che dovrebbe lasciare a bocca aperta (specie se si considera qual era lo stato dell’economia teutonica non più tardi di alcuni decenni orsono), altri Paesi vengono piano piano colonizzati. Il tutto, silenziosamente, senza grandi clamori, senza che i più ne parlino e sotto i nostri occhi.

Chi da molto tempo aspira a governare l’Europa (che di Unione non sembra avere proprio niente a questo punto, salvo il dominio economico di alcuni Stati e di chi li governa) lo fa ricorrendo a strategie finanziarie che chi ci ha governato negli ultimi vent’anni avrebbe dovuto conoscere bene (in quanto ex presidente della Commissione Europea o in quanto imprenditore di livello internazionale o in quanto professore presso la più rinomata università di studi economici d’Italia) oppure facendo sì che l’Unione Europea adotti regolamenti che permetteranno a soggetti esterni di governarci (facendo sì che anche gli Stati più deboli e quindi esposti a rischio le adottino).

A riprova di ciò (ma quante altre prove sono necessarie per dimostrare ciò che sta accadendo?) nelle pubblicazioni (riportate all’inizio del presente articolo) con cui l’Unione Europea si propone come soggetto trasparente, ci si guarda bene dal parlare dell’ERF, l’European Redemption Fund, e delle conseguenze che aver sottoscritto questo accodo comporterà per alcuni Paesi dell’Unione.

Il 13 giugno scorso il Parlamento Europeo ha approvato, con voto su due risoluzioni, il regolamento per il rafforzamento della governance dell’UE. Belle parole, ma cosa significherà questo per gli italiani? L’European Redemption Fund farà confluire i debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona (tra cui quelli dell’Italia) per la parte eccedente il 60% del Pil (in Italia il rapporto debito /Pil, in questo momento, è superiore al 120%, quindi la misura ci riguarda per più del 60%) in un apposito fondo che sarà “garantito dagli Stati nazionali membri attraverso i loro asset pubblici e da almeno una percentuale di tasse riscosse a livello nazionale”.

Per l’Italia (ma di questo nessuno di coloro i quali hanno approvato la norma in Parlamento e ora propongono la propria candidatura, parla) si tratterebbe di conferire al Fondo appena creato circa 950 miliardi di euro, per un ammontare annuo di 24 miliardi euro (dati WallStreetItalia e Mediobanca Securities).

Come dovranno essere pagati questi soldi? E qui viene il bello (ora si spiega perché i nostri parlamentari, che promettono di ridurre le tasse, si sono guardati bene dal parlarne agli italiani). La norma approvata dal Parlamento UE e recepita dall’Italia, prevede “l’assoggettamento a tutela giuridica di uno Stato membro”. Cioè “le autorità dello Stato membro interessato attuano le misure raccomandate (dalle istituzioni europee, NdA) relative all’assistenza tecnica (…) e presentano alla Commissione un piano di ripresa e di liquidazione dei debiti per approvazione”.

Tradotto in parole povere (ed è meglio che ci si abitui a questo termine perché a questo ci ridurranno con questa ultima trovata), il Governo nazionale cede all’UE buona parte del proprio potere decisionale e operativo: uno Stato sovrano come il nostro verrà privato totalmente della propria sovranità e sarà “commissariato”.

Non solo. Per garantire il proprio debito gli Stati in peggiori condizioni (indovinate chi?) dovranno tirare fuori le proprie riserve di oro e se, come è avvenuto negli ultimi anni (con rapporto debito/Pil in crescita nonostante l’austerity imposta dai Governi nazionali che si sono succeduti), le tasse non basteranno a raggiungere le performance imposte dall’Unione Europea, questa avrà titolo per prelevare, dalle casse dello Stato, l’oro posto a garanzia (questa volta in modo non virtuale, ma reale) e “pignorarci” le entrate tributarie per i prossimi vent’anni o giù di lì.

Lo stesso Wolfgang Schäuble, ministro delle finanze tedesco, ha detto che l’ERF violerebbe i trattati europei, i quali affermano che nessun Paese libero può essere considerato responsabile del debito pubblico di un altro, come invece fa l’ERF. Eppure, è proprio grazie ad alcune scelte dell’Unione, imposte da alcuni Paesi, che l’Italia non fa altro che indebitarsi per salvare altre nazioni dal loro deficit e le banche dai loro stessi debiti. Ma l’Unione Europea non è uno Stato e le sue regole più che rispettare i diritti dei suoi cittadini servono per tutelare gli interessi di alcuni e, quindi, possono essere violate o cambiate a piacere di costoro.

Tornano alla memoria le parole dell’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, quando diceva che “l’organizzazione politica più antidemocratica che esiste oggi al mondo è l’Unione Europea. (…) se uno Stato sovrano si fosse dato un’organizzazione istituzionale come quella dell’UE saremmo scesi tutti quanti in piazza. Armati.”

Nei giorni scorsi il giornalista Sartori, parlando delle prossime elezioni in Italia, ha affermato: ”Avremo un Parlamento breve, nato morto”. La realtà è che il Parlamento è già morto se, invece di tutelare gli interessi degli italiani, permette che “parti“ d’Italia, pezzo dopo pezzo, vengano cedute all’Europa.

Gli italiani (e, se non loro, almeno i Siciliani) farebbero bene a rendersi conto di ciò che sta realmente avvenendo alle loro spalle e agire per salvare quello che rimane del nostro Paese, imponendo ai propri burocrati e a quanti pensano solo ai propri interessi, il rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza che i nostri Avi hanno conquistato a costo di duri sacrifici. “Autonomia” e “indipendenza”, parole che, oggi , visto quanto sta accadendo, impongono agli italiani di ripensare se sia opportuno continuare a far parte dell’UE o se non sia giunto il momento di tornare ad essere Liberi di decidere del proprio futuro.

Sesta puntata (fine)

Unione Europea al servizio delle multinazionali
Bruxelles tra armi e ambasciate. Chi paga? Noi!
Da Bruxelles soldi per tutti (tranne che per l’Italia)
Le pensioni ‘d’oro’ dell’Unione Europea
La sceneggiata dei fondi europei: il ‘caso di Acquaviva Platani…

 

 

 

 


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